La voce del popolo, 25 aprile 2008, pag. 6

OPINIONI

 

 

 

Ambiente

Lo sviluppo sostenibile

di Maurilio Lovatti 

 

 

Il 28 febbraio Frank Raes, membro dell'Institute for Environment and Sustainability ha tenuto nell'aula magna dell'Università cattolica di Brescia un'interessante ed istruttiva conferenza su ambiente, sviluppo sostenibile e promozione umana. L'intervento di Raes, nelle intenzioni dell'Ateneo, ha rappresentato il primo passo nel processo che porterà a creare a Brescia un'Alta Scuola per la scienza della sostenibilità ambientale, un centro di ricerca fortemente specializzato che rappresenta una novità assoluta, almeno per l'Italia.
Raes ha riconosciuto che lo sviluppo economico dell'umanità fino ad oggi, nonostante i disastri ambientali che ha provocato, ha portato ad un miglioramento della condizione umana e ad un maggior livello di civilizzazione. Ma è uno sviluppo caratterizzato "da una disubbidienza sistematica della vita umana contro le leggi vigenti in natura" che, se non è corretto tempestivamente, può causare danni irreversibili.
L'alternativa è lo sviluppo sostenibile, una forma di crescita (che comprende lo sviluppo economico, delle città e delle infrastrutture) che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nella crescita e nel progresso, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali (che sono esauribili). L'obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime d'equilibrio ambientale.
Raes ha insistito nel rilevare che il PIL (Prodotto interno lordo) non può essere l'unico indicatore per misurare il benessere di un paese. Ad esempio, il costo del lavoro per eliminare i rifiuti viene aggiunto al PIL, mentre dovrebbe essere tolto dal PIL. Andrebbe introdotto un "PIL verde", che può essere definito come il PIL classico, meno il costo dei danni all'ambiente che derivano della crescita economica. La soluzione proposta da Raes prevede che i costi dei danni ambientali provocati dalla produzione e del consumo di qualsiasi prodotto debbano essere inclusi nel prezzo di questo prodotto (cioè: chi inquina paga). Per far ciò è necessario attribuire un prezzo ai beni naturali. Ovviamente allo stesso momento che si aumenta il prezzo dei prodotti e delle attività inquinanti, dovrebbero diminuire le imposte sui redditi. E' questa per lui la grande riforma fiscale, l'unica che farebbe bene anche all'ambiente e diventerebbe un volano per lo sviluppo sostenibile.
Non è facile valutare quali possibilità di essere realizzate abbiano proposte così innovative. Tuttavia esse hanno un merito indubitabile: ci fanno comprendere come oggi non sia più sufficiente affrontare separatamente i temi ambientali (smaltimento rifiuti, riduzione dell'inquinamento da traffico, risparmio energetico, ecc., sui quali ancora molto si può fare).
Solo la consapevolezza della necessità di un cambio di mentalità, che ponga al centro la prospettiva dello sviluppo sostenibile, può consentirci di consegnare alle future generazioni un pianeta ancora vivibile.

Maurilio Lovatti

 

 

La voce del popolo, 25 aprile 2008, pag. 6

 

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