Battaglie Sociali, periodico delle ACLI bresciane,

 15-30 ottobre 1976

LETTERE AL DIRETTORE

 

 

L’autonomia di G.A.; i voti della D.C.

 

 

Caro Direttore,
M'è capitato in mano in questi giorni il volume contenente gli atti dell'ultimo Congresso nazionale di Gioventù Aclista e vi ho trovato, tra l'altro, l'intervento di Maurilio Lovatti di Brescia.
Non conosco il Lovatti come il Lovatti, suppongo, non conosce me; per questo mi rivolgo a "Battaglie Sociali" per porgli alcune domande alle quali penso vorrà rispondere.
Per Lovatti, dopo le ultime elezioni politiche, la DC "…assume così il ruolo di serbatoio di moderati, reazionari e fascisti", anche se "…ancora numerosi sono i lavoratori che purtroppo votano DC".
Tutto ciò, se le parole hanno un senso, mi pare significhi che i lavoratori che votano DC (ed è la maggioranza degli aclisti!) sono poco meno che cretini. Se questo non è il preciso pensiero di Lovatti, spero vorrà chiarirlo meglio a conforto o vergogna degli aclisti di cui sopra.
Continua il Lovatti:
"Occorre inoltre da parte nostra essere presenti nell'area cattolica per evitare che la fede religiosa venga strumentalizzata e per accrescere il numero dei cristiani che lottano nel movimento operaio". Non, quindi, vivere da cattolici la fede, la speranza e la carità ma star dentro l'area cattolica, intesa in senso esclusivamente sociologico, e con un fine politico esclusivo e preciso: evitare le strumentalizzazioni altrui, vere o presunte, per far avanzare le proprie. O forse ho capito male? Quell'accenno al lottare "nel movimento operaio", tenuto conto che almeno per una parte di G.A. equivale a PCI o a Democrazia Proletaria, me lo fa pensare. Oppure nel movimento operaio ci stanno anche la CISL e le ACLI e i lavoratori democristiani?
Niente di scandaloso o di orripilante in opinioni come queste, intendiamoci. Ma perché non chiamare le cose col loro nome? Basterebbe dire, ad esempio: noi dobbiamo stare nell'area cattolica solo per convincere i lavoratori a smettere di votare DC per insegnargli a votare per i partiti marxisti.
Da ultimo. "Dobbiamo infine - dice Lovatti - fare tutti attenzione alle votazioni sul regolamento, al fine di mantenere la piena autonomia di GA nei confronti delle ACLI".
Cosa s'intenderà per "piena autonomia"? Un'organizzazione è pienamente autonoma da un'altra quando non ha, con quella, nessun vincolo organizzativo, politico, economico, statutario. E' questo il rapporto di G.A. con le ACLI? Se si, Lovatti dovrebbe precisare qual'è il tipo di tessera che GA distribuisce, dov'è la sede di questa autonoma organizzazione, chi ne paga le spese, qual'è il suo statuto.
Sono certo che Lovatti, che mostra di saper bene cosa s'intende per autonomia, risponderà anche a queste domande.
Cordialmente.


Mario Faini

 

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