Maurilio Lovatti

Informazioni per gli studenti dell'università

 

anno accademico 2012-2013

STORIA DELLA FILOSOFIA (docente prof. Dario Sacchi)

La tradizionale concezione personalistica dell'uomo di fronte alle sfide della critica filosofica di Nietzsche e delle provocazioni delle odierne neuroscienze

Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia (Manuale consigliato: Reale - Antiseri, Il pensiero occidentale, La Scuola, Brescia)

ogni giovedì dalle 8.30 alle 9.30 in aula Giacinto Tredici
(scala sinistra, piano secondo)

 

 

 

COMUNICAZIONI

- La prima lezione è giovedì 18 ottobre 2012;

- L'ultima lezione prima delle vacanze natalizie è il 13 dicembre 2012; si riprenderà dopo la sessione d'esami di gennaio-febbraio 2013,
   il 28 febbraio 2013

- gli esami della sessione invernale sono il 17 e 31 gennaio e il 14 febbraio 2013, con inizio alle ore 10.

- gli esami della sessione estiva saranno il 6 e 25 giugno e il 9 luglio 2013, con inizio alle ore 9.

- La lezione del 21 marzo è sospesa (sono in gita col liceo a Madrid!).

- L'ultima lezione è il 16 maggio 2013.

 

ARGOMENTI SVOLTI

Giovedì 18 ottobre 2012                        Caratteri della filosofia greca; l'enciclopedia delle scienze di Aristotele

Giovedì 25 ottobre 2012                        il principio di non contraddizione; materia e forma; potenza e atto; sostanza
                                                                e  accidente; la causa

Giovedì 8 novembre 2012                      dimostrazione dell'esistenza dell'atto puro

Giovedì 15 novembre 2012                    caratteri generali della fisica

Giovedì 22 novembre 2012                    l'anima razionale: astrazione e giudizio

Giovedì 29 novembre 2012                    caratteri generali della logica formale

Giovedì 6 dicembre 2012                       etica nicomachea: la felicità

Giovedì 13 dicembre 2012                     etica nicomachea: le virtù

Giovedì 28 febbraio 2013                       razionalismo ed empirismo nella filosofia moderna

Giovedì 7 marzo 2013                           la critica di Hume alla connessione causa effetto;  giudizi analitici, sintetici a posteriori ed a priori

Giovedì 14 marzo 2013                         estetica trascendentale

Giovedì 11 aprile 2013                          le categorie

Giovedì 18 aprile 2013                         lo schematismo trascendentale e i principi puri dell'intelletto

Giovedì 2 maggio 2013                        dialettica trascendentale

Giovedì 9 maggio 2013                        l'etica: massime, imperativi ipotetici e categorico

Giovedì 16 maggio 2013                      caratteri generali dell'etica kantiana; i postulati della ragion pratica.

 

 

Contenuti minimi per la parte istituzionale dell'esame 
(per i non frequentanti)

 

1) PARTE GENERALE
Lineamenti di storia del pensiero filosofico occidentale, con particolare riguardo ai seguenti autori e correnti:
I presocratici - Platone - Aristotele - Agostino d'Ippona - Anselmo d'Aosta - Tommaso d'Aquino - Galileo e la rivoluzione scientifica - Cartesio - Spinoza - Leibniz - l'empirismo moderno - Kant - l'idealismo e Hegel - Schopenhauer - Kierkegaard - il positivismo - Nietzsche - Bergson - Husserl e la fenomenologia - Heidegger e l'esistenzialismo - Wittgenstein e la filosofia analitica
2) PARTE MONOGRAFICA
La tradizionale concezione personalistica dell'uomo di fronte alle sfide provenienti 1) dalla critica filosofica di F. Nietzsche e 2) dalle provocazioni delle odierne neuroscienze.

 

Manuale consigliato: Reale - Antiseri, Il pensiero occidentale, La Scuola, Brescia

 

 

CONTRIBUTI DEI PARTECIPANTI AL SEMINARIO

 

Riassunto delle prime tre lezioni

La filosofia è amore per la sapienza, nel VI-IV sec a.C. si è definito questo sapere come:

- sapere dimostrativo/razionale (differenziandosi dai miti greci)

- sapere dell’essere in quanto essere (diverso da matematica che studia solo la quantità, o la biologia che studia solo gli esseri viventi)

- sapere inutile, teoretico, senza scopo pratico, che risponde alla curiosità dell'uomo, al desiderio di sapere

 

ARISTOTELE 

Aristotele distingue le conoscenze in tre livelli:

Teoretiche (studiano il necessario, la teoria)

METAFISICA: detta “filosofia prima, fondamentale” (ontologia: scienza dell’essere)

MATEMATICA: scienza che si occupa della quantità

FISICA: scienza del movimento, inteso come il divenire in generale

 

Pratiche (mi dicono come comportarmi, orientano l'agire)

ETICA: scienza del bene per l’uomo

ECONOMIA: si occupa del bene della famiglia

POLITICA: si occupa del bene della polis

 

Poietiche (che producono qualcosa)

TECNICHE: come costruire…

ARTI: il bello delle costruzioni; poesia; pittura…

 

Filosofia e metafisica di Aristotele, sulla quale si basano molti filosofi del Medioevo, mentre nell’età moderna verrà criticato. L’etica aristotelica
conoscerà una rifioritura nel Novecento.

METAFISICA DI ARISTOTELE:

(suddivisa in 14 libri…)

E' definita come

1.                SCIENZA DELL'ESSERE in quanto essere

2.                SCIENZA DELLA SOSTANZA

3.                SCIENZA SEI PRIMI PRINCIPI

4.                TEOLOGIA

PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE:

è impossibile che lo stesso predicato appartenga o non appartenga allo stesso soggetto, nello stesso tempo e per il medesimo rispetto.

