Sud Informa, n. 6, dicembre 2011, pag. 6

 

 

 

Brescia cinquant'anni fa

di Maurilio Lovatti 

 

 

Com'era Brescia 50 anni fa? Quali problemi c'erano nel 1961 e quali decisioni furono prese? Cinquant'anni sono tanti, ma anche pochi: dipende dai punti di vista. Chi adesso è giovane, non era ancora nato; chi è prossimo alla pensione era un bambino; chi è ultraottantenne può forse ricordare molto…
Nel 1961 Bruno Boni era sindaco di Brescia da 13 anni, alle elezioni del 1956 aveva raggiunto l'apice dei consensi con 13581 preferenze, mentre in quelle del 6 novembre 1960 era calato a 10853, ma rimaneva di gran lunga l'uomo più potente di Brescia, cumulando le cariche di Sindaco e di Segretario provinciale della DC.
Nelle elezioni comunali del 1960 la DC aveva ottenuto il 44,5% dei voti e 24 seggi su 50 e col PSDI (6,4% e 3 seggi) formava una salda maggioranza (il PSI era al 17, 7 % e il PCI al 16,6). Nella Giunta comunale vi erano 10 assessori DC (tra i più noti, Livia Feroldi, Riccardo Capra, Carlo Albini, Giovanni Vezzoli e il giovane Giulio Onofri) e 2 socialdemocratici. In Provincia, dove la DC aveva la maggioranza assoluta (55%), si forma un monocolore democristiano, presieduto dall'avv. Ercoliano Bazoli (tra gli assessori Cesare Trebeschi, che poi nel 1975 diverrà Sindaco di Brescia).
Nel 1961 il Consiglio comunale assume molte decisioni importanti per la nostra città. In aprile è approvato il prolungamento della strada per la Maddalena, dalla località Pozza (a quota 525 mt.) fino alla sommità del colle (costo previsto 70 milioni di lire, circa 35 mila euro, oggi piccola somma, ma allora impegnativa!). In maggio il Comune entra nella costituenda Società per l'idrovia Ticino-Mincio: si tratta del famoso canale navigabile che, passando per Brescia (il porto era previsto nella nostra Circoscrizione, nella zona dove ora c'è la moschea) avrebbe collegato la zona di Milano col Mincio e col Po. Il Sindaco Boni si è battuto caparbiamente per anni per realizzare quest'importante opera pubblica, che avrebbe sgravato le nostre strade e autostrade da migliaia d'autocarri per il trasporto merci, ma non è mai riuscito a farla approvare definitivamente!
A novembre il consiglio comunale approva un accordo con la Seb (la società elettrica che c'era prima dell'ENEL) che per la prima volta consente all'ASM di vendere energia elettrica fuori dai confini comunali: è la premessa per la costruzione della nuova centrale idroelettrica sul Mincio (deliberata nel 1962) che si affianca a quella di Cassano d'Adda, la cui costruzione era iniziata nel 1958 e che entra in funzione proprio nel 1961. Nello stesso periodo il consiglio comunale approva le nuove linee di trasporto urbano n. 19 e 20, le famose circolari.
Sempre nel 1961 è deciso il tracciato della nuova autostrada A 21 (Piacenza - Brescia) scartando una precedente ipotesi che prevedeva a Peschiera del Garda l'innesto con la A4. Nel frattempo in città fervevano i lavori per completare il restauro della chiesa di S. Maria dei Miracoli, in corso Martiri, gravemente danneggiata dai bombardamenti anglo-americani durante la seconda guerra mondiale (l'inaugurazione avverrà il 10 ottobre 1962). Il 5 novembre 1961 è inaugurato solennemente il cavalcavia Kennedy che attraversa la ferrovia e apre la strada all'espansione urbana nella zona sud della città.
Il 1961 è anche l'anno dell'approvazione definitiva del piano regolatore generale, detto comunemente piano Morini, dal nome dell'ingegnere e docente del Politecnico di Milano che l'aveva predisposto a partire dai primi mesi del 1959. L'anno precedente il Ministero dei Lavori Pubblici aveva fortunatamente bocciato in maniera definitiva il piano regolatore del 1954, che prevedeva orribili sventramenti nel centro storico, per creare grandi arterie stradali. Il piano Morini disegna la rete attuale delle tangenziali (la Ovest e la Sud), propone la creazione di un moderno centro direttivo a sud della ferrovia (Brescia 2), di zone industriali e di quartieri periferici. Nel dibattito in consiglio comunale emerge la centralità di nuovi grandi progetti, alcuni realizzati diversi decenni dopo (come il Palazzo di Giustizia) o mai realizzati (come la sede unica degli uffici comunali). Il difetto principale del piano Morini sta nella sproporzionata previsione di crescita (in 10 anni era previsto di arrivare ad oltre 400.000 abitanti!) con la conseguente eccessiva possibilità di costruire.
I primi anni '60 sono caratterizzati, a Roma come a Brescia, dallo scontro interno alla DC tra i favorevoli e i contrari all'apertura al centro-sinistra (cioè all'alleanza della DC col PSI). Mentre a Roma il III Governo Fanfani si regge con l'appoggio esterno dei socialisti, nel gruppo dirigente della DC bresciana va crescendo il peso delle minoranze interne di sinistra, apertamente favorevoli all'apertura al PSI, in cui militavano giovani come Giulio Onofri e Pietro Padula (anche lui futuro Sindaco di Brescia), sindacalisti come Franco Castrezzati, aclisti come Mario Faini, e ancora Michele Capra, Sandro Fontana e altri. All'interno invece del correntone di maggioranza guidato da Boni si inaspriva il confronto tra i favorevoli (Annibale Fada, Fabiano