La Voce del Popolo

Settimanale cattolico diocesano 

venerdì 11 febbraio 1977, n. 6, LXIII, pag. 2

 

 

lettere

Furori e argomentazioni

 

La pubblicazione del volume "I lavoratori cattolici nella vita politica bresciana" (M.T.Bonafini, M.Faini, R.Fracassi, A.Rivali, P.Segala, ed. Sangallo) ha provocato una recensione da parte di "Bresciaoggi" a firma Maurilio Lovatti.
La polemica sviluppatasi successivamente, con le lettere di Faini e Segala e la risposta di Maurilio Lovatti, offre lo spunto per ulteriori considerazioni, che ritengo possano interessare anche i lettori della "Voce".
1. La precipitosa retromarcia operata dal Lovatti che riconosce persino di non aver preso in esame le parti introduttive, fondamentali nell'economia dell'intero volume, e il significativo fatto che non si risponde ai precisi quesiti posti da Segala, stanno a dimostrare una lettura quanto meno parziale e strumentale del volume, tradendo così un pressapochismo culturale che certamente non fa onore a chi ospita simili articoli; ma purtroppo accade sovente che "modi alternativi di informare" si risolvano in inconcludenti verbalismi e in letture faziosamente schematiche dei fatti!
2. Non è assolutamente vero che nel libro gli autori giustifichino la rottura sindacale del '48, che si giustifica da sé; gli autori hanno solo ritenuto di rappresentare le condizioni politiche e sociologiche in cui questa è avvenuta. Condizioni note a chi ha vissuto quel periodo o a chi ha avuto modo di studiarlo, anche attraverso testimonianze che mi auguro possano trovare spazio in una eventuale continuazione del dibattito, anche per fare ulteriore giustizia di frettolosi giudizi.
3. La tesi di fondo del Lovatti, "il libro è caratterizzato da un viscerale anticomunismo", è chiaramente pretestuosa; oltre alla gravità di attribuire agli autori affermazioni che non sono loro, ma che rappresentano solo una valutazione storica. (vedi p. 26/27, sulla questione del "doppio gioco" comunista), il Lovatti confonde la storia del tempo con le idee degli autori. Posso comprendere che tale storia non gli piaccia troppo, ma non per questo egli ha il diritto di travisare i contenuti del libro, ritenendo vera la "sua" storia (di cui non ci fornisce né fonti, né documenti).
4. In merito ai giudizi che il Lovatti dà sugli autori del libro e sulla dialettica del Movimento aclista bresciano, essi si qualificano frutto di una galoppante fantasia. Per quanto riguarda le valutazioni politiche sugli autori, definiti dal Lovatti "incontestabilmente e obiettivamente moderati e conservatori", faccio presente che lo stesso carattere politico dei giudizi gli fa evidentemente perdere ogni pretesa di oggettività. Quanto alle vicende interne alle ACLI bresciane, al di là di considerazioni generali sulla serietà degli scritti del Lovatti, è sufficiente far notare qui che l'ipotetica "aggregazione minoritaria" che gli autori rappresenterebbero nelle ACLI (con tutti quei "foschi connotati") è invece maggioranza, ritrovandosi pienamente nelle posizioni assunte dal Movimento e ricoprendo, alcuni degli autori, cariche nella Presidenza Provinciale.
Credo proprio che non basteranno i furori polemici e le false argomentazioni del Lovatti far cambiare indirizzo politico alle ACLI bresciane, e a impedire che il nostro libro venga giudicato per quel che vuol essere.

Renzo Fracassi

 

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