 

Tutto ciò che si contraddice è falsa a priori, principio alla base di ogni discorso razionale.

Parmenide aveva già teorizzato questo principio, che però dava luogo ad altre teorie come l’impossibilità del movimento…

Lo stesso uso del linguaggio presuppone questo principio.

ES: se dico passami il libro non mi passano qualcosa di diverso dal libro, un “non-libro”.

Non si può negare lo stesso predicato.

Questo principio è alla base di ogni sapere razionale.

 

SOSTANZA E ACCIDENTE:

sostanza è ciò che sussiste su di sé (oggetti, cose…)

accidente è ciò che deve inerire a qualcos’altro (caratteristiche)

ES: il gesso è bianco.

Ciò che rimane invariato è la sostanza, ciò che cambia è l’accidente

 

La SOSTANZA è un sinolo (insieme di) di materia e forma:

MATERIA il materiale di cui è composta

FORMA funzione, struttura, quello che rende la cosa com’è, la sua natura

POTENZA ciò che una cosa può diventare

ATTO ciò che è diventato

Fisica: scienza del divenire, passaggio dalla potenza all’atto

ES: Il pulcino è in potenza una gallina

 

Ogni divenire lo spieghiamo con la causa, ciò che spiega il movimento:

·                    FORMALE

·                    MATERIALE

·                    EFFICIENTE (quello che da impulso al movimento)

·                    FINALE (fine a cui tende l’azione. Anche i movimenti naturali tendono al luogo naturale)

 

TEOLOGIA: non è detto che tutte le sostanze divengono (altrimenti fisica e metafisica coinciderebbero).

Vi è una sostanza che non diviene: l’atto puro.

 

Prova dell’esistenza dell’ATTO PURO

(XII libro sulla metafisica)

Si presuppone -principio di non contraddizione

-partire da un dato di esperienza (ciò che percepiamo con i cinque sensi)

-movimento, tutto ciò che diviene; passaggio dalla privazione alla forma, dalla potenza all’atto con un sostrato che rimane
 invariato (non basta constatare che qualcosa cambi, ma che qualcosa resti immutato)

 

Nel movimento c’è sempre una causa, c’è una origine a tutte queste cause? Per Aristotele non sarebbe stato impossibile constatare la serie infinita, vi è comunque la necessità di trovare una causa prima affinchè A percepisca il movimento.

ES: Se chiedo in prestito a una persona B 5 euro, lei me li presta, ma sono i suoi ultima. B a sua volta chiederà un prestito a C, glieli
presta, ma rimane senza. C quindi chiederà a D …etc…: in questo caso è possibile in linea di principio un regresso all'infinito.

Se chiedo a B, ma B non ha nessun euro, chiede quindi a C se me li presta, ma nemmeno C ce li ha, e quindi chiede a D e via dicendo…
in questo caso se c'è un regresso all'infinito a me non arrivano i 5 euro.

 

Causa prima, ATTO PURO:

·                    INCAUSATA, non potrebbe essere completamente atto

·                    IMMATERIALE, non soggetto a divenire…

·                    TRASCENDENTE, ETERNO, presupposto dalla realtà del divenire

L’atto puro viene chiamato Dio, non inteso come lo intendiamo nella nostra cultura religiosa, come lo intendono le grandi religioni
 monoteiste.

Come fa l’atto puro a generare movimento se è fermo?

Non è una causa efficiente, ma una causa finale, come un desiderio che muove.

ES: come quando si desidera qualcosa, siamo innamorati e ci muoviamo.

L’atto puro quindi rende comprensibile il movimento, le sfere celesti tendono all’atto puro. L'atto puro pensa sé stesso e le verità immutabili, non
conosce il mutevole.

Quindi a differenza della fisica (studio dell’ente in quanto ente in movimento), la metafisica studia l’ente in quanto ente, dimostrando l'esistenza
dell’ente immobile (atto puro). La ragione ci fa andare oltre l’esperienza sensibile, non si crede all’atto puro, si dimostra che esiste.

MATEMATICA:

non è fonte di ricerca per Aristotele, non scrive nulla. Si affida a un discepolo di Platone, Eudosso.

FISICA:

interessi naturalistici, include lo studio della psiche.

 

  Dorotea Nicolussi Golo  

 

 

 

Secondo Aristotele la filosofia è un sapere di tipo razionale e dimostrativo ed è il pensiero dell’essere in quanto essere.

Ogni scienza studia un aspetto particolare della realtà. La filosofia studia la totalità, il tutto. Solo una siffatta scienza può rispondere ad alcune domande, come ad esempio come e perché esiste l’universo, queste domande richiedono però risposte argomentate.

In genere l’uomo utilizza le sue conoscenze per costruire, per fare delle cose. La filosofia non ha uno scopo pratico, ma teoretico cioè risponde alla curiosità dell’uomo.

Aristotele divide le scienze in tre categorie a loro volta suddivise in altre categorie:

  • scienze teoretiche, sono quelle che l’uomo coltiva per amore di conoscenza. Tali scienze sono la matematica (la scienza del numero e della quantità), la fisica (studia il movimento come divenire in generale) e la metafisica (intesa come il centro dell’essere cioè la filosofia fondamentale);

  • scienze pratiche orientano l’agire, cioè mi dicono come comportarmi. Tali scienze sono l’etica (indica come comportarsi bene per l’uomo), l’economia (riguarda il bene della famiglia), e la politica (riguarda il bene della città);

  • scienze poietiche che si dividono in tecniche e le arti.

 

Principio di non contraddizione

Aristotele enuncia il principio di non contraddizione, cioè “è impossibile che lo stesso predicato appartenga e non appartenga allo stesso soggetto nello stesso tempo e nella stessa relazione”.

