Propongo ai
lettori di Battaglie Sociali l’approfondimento dei temi trattati nel
precedente articolo sull’inceneritore di Brescia, per scoprire qual’ è
il modo migliore di trattare i materiali che cittadini e industrie scartano.
La contrapposizione tra inceneritore e discarica è parzialmente vera, uno
non esclude l’altra, infatti 3 ton. di rifiuti bruciati producono 1 ton.
di ceneri da seppellire. Valutiamo invece se è più conveniente estrarre l’energia
termica contenuta nei rifiuti, piuttosto che recuperare la materia prima di
cui sono composti. Ad esempio, se confrontiamo la quantità di energia
risparmiata evitando di estrarre petrolio per produrre nuova plastica, o
evitando la deforestazione per fare nuova carta, oppure evitando di estrarre
nuova Bauxite per fare l’Alluminio, rispetto all’energia prodotta dalla
loro combustione, il bilancio finale è decisamente favorevole alla prima
ipotesi.
Plastica e carta sono i materiali più facilmente riciclabili, ma se li
togliamo dal rifiuto urbano, questo perde la parte più importante del suo
potere calorico. Per quanto riguarda l’Alluminio, fondendo a 650° se
immesso in un forno a 1000° viene irrimediabilmente perso.
Se l’inceneritore di Brescia fornisce metà del calore necessario per
riscaldare la città qualcuno potrebbe pensare di costruirne un altro, così
riscaldiamo tutta la città.
Sotto questa considerazione ovvia, si nasconde un inganno:
1) il rifiuto non è un combustibile pulito e rinnovabile, lo dice anche la
Comunità Europea che non ha risparmiato per questo motivo multe salate all’Italia.
2) bruciare i rifiuti non evita l’uso di altri combustibili, infatti ogni
anno servono più di 5 milioni di metri cubi di metano per mantenere la
temperatura ottimale nei 3 forni.
3) il teleriscaldamento non è poi così conveniente: alti costi di
manutenzione della rete di circa 600 km di doppie tubazioni, grande
dispersione di calore nel trasporto, spreco di preziosa acqua trattata con
aditivi. Oggi le nuove tecnologie per la produzione di calore ed energia
(solare termico, fotovoltaico, piccolo geotermico ed altre) hanno spostato
la convenienza su piccoli e medi impianti posizionati vicino alle utenze.
Inoltre l’introduzione anche in Italia della classe energetica per le
abitazioni, porterà nel giro di pochi anni a ridurre fino a 3 volte il
calore per il riscaldamento delle case (a Brescia il 54% sono in classe “G”),
quindi non avremo bisogno di un altro inceneritore per scaldare la città,
anzi si dovrà spegnere almeno uno dei suoi 3 forni.
Ultima considerazione: in Italia la disoccupazione giovanile è al 43%, l’inceneritore
da lavoro solo a 80 persone, mentre il recupero dei materiali creerebbe
tanti nuovi posti di lavoro. Un ingegnere americano, proprietario di una
azienda specializzata nella produzione di materiali riciclati, invitato a
Brescia anni fa da un Istituto Tecnico, affermò :
" Voi bresciani siete “strani” , io con la quantità di rifiuti che
voi bruciate, do lavoro a 800 persone, ho un laboratorio chimico all’avanguardia,
collaboro con studi tecnici per la progettazione di nuovi macchinari per il
trattamento dei materiali, arrivo a recuperare il 97% dei prodotti trattati
e con il restante 3% vado dalle industrie a proporre di cambiare il sistema
di produzione per rendere possibile il recupero "
Fabio
Prandelli
In linea di
principio tutti concordiamo che l'ideale, dal punto di vista ambientale,
sarebbe riciclare tutto e non bruciare nulla. E forse un giorno ci si
avvicinerà a questo obiettivo. In concreto le nazioni europee più
virtuose, come l'Olanda, il Belgio, la Germania o la Danimarca che
riciclano oltre il 60% dei rifiuti, ne inceneriscono poco più del 35%, ma
hanno quasi eliminato le discariche. In Italia bruciamo circa il 17% dei
rifiuti, ma il 49% finisce in discarica! La priorità ambientale non è
quindi ridurre l'incenerimento, ma aumentare la raccolta differenziata e
ridurre il conferimento in discarica, molto più dannoso e pericoloso
per l'ambiente.
L'intervento dell'amico Fabio Prandelli è emblematico dell'atteggiamento di
molti ambientalisti, sicuramente in buona fede, che propongono dati e
affermazioni totalmente vere, ma parziali e quindi svianti.
Si dice:
“il rifiuto non è un combustibile pulito”. Vero, ma si omette di
ricordare che se non si bruciassero i rifiuti, per produrre la stessa
quantità di calore per il teleriscaldamento verrebbe bruciato carbone, che
è più inquinante.
Si dice: “bruciare i rifiuti non evita l’uso di altri combustibili”.
Vero, ma si omette di dire che se non si bruciassero i rifiuti servirebbe
molto più combustibile.
Si dice: il teleriscaldamento provoca “ grande dispersione di calore nel
trasporto” dell'acqua. Vero, ma si omette di dire che in Italia la maggior
parte delle produzione di corrente è realizzata con centrali
termoelettriche che, ove non inserite nella cogenerazione, buttano via il
100% di calore! E' come accusare un miope di vedere poco in un mondo di
ciechi! Altri ambientalisti dicono: bruciare le biomasse è meno inquinante
di incenerire gli scarti di cartiera. Vero, ma omettono di dire che dove non
son bruciati, gli scarti di cartiera finiscono in discarica e provocano un
danno ambientale più grave. E si potrebbe continuare. Ma il lettore ha già
capito che l'ambientalismo “ideologico” può, sia pure in buona fede,
ispirare comportamenti dannosi per l'ambiente.
Maurilio Lovatti
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