La voce del popolo, 15 giugno 2017, pag. 6

CREATO

 

 

 

La scelta di Trump

 

di Maurilio Lovatti 

 

 

"L'accordo negoziato da Obama impone target non realistici per gli Stati Uniti nella riduzione delle emissioni, lasciando invece a paesi quali la Cina un lasciapassare per anni". Con queste parole Donald Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima. Gli accordi, stipulati solo a dicembre del 2015, prevedono l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura media globale nel limite di 1,5 gradi, tramite la riduzione concordata delle emissioni dei gas ad effetto serra e l'eliminazione del carbone entro il 2025. Poiché i primi controlli delle emissioni effettive sono previsti nel 2023, il presidente USA si appiglia strumentalmente a questo limite degli accordi per avere il pretesto di mandare tutto all'aria. L'uscita degli USA dagli accordi faciliterà ovviamente i profitti di petrolieri ed estrattori di carbone, ma avrà effetti pericolosi sia sul destino del pianeta, che sulla salute degli uomini.
Un aumento della temperatura del pianeta oltre i 2 gradi produrrà effetti gravi e irreversibili, come lo scioglimento dei ghiacciai e l'aumento del livello dei mari. In particolare preoccupa anche l'aumento di eventi meteorologici devastanti, come precipitazioni molto intense e trombe d'aria. Per l'Europa il riscaldamento globale potrebbe paradossalmente comportare un raffreddamento del clima per l'indebolirsi della corrente del golfo. I danni maggiori saranno per le popolazioni più povere, come quelle dell'Africa, dove aumenteranno deserti e siccità.
La decisione di Trump ha un effetto psicologico ed educativo molto grave: parte dell'opinione pubblica tende a interpretare i contrasti tra le nazioni come se gli effetti delle emissioni sul clima fossero imprevedibili od opinabili. Durante la campagna elettorale alcuni sostenitori di Trump sostenevano che le emissioni prodotte dalle attività umane son meno rilevanti di quelle naturali (come i vulcani) e che le variazioni climatiche del pianeta ci sono sempre state. Questi ragionamenti fallaci (meglio sarebbe dire: stupidi) ricordano quei fumatori che giustificano il loro continuare a fumare col fatto che l'inquinamento atmosferico è comunque più pericoloso del fumo di sigaretta respirato. Dimenticando che i fattori di rischio si sommano (aria inquinata più il fumo) e i pericoli per la salute si moltiplicano (il loro ragionamento sarebbe valido solo se si trasferissero immediatamente in cima all'Adamello e ci rimanessero!)
Una piccola nota d'ottimismo è data dal fatto che i Paesi europei continuano a considerare “irrinunciabile e vincolante” l'accordo di Parigi, come ha confermato il ministro Gian Luca Galletti, nel recente G7 dell'ambiente a Bologna.

 

Maurilio Lovatti

 

 

La voce del popolo, 15 giugno 2017, pag. 6

 

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