Aristotele dice che chi sostiene la contrarietà del principio di non contraddizione sbaglia perché già lo presuppone per dire che è falso. Per esempio se dico: “dammi un libro” ad un interlocutore, io conosco il significato della parola libro e quindi non può essere un “non libro”. Se qualcuno non volesse accettare il principio di non contraddizione dovrebbe stare in silenzio! Ma in caso volessimo comunicare con qualcuno dobbiamo accettare tale principio che è alla base di ogni sapere che voglia essere rigoroso.

 

Termini aristotelici

“Sostanza/Accidente;

Materia/Forma;

Potenza/Atto;

Causa.”

Aristotele chiama sostanza quello che esiste di per se (i nostri oggetti) e accidenti le caratteristiche che per esistere devono riferirsi a qualcosa. Se penso a un gesso bianco posso percepire gli accidenti: il gesso è bianco, ma quel bianco non ci sarebbe se non fosse associato al gesso. Una foglia (sostanza) può cambiare colori (accidente) restando sempre una foglia.

Quindi gli accidenti cambiano ma la sostanza resta invariata.

Una sostanza è poi costituita da materia e forma. Per esempio in un libro la materia è la carta, mentre la forma è intesa non solo come forma geometrica ma per forma si intende ciò che fa essere una cosa ciò che è (un libro senza lettere non è un libro), l’aspetto essenziale delle cose, la struttura che permette a una cosa di svolgere la sua funzione.

Aristotele dice che la sostanza è sinolo (unione-insieme) fra forma e materia.

Un’altra distinzione è tra potenze e atto. Col primo termine Aristotele intende ciò che può diventare, mentre con il secondo intende ciò che è cosi (tale concetto sarà importanza nella fisica, cioè nella scienza del divenire, nel passaggio fra potenza e atto).

Per spiegare il divenire bisogna introdurre il concetto di causa. La causa è ciò che spiega il movimento (il concetto aristotelico è molto più ampio del nostro) e in essa cerca le condizioni perché un fenomeno avvenga e fa questa divisione:

  • causa formale …;

  • causa sostanziale …;

  • causa efficiente ovvero quella che da inizio al movimento;

  • causa finale ovvero il fine a cui tende l’azione che può essere dato da un soggetto ma anche dai movimenti naturali.

Quindi è possibile spiegare un movimento quando ci sono tutte e quattro le condizioni del divenire.

 

Aristotele da quattro definizioni di metafisica, come scienza che ha per oggetto:

  1. Essere, scienza dell’essere in quanto tale;

  2. Sostanza;

  3. Primi principi cioè i principi fondamentali come quello di non contraddizione che si utilizza in tutte le scienze, ma viene discusso solo nella metafisica. Nelle altre scienze è già presupposto;

  4. Teologia cioè tutte le sostanze sono soggette a mutamento, ma secondo Aristotele esiste l’atto puro o Dio che è un ente indiveniente o eterno. Esso deve essere dimostrato perché non si vede.

 

Il divenire

“Il divenire è un passaggio dalla potenza all’atto”

Quesito di Aristotele: si può dimostrare che esiste solo un ente in atto?

Questa prova si basa sul principio di non contraddizione. Inoltre si utilizzano i dati anteriori che sono le prove di esperienza.

Il dato di partenza è che qualcosa si muove. Per Aristotele il concetto di movimento ha un senso più ampio di divenire e di cambiamento.

Quindi possiamo dire che il movimento è il passaggio dalla privazione alla forma, dalla potenza all’atto.

Con forma non viene intesa la classica forma geometrica, bensì il carattere o la determinazione a cui perviene il movimento.

Il vero divenire (per esempio il riscaldamento dell’acqua) significa che qualcosa deve cambiare, ma allo stesso tempo qualcosa deve rimanere immutato.

Concludendo il MOVIMENTO è il passaggio dalla privazione alla forma, dalla potenza all’atto, ma con un sostrato che rimane invariato.

Aristotele dice: partiamo dal presupposto che il movimento esiste e che il movimento deve essere causato da qualcosa. Ma questa ricerca di cause può procedere all’infinito o all’inizio c’è qualcosa?

Secondo Aristotele vi è qualcosa di immateriale sin da sempre (con tale tesi non vuole negare le serie infinite come per esempio i numeri!), ma affermare che senza una causa prima il movimento non potrebbe esistere. Questa causa prima deve essere incausata, cioè non può essere in potenza perché questo vorrebbe dire che dovrebbe passare all’atto, che sarebbe una forma di divenire che necessita di una causa prima incausata.

Allora:

  • un atto puro è immateriale, cioè non è costituito da materia, perché la materia è soggetta a cambiamento;

  • l’atto puro è immateriale e quindi è indivenibile.

Se noi percepiamo un movimento deve esserci inizialmente un atto puro incausato. Aristotele lo chiama Dio, ma non inteso in senso religioso, lo percepisce come qualcosa di trascendente, eterno che è presupposto dalla realtà del divenire; non nel senso che ha creato il mondo.

Ma come fa un ente immobile come l’atto puro a generare movimento?

La causa può essere efficiente, ma può anche essere una causa finale. Per esempio se noi abbiamo il desiderio di conoscere la geometria, questa non fa nulla per farsi conoscere. Questo atto puro muove come una causa finale che attrae. Con ciò ogni movimento non è causato da un atto puro.

Questo atto puro è la condizione per rendere spiegabile al pensiero il movimento, può solo pensare a se stesso o a realtà immutabili, perché se conoscesse qualcos’altro di mutevole ci sarebbe il passaggio da potenza ad atto.

