|   Il 28
      febbraio Frank Raes, membro dell'Institute for Environment and
      Sustainability ha tenuto nell'aula magna dell'Università cattolica di
      Brescia un'interessante ed istruttiva conferenza su ambiente, sviluppo
      sostenibile e promozione umana. L'intervento di Raes, nelle intenzioni
      dell'Ateneo, ha rappresentato il primo passo nel processo che porterà a
      creare a Brescia un'Alta Scuola per la scienza della sostenibilità
      ambientale, un centro di ricerca fortemente specializzato che rappresenta
      una novità assoluta, almeno per l'Italia.Raes ha riconosciuto che lo sviluppo economico dell'umanità fino ad oggi,
      nonostante i disastri ambientali che ha provocato, ha portato ad un
      miglioramento della condizione umana e ad un maggior livello di
      civilizzazione. Ma è uno sviluppo caratterizzato "da una
      disubbidienza sistematica della vita umana contro le leggi vigenti in
      natura" che, se non è corretto tempestivamente, può causare danni
      irreversibili.
 L'alternativa è lo sviluppo sostenibile, una forma di crescita (che
      comprende lo sviluppo economico, delle città e delle infrastrutture) che
      non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare
      nella crescita e nel progresso, preservando la qualità e la quantità del
      patrimonio e delle riserve naturali (che sono esauribili). L'obiettivo è
      di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e
      gli ecosistemi, operante quindi in regime d'equilibrio ambientale.
 Raes ha insistito nel rilevare che il PIL (Prodotto interno lordo) non
      può essere l'unico indicatore per misurare il benessere di un paese. Ad
      esempio, il costo del lavoro per eliminare i rifiuti viene aggiunto al
      PIL, mentre dovrebbe essere tolto dal PIL. Andrebbe introdotto un
      "PIL verde", che può essere definito come il PIL classico, meno
      il costo dei danni all'ambiente che derivano della crescita economica. La
      soluzione proposta da Raes prevede che i costi dei danni ambientali
      provocati dalla produzione e del consumo di qualsiasi prodotto debbano
      essere inclusi nel prezzo di questo prodotto (cioè: chi inquina paga).
      Per far ciò è necessario attribuire un prezzo ai beni naturali.
      Ovviamente allo stesso momento che si aumenta il prezzo dei prodotti e
      delle attività inquinanti, dovrebbero diminuire le imposte sui redditi.
      E' questa per lui la grande riforma fiscale, l'unica che farebbe bene
      anche all'ambiente e diventerebbe un volano per lo sviluppo sostenibile.
 Non è facile valutare quali possibilità di essere realizzate abbiano
      proposte così innovative. Tuttavia esse hanno un merito indubitabile: ci
      fanno comprendere come oggi non sia più sufficiente affrontare
      separatamente i temi ambientali (smaltimento rifiuti, riduzione
      dell'inquinamento da traffico, risparmio energetico, ecc., sui quali
      ancora molto si può fare).
 Solo la consapevolezza della necessità di un cambio di mentalità, che
      ponga al centro la prospettiva dello sviluppo sostenibile, può
      consentirci di consegnare alle future generazioni un pianeta ancora
      vivibile.
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