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La Chiesa
italiana celebra a settembre la Giornata per la salvaguardia del creato.
L'iniziativa era inizialmente nata da una proposta formulata nel 1989 dal
Patriarca di Costantinopoli Dimitrios, che aveva trovato ampia risonanza in
ambito ecumenico ed era stata ripresa dalla II Assemblea Ecumenica europea
di Graz del 1997. La Carta ecumenica di Strasburgo (2001) invitava a
diffonderne la celebrazione. La sua accoglienza da parte della Chiesa
Cattolica italiana aveva testimoniato la sua volontà di condividere la
sensibilità ecumenica per i temi ambientali, facendo crescere l'attenzione
per essi nella vita delle nostre comunità. Ma è con la Laudato Sì
di papa Francesco (2015) che il tema ambientale è diventato centrale
nel magistero della Chiesa. Papa Francesco infatti, oltre a
sollecitare le autorità politiche ad un rapido intervento per fermare il
surriscaldamento globale, ha chiaramente mostrato come “pace, giustizia e
salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse.”
Ogni anno i vescovi italiani scelgono un tema su cui sviluppare la
riflessione delle comunità locali.
Per la Chiesa italiana, la Giornata quest'anno (la 14°) sarà un’occasione
per conoscere e comprendere la realtà fragile e preziosa della biodiversità,
di cui anche la nostra terra è così ricca. Proprio il territorio italiano,
infatti, è caratterizzato da una varietà di organismi e di specie viventi
acquatici e terrestri, che formano i cosiddetti ecosistemi.
Se le autorità della Chiesa (Papa e vescovi) sono ben consapevoli della
centralità del tema del creato, non altrettanto si può dire delle
comunità parrocchiali, salvo lodevoli eccezioni. Secondo don Gabriele
Scalmana, negli scorsi anni meno del 10% delle parrocchie della diocesi di
Brescia ha celebrato la giornata del creato. Se anche quest'anno la tendenza
sarà la stessa, in oltre il 90% delle parrocchie, nel mese di settembre, la
giornata del creato sarà semplicemente ignorata. Neppure un'omelia sulla Laudato
sì o sul messaggio dei vescovi. Nonostante la diocesi la celebri ogni
anno. Onestamente non si può dire che la responsabilità sia solo dei
parroci. Se i laici attivi in parrocchia sentissero il tema e ne fossero
consapevoli, il loro parroco non potrebbe ignorarli. Secondo me ciò è un
sintomo che evidenzia uno dei drammi della Chiesa contemporanea. A fronte di
un insegnamento sempre chiaro, meditato, coraggioso del Papa e dei vescovi,
non corrisponde spesso un comportamento coerente delle comunità
parrocchiali. Ogni domenica preghiamo tutti per papa Francesco, ma
attuarne i suoi insegnamenti risulta oggettivamente molto più difficile.
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