Stefano Elmetti

 

L'anima o mente


Per Aristotele l'anima razionale è caratterizzata da due funzioni:
· astrazione;
· giudizio.
Con astrazione si intende la facoltà della mente che permette all'uomo di formare i concetti. Concetto inteso come termine universale (es. banco, casa, gesso,…). I concetti permettono di formulare giudizi.
Per giudizio si intende l'unione di più concetti che a loro volta uniti possono formare un ragionamento.
Il problema va posto sull'astrazione. Tutti i dati che noi percepiamo come sensi ci forniscono solo la conoscenza dell'individuale. Poiché nel nostro linguaggio i termini universali (nomi comuni) sono un dato di fatto, resta da spiegare come perveniamo ai concetti universali.

Platone aveva ipotizzato l'iperuranio dove esistono le idee pure immutabili e perfette.
Per esempio, anche se la figura disegnata alla lavagna all'apparenza può sembrare un triangolo, in realtà questa imita l'idea pura del triangolo nella geometria euclidea.
In questo modo Platone si spiega tutto perché la conoscenza dei cinque sensi è individuale, ma siccome l'uomo ha innate le idee e le può, attraverso l'esperienza, farle divenire consapevoli: questo processo si chiama reminescenza (ricordo).
Per Aristotele non c'è bisogno di presupporre un mondo separato. E' un duplicato inutile. La sua idea è che l'uomo ha una propensione naturale che gli permette il passaggio all'universale. Cioè Aristotele pensa: siccome le sostanze sono un sinolo di materia e forma, ogni forma è diversa (gatto e gatto), ma hanno un'essenza comune cioè la natura del gatto.
Quando compiamo questo gesto di astrazione, separiamo la forma dalla materia. In questo modo facciamo diventare universale ciò che è individuale.
Nella spiegazione del processo conoscitivo, Aristotele ricorre ampiamente alle nozioni di potenza e atto. Cosi, la sensazione consiste nel passaggio del sensibile dalla potenza all'atto, in rapporto all'azione esercitata sul senso stesso dall'oggetto sensibile.
Sui dati sensibili, opera l'intelletto agente, che ne trae la "forma intellegibile", corrispondente all'essenza. Per esempio: attraverso la sensazione, è possibile apprendere le caratteristiche di questo o quel singolo uomo; l'intelletto coglie in esso la forma "uomo", rappresentato dalle caratteristiche morfologiche e funzionale che accomunano tutti i membri della specie. Anche il processo della conoscenza intellettuale è descritto come passaggio dell'intelletto dalla potenza all'atto: l'intelletto che è capacità o potenzialità di conoscere si attua nella effettiva conoscenza delle forme intellegibili.
Per esempio, un gesso è bianco perché può essere visto come bianco. Ma al buio? Allora possiamo definire l'intellegibile in potenza come quello che può essere percepito. Mentre il passaggio dall'intellegibile in potenza all'intellegibile in atto avviene in questo caso grazie alla luce.
Aristotele dice: "il sensibile in atto coincide con l'intellegibile in potenza", cioè quando noi percepiamo qualcosa di sensibile possiamo già pensarlo come concetto.
In conclusione perché ci sia un concetto ci deve essere un dato sensibile e passare dall'intelligibile in potenza all'intelligibile in atto. per far si che questo concetto sia nella nostra mente

Aristotele dice che vi è un intelletto passivo, di cui sono dotati anche gli animali. Noi teniamo nella nostra memoria i dati dell'esperienza di cui la mente è un archivio. Mentre l'intelletto attivo è il pensare questi dati come universali. L'intelligibile in potenza è già presente nell'intelletto passivo, come sensibile in atto. E' quindi l'intelletto attivo, o agente, che trasforma in un'altra luce il particolare e lo universalizza.
Aristotele pensava che nella nostra mente c'è questa capacità innata di creare l'universale se ci sono determinate condizioni.
La conoscenza dei concetti è l'unico modo per avere una conoscenza razionale, ma allo stesso modo impoverisce la realtà. Ne consegue che essendo universali i concetti tralasciano la particolarità.

Stefano Elmetti

 

LOGICA ARISTOTELICA

metodo comune a tutte le scienze, arte o tecnica del ben ragionare (strumento per tutte le scienze per le dimostrazioni…)

Usato nel medioevo e in tutta l’età moderna fino a Hegel.

astrazione (atto mentale) à il concetto universale (prodotto da questo atto)

giudizio (atto mentale)à proposizione (prodotto da questo atto)

 

SILLOGISMO= più breve dei ragionamenti all’interno della LOGICA FORMALE (=insieme di regole che ci permettono di capire se un ragionamento è valido o no a prescindere dai contenuti e guardando solo le regole). Riduce le proposizioni a livelli semplici con:

soggetto – copula – predicato --> S è P oppure S non è P

Es: Socrate è un filosofo.

 

…attraverso anche standardizzazione delle frasi:

Es: Il cane ha quattro zampe. ---- il cane è un quadrupede

Giorgio corre. ---- Giorgio è corrente.

4y = 3x ---- y= ¾ x

 

La proposizione può essere vera o no (quando per verità si intende come nel senso comune e in Aristotele, la corrispondenza tra fatti e le frasi che diciamo; invece secondo i sofisti la verità è data dalla utilità; Protagora, uomo, misura di tutte le cose, quindi è vero ciò che è utile –concetto pragmatico di verità-.

Validità di un ragionamento:

es: 1) Tutti gli aracnidi hanno 9 zampe. (falsa)

2) Tutti i ragni sono aracnidi. (vera)

à Tutti i ragni hanno 9 zampe. (falsa)

Ragionamento valido perché la conclusione deriva neccessariamente dalle premesse.

 

Proposizioni: vero/falso,

se corrisponde ai fatti

 

Ragionamento: valido/non valido,

che fa derivare la conclusione direttamente dalle premesse.

Se le premesse sono vere, siamo sicuri che la conclusione è vera, se le premesse sono false, la conclusione può essere falsa, ma valida.

 

 

Es: 1) Tutti gli uomini (M) sono mortali (P).

2) Tutti i greci (S) sono uomini (M).

à Tutti i greci (S) sono mortali (P).

S= soggetto della conclusione

P= predicato della conclusione

M= termine medio

 

Si possono fare 4 tipi di frasi con ogni predicato (tutti uomo è mortale; qualche uomo è mortale; non tutti gli uomini sono mortali; nessun uomo è mortale) dove qualche = almeno uno (anche se fossero tutti, si può dire qualche).

Ci sono 256 modi possibili di sillogismi, di cui solo 19 sono validi.

 

Premesse, preamboli come posso constatare se sono vere?

1.      principio di non-contraddizione (troppo generale)- Euclide li definisce postulati, si credono veri per evidenza.

2.      proposizioni indittive, fornite generalizzando l’esperienza.

 

Limiti della logica aristotelica:

·         considera le frasi dove il predicato è valido solo per il suo soggetto. Mentre in A è doppio di B, il predicato è in funzione di A e B.

1.      S è P à f(x) 2) A doppio di B à f(x;y)

·         Il sillogiismo è valido solo per tre termini

·         A>B ; B>C quindi A>C

 

Punti a favore, idea che è rimasta anche nella logica simbolica o matematica sorta nel Settecento.

·         La logica come arte del ragionamento che ci da le regole del ragionamento indipendentemente dal contenuto (log. Formale).

 

 

ETICA ARISTOTELICA

 

=(derivazione greca); morale (der. latina), rifiorirà nel Novecento.

Azioni orientate a un FINE:

1.      IMMEDIATO

2.      INTERMEDIO ad un altro fine, catena di fini che tendono a un fine ultimo

3.      ULTIMO

Es: motivazione per la quale prendo l’autobus per andare in università, vado all’università con il fine di prendere la laurea, prendo la laurea con il fine di fare un certo tipo di lavoro.

ETICANICOMACHEA (dedicata a Nicomaco, unico suo figlio maschio)

= fondata sul fine dell’uomo (detta Etica teleologica, idea diffusa nell’antica Grecia)

 

Fine dell’uomo = Felicità, desiderio naturale

(a differenza di tutt’ora con il relativismo dove ognuno persegue i propri scopi personali)

= essere realizzati, “buoni”

Es: un buon coltello per essere “buono” deve tagliare bene (è la sua caratteristica)

Quindi l’uomo sarà realizzato quando sviluppa i suoi caratteri essenziali:

·         linguaggio

·         Capacità d’astrazione

·         Componente razionele, affettiva

·         (…)

Il COMPITO della filosofia pratica, cioè dell'etica, è analizzare il concetto di felicità e trovare il modo per la sua realizzazione.

 

 

TIPI DI FELICITà, la base sulla quale poggia la felicità secondo la gente è:

1.      Piacere: risonanza soggettiva quando pensiamo di aver ottenuto quello che desideravamo

(mangiare quando si ha fame). EDONISMO, secondo Epicuro il fine dell’uomo è il piacere evitando il dolore.

A parità di condizioni il piacere è perseguibile, ma può avere conseguenze negative.

·         Non può essere la felicità perché non è stabile, e la felicità invece deve conservarsi nel tempo.

 

2.      Denaro: è solo il mezzo per ottenere piacere, gloria, sapere, non può essere il fine ultimo.

 

3.      Onore: fama, gloria, prestigio, soddisfazione che una persona può avere nell’essere ammirati.

Soddisfazione legittima a parità di condizioni.

Non può essere la felicità perché non dipende da noi principalmente, mentre la felicità nostra deve dipendere da noi.

4.      Sapere: non ha controindicazioni, è il valore più in alto degli uomini.

 

PRECETTI MORALI (norme, leggi, comandamenti, imperativi) sono visti come una via verso il fine, non sono mai vere o false assolutamente.

 

  Dorotea Nicolussi Golo 

    

   

 

IMMANUEL KANT

 

Lezione del 28 febbraio 2013.

 

INTRODUZIONE

Solitamente si fa risalire la nascita della filosofia moderna alla figura di Cartesio all’inizio del ‘600. Kant è vissuto nel 1700 e il suo testo “La critica della ragion pura” viene scritto durante la sua tarda età.

Si può quindi affermare che in questo secolo e mezzo si fronteggiano in Europa il razionalismo e l’empirismo.

Prima di considerare ciò che divide le due “filosofie” è importante notare, anche, in cosa si somigliano:

  1. la filosofia è costretta a fare i conti con la nascita della scienza moderna, contemporanea di Cartesio, infatti, è Galileo che introduce un nuovo concetto di “scienza”; la filosofia si deve confrontare con questo nuovo sapere che si basa sull’esperimento;

  2. la filosofia moderna mette al centro il problema conoscitivo. Per la filosofia greca il problema principale era lo studio dell’essere e della realtà (problema ontologico), invece per i filosofi moderni il problema è gnoseologico, cioè riguarda la conoscenza.

 

RAZIONALISMO                                                     EMPIRISMO

Cartesio                                                                         Locke

Spinoza                                                                        Berkeley

Leibniz                                                                          Hume

 

La tesi fondamentale dell’empirismo è: “tutta la conoscenza proviene dall’esperienza”, ove per esperienza si intende la conoscenza sensibile (vista, tatto, ecc…). Di per se tale teoria non è nuova perché di stampo aristotelico.

Il razionalismo, al contrario, sostiene che esiste una parte di conoscenza, anche piccola, che proviene da idee innate.

Lo stesso termine “idea” ha un significato diverso per Platone, da un lato, e per i cartesiani e per gli empiristi, dall'altro: nell’antichità idea era un’entità che sussisteva indipendente dall’uomo e soprattutto era universale (es. l’idea del triangolo); per Cartesio e Locke l’idea viene intesa come un contenuto mentale (cioè che vediamo con gli occhi della mente).

Kant, che vive a Konigsberg, oggi Kaliningrad, città all’epoca appartenente alla Prussia è il primo importante studioso che utilizza il tedesco nei trattati, mentre nelle cattedre tedesche solitamente si utilizzava il latino.

Quando Kant si trova a riflettere sulla filosofia parte da una constatazione: “in duemila anni i filosofi continuano a contraddirsi”, a differenza della fisica nella quale non vengono messi in discussione i principi perché se si capiscono non si può non essere d’accordo.

Kant si pone alcune domande: perché la filosofia non ha raggiunto la strada sicura della scienza? Perché la filosofia non può avere una figura come Newton, come è avvenuto per la fisica?

A suscitare questi quesiti è il “Trattato della natura umana” di Hume che avrebbe dovuto rivoluzionare la filosofia e invece, inizialmente, non viene compreso.

Kant nota che ci sono tesi che sono però in grado di mettere in dubbio le certezze sulla fisica newtoniana. In particolare quando si associano le idee per mezzo della causalità; ad esempio se io noto del fumo dietro la collina, pur non vedendolo, interpreto la realtà dicendo che li c’è del fuoco.

Secondo Hume le cause producono determinati effetti, ma essendo un empirista sostiene che anche il rapporto causa effetto deriva dall’esperienza. Per abitudine siamo abituati a “vedere”  che una causa produce un certo effetto quindi proiettiamo le esperienze passate sul futuro. Quindi quando noi associamo le nostre percezioni diamo per scontato il rapporto necessario tra causa ed effetto. Empiricamente questa posizione però non è giustificabile: Hume dice che le nostre idee devono derivare dalle nostre impressioni, cioè dall'esperienza, è una sorta di propensione psicologica che ci porta alla connessione causa/effetto. Ma se essa viene messa in discussione, come fa Hume, si mettono in crisi i fondamenti della fisica di Newton, che presuppone l'assoluta universalità e necessità delle leggi fisiche (come F=ma).

 

Lezione dell’8 marzo 2013.

 

KANT

Kant era un ammiratore di Newton ed era un tipico intellettuale illuminista cioè doveva “sapere tutto”.

Kant dice: “se noi guardiamo la cultura occidentale vediamo che il sapere umano in alcuni campi ha fatto progressi definitivi in altri no”.

Questi scienze hanno individuato una via sicura: geometria, aritmetica e fisica sono campi nei quali si è intrapresa la via sicura della scienza.

Per la filosofia no! La filosofia dovrebbe essere una scienza dimostrativa, ma allora perché siamo in questa situazione? E’ possibile trovare il metodo per impostare la metafisica con la stessa fecondità di Euclide o Newton? Per far questo dobbiamo vedere come procedono le scienze e la filosofia.

Quando Kant parla di metafisica si riferisce a quella che occupa tre ambiti:

  1. l’anima intesa come mente (psicologia);

  2. la cosmologia cioè le domande sull’universo;

  3. la teologia.

Aristotele sostiene che: “un giudizio è l’operazione con cui si unisce un soggetto a un predicato”.

A fronte di un giudizio si possono avere quattro teoriche possibilità:

  • giudizio analitico nel quale il predicato è necessariamente incluso nel soggetto, es. tutti i corpi sono estesi: essendo in corpo già esplicito il concetto di esteso (tale giudizio si basa solo sul principio di non contraddizione);

  • giudizio sintetico è quello che aggiunge un predicato non implicito nel soggetto, es. questo gesso è bianco;

  • giudizio a priori. indipendente dall’esperienza;

  • giudizio a posteriori dopo l’esperienza.

Il giudizio analitico a posteriori non viene però considerato perché non ha senso.

Il sintetico a priori mette insieme i vantaggi delle opzioni precedenti avendo la veridicità dei giudizi analitici ma non gli svantaggi, cioè non ci da informazioni sulla realtà, non è fecondo!

Il sintetico a posteriori è fecondo ma non ci da nulla di certo.

Il sintetico a priori è la forma privilegiata, come nella geometria euclidea e nella fisica newtoniana.

Kant si chiede perché non fare lo stesso con la filosofia in modo da farla divenire scienza?

Lo scopo è quindi analizzare la conoscenza umana, scoprire gli elementi a priori per rispondere su come sono possibili i giudizi sintetici a priori.

Stefano Elmetti

 

 

All’inizio della filosofia moderna (Cartesio) si fronteggiano due correnti, EMPIRISMO e RAZIONALISMO. Vi sono delle caratteristiche in comune fra le due correnti:
1) La filosofia è condizionata dalla nascita prepotente della scienza moderna. Vedi Galileo Galilei, fondatore della fisica galileiana e newtoniana. Il sapere scientifico utilizza la matematica e la sperimentazione (Cartesio come Locke sono sia scienziati che filosofi)
2) Il campo d’indagine più importante è la comprensione della conoscenza umana, ovvero che limiti ha, come funziona la CONOSCENZA UMANA nella filosofia moderna, differenziandosi dai filosofi antiche che si concentravano sul problema ontologico (studiano l’essere, la realtà)
MAGGIORI ESPONENTI:
RAZIONALISMO
Cartesio
Spinoza
Leibnitz (e suo discepolo Wolff)
C’è una parte della nostra conoscenza che deriva da idee innate.

EMPIRISMO
Locke
Berkeley
Hume
Tutta la conoscenza proviene all’esperienza

IDEA significato diverso da come lo intende Platone a come lo intende Cartesio
Idea indipendente dall’uomo, concetto universale
sia contenuto mentale universale (come posso pensare al triangolo, concetto universale, o al banco); sia rappresentazione che vediamo con gli occhi della mente (ricordi, immaginazione, sentimenti…)

KANT
Utilizza il tedesco (nasce e vive in Prussia), mentre Wolff come Leibnitz utilizzano il latino. Molte delle critiche insorgono dalle incomprensioni delle traduzioni imprecise dal tedesco della Critica della Ragion Pura (scritta in risposta alle critiche di Hume).
Il passaggio tra il periodo precritico e critico di Kant è sancito da Hume con il Trattato sulla natura umana. Kant vede che queste tesi mettono in crisi le teorie Newtoniane.
- Meccanismi di COMPOSIZIONI DI IDEE, quando le associamo tramite il concetto di causa (es. fumo-fuoco), associazione causa/effetto le crediamo necessarie. Nella realtà però non vediamo la necessità (palline da biliardo), ma per ABITUDINE.
Nella filosofia ci sono sempre stati contrasti di idee, mentre FISICA, GEOMETRIA e MATEMATICA hanno preso la strada sicura della scienza.

La critica della Ragion pura è così divisa:

ESTETICA TRASCENDENTE: conoscenza sensibile per individuare elementi a priori
ANALITICA TRASCENDENTALE: (nella LOGICA) conoscenza intellettiva
DIALETTICA TRASCENDENTALE: (nella LOGICA) metafisica, universo nel suo complesso, Dio, anima (mente).
Trascendentale= termine usato dagli scolastici, ciò che va oltre le categorie di Aristotele. Secondo S. Tommaso, ogni ente è uno, vero... In Kant trascendentale è la conoscenza che non riguarda gli oggetti, ma il nostro modo di conoscere a priori.

Come individuare gli elementi  a priori nella conoscenza?
Vi è un groviglio tra elementi sensibili ed elementi di pensiero che portano al giudizio.
Es: Differenza tra vedere/guardare, fino a quando non diano un nome, un concetto a questo caos, i dati rielaborati nel nostro pensiero non portano alla conoscenza.

ESTETICA TRASCENDENTALE

CONOSCENZA 1) MATERIA (contenuti), CONOSCENZA SENSIBILE (forme, colori, suoni, odori…), il contenuto è necessariamente a posteriori, se uno non avesse esperienza non ha questa conoscenza.
2) FORMA ( relazioni, ordine, funzioni d’ordine…), relazioni a posteriori (osservando). Uniche relazioni a priori sono SPAZIO e TEMPO.
TRE POSIZIONI:
1) Locke (empirista), la mente inizialmente è una tavola rasa, la conoscenza dello spazio e del tempo si trae dall’esperienza.
2) Leibnitz, “lo spazio e il tempo non appartengono alla conoscenza sensibile, sono già frutto da una nostra concettualizzazione”. Spazio e tempo sono concetti
3) Newton, lo spazio e il tempo dell’osservatore sono diversi dallo spazio e tempo assoluto. Essi sono relative alla nostra posizione, e sono assolute nelle cose.

KANT:
funzioni innate, l’uomo nel momento stesso che percepisce dei dati sensibili “automaticamente” li ordina nello spazio e nel tempo.
Critiche che pone:
1) Ribaltamento dell’ordine reale, qualunque oggetto immaginiamo, la spazialità è presupposta, grazie ad essa rendiamo possibile l’esperienza.
Spazio e tempo sono INTUIZIONI PURE A PRIORI, sono dei saperi immediati.
2) Spazio e tempo non sono solo concetti universali, ma anche intuizioni perché hanno un ruolo atipico rispetto agli altri concetti, hanno funzioni d’ordine della nostra conoscenza sensibile (estetica trascendentale).
3) Stiamo esaminando la conoscenza dell’uomo, dove spazio e tempo sono soggettivi. Sono componenti a priori della conoscenza umana, sono comuni a tutti gli uomini (caratteri comuni).
Nella CONOSCENZA SENSIBILE lo spazio e il tempo hanno una realtà empirica, gli usiamo per conoscere la realtà (misurando, calcolando…). Con la rivoluzione copernicana non è la conoscenza che si adegua alla realtà che percepiamo tramite molteplici dati sensibili. In noi vi sono delle predisposizioni, delle forme a priori dove i dati si adeguano alle nostre sensazioni, alla nostra capacità conoscitiva.
Non possiamo conoscere la cosa in sé com’è, perché dobbiamo vederla tramite certi occhi, tramite come noi percepiamo (come una lente colorata tra i nostri occhi e la realtà).
FISICA: scienza con riscontri sulla realtà, conoscenze fenomeniche che mi permettono di avere delle regole.
intersoggettività, i soggetti concordano sullo stesso fenomeno.
La cosa in sé è il NOUMENO, nel momento in cui la conosco diventa FENOMENO.

ANALITICA TRASCENDENTALE


CONOSCENZA INTELLETTIVA
Pensare: formulare dei giudizi, concetti legati da una copula. Tutti i concetti sono a posteriori della esperienza.
Qual è l’elemento a priori della conoscenza intellettiva?
con gli stessi concetti (elementi) formulo diversi modi di combinare i soggetti (giudizio).
Dalla forma logica del giudizio otteniamo 12 categorie (es, totalità, casualità…). Queste categorie sono PURI (concetti semplici) A PRIORI (INDIPENDENTI DALLA ESPERIENZA).
I CONCETTI hanno un loro contenuto, mentre le categorie prendono valore se applicate a qualcosa.
“I dati sensibili senza categorie sono ciechi (non conosceremo niente) se avessimo solo categorie sarebbero vuote.”
Nel platonismo le idee innate avevano il loro contenuto. Diversamente dalle categorie a priori di Kant secondo il quale sono funzioni, potenzialità della conoscenza, forme di organizzazioni del pensiero applicabili ai dati.
Es: la categoria di causa ? Il calore del sole ha scaldato la sabbia. Anche se non lo dico, penso ad una connessione necessaria tra causa ed effetto quando sento la sabbia che scotta.
Conoscenza è pensare, pensare è giudicare, ovvero unire il soggetto al predicato grazie alle categorie. Quindi per conoscere abbiamo bisogno delle categorie.
Anche Aristotele parlava delle categorie come generi sommi della realtà e come modo di classificare gli enti reali, e rapsodicamente (senza metodo) le ha trovate, mentre per Kant sono l’ordine del soggetto dato alla realtà, dei dati percepiti e sono comuni a tutti gli uomini e sono deducibili completamente dalle forme logiche dei giudizi.

Dorotea Nicolussi Golo   

 

 

STORIA DELLA FILOSOFIA 2012-2013

OBIETTIVO DEL CORSO
Promuovere un'adeguata consapevolezza dell'intrinseca storicità del sapere filosofico, in maniera tale che la successione cronologica dei principali autori e delle principali correnti non appaia come una sequenza slegata di opinioni più o meno plausibili, ma esprima a pieno titolo l'avventura del pensiero umano nel suo sforzo incessante di chiarificazione razionale del senso della vita, dei valori e della totalità del reale.


PROGRAMMA DEL CORSO

1) PARTE GENERALE
Lineamenti di storia del pensiero filosofico occidentale, con particolare riguardo ai seguenti autori e correnti:
I presocratici - Platone - Aristotele - Agostino d'Ippona - Anselmo d'Aosta - Tommaso d'Aquino - Galileo e la rivoluzione scientifica - Cartesio - Spinoza - Leibniz - l'empirismo moderno - Kant - l'idealismo e Hegel - Schopenhauer - Kierkegaard - il positivismo - Nietzsche - Bergson - Husserl e la fenomenologia - Heidegger e l'esistenzialismo - Wittgenstein e la filosofia analitica
2) PARTE MONOGRAFICA
La tradizionale concezione personalistica dell'uomo di fronte alle sfide provenienti 1) dalla critica filosofica di F. Nietzsche e 2) dalle provocazioni delle odierne neuroscienze.


BIBLIOGRAFIA
Per la parte generale:
Appunti personali dal corso
Un testo di storia della filosofia per la scuola media superiore, a scelta dello studente (solo gli argomenti sopra indicati).

Per il corso monografico:
Appunti personali dal corso
F. NIETZSCHE, Genealogia della morale, varie edizioni.
D. SACCHI, L'ateismo impossibile. Ritratto di Nietzsche in trasparenza, Guida, Napoli, 2000.
A. LAVAZZA - G. SARTORI (A CURA DI), Neuroetica. Scienze del cervello, filosofia e libero arbitrio, Il Mulino, Bologna, 2011 (in particolare 
i capp. I-III, V, VIII).


DIDATTICA DEL CORSO
Lezioni in aula e seminario di accompagnamento alla preparazione della parte generale.


METODO DI VALUTAZIONE
Esami orali.


AVVERTENZE
Il prof. Dario Sacchi riceve gli studenti il martedì e il giovedì dalle 10.30 alle 11.30 nel suo studio (scala a destra, secondo piano).

 

 

SEMINARI DEGLI ULTIMI ANNI

- anno 2011-2012 Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia

- anno 2010-2011 Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia

- anno 2009-2010 Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia

- anno 2008-2009 Lettura e la discussione critica dell'antologia degli scritti di Galileo Galilei, curata da Sofia

                          Vanni Rovighi 

- anno 2007-2008 Sul fondamento della conoscenza di Schlick

- anno 2004-2005 I metodi dell'etica di Sidgwick

 

 

Maurilio Lovatti è nato a Brescia il 2 giugno 1954. Si è laureato in filosofia il 24 febbraio 1978 all’università degli Studi di Milano, con una tesi sulla filosofia della religione di David Hume (relatore il prof. Enrico Rambaldi, controrelatore il prof. Mario Dal Pra).

Sposato con Pierangela, ha due figli: Giulio (1991) e Sofia (1996).

E’ stato funzionario del Ministero delle Finanze dal 1979 al 1983.

Ha insegnato lettere dal 1983 al 1988; insegna filosofia e storia nei licei dal 1988.

Dal 1990 insegna filosofia e storia al Liceo scientifico di Stato “Nicolò Copernico” di Brescia.

Collabora con l’Università cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia, come cultore della materia in filosofia morale e storia della filosofia.

 Ha approfondito lo studio del pensiero filosofico del ‘900, in particolare le sue ricerche e i suoi articoli riguardano la filosofia di Wittgenstein, Popper, Hare e Railton.

Dal 1995 si è impegnato anche con continuità a ricerche sul pensiero di John Locke e in particolare sul Saggio sull’intelletto umano.E’ stato relatore alla conferenza mondiale per il terzo centenario di John Locke all’Università di Oxford (2004).

Negli ultimi anni si è dedicato soprattutto a studi di filosofia della scienza e di filosofia della medicina e ha tenuto comunicazioni alla Scuola internazionale di filosofia e storia della biologia e della medicina dell'Università di Cassino a Nettuno (Roma, 2001 e 2003) e Sora (Frosinone, 2006).

 

 

e-mail:  maurilio.lovatti@unicatt.it

Maurilio Lovatti - scritti di storia locale

Maurilio Lovatti - indice generale degli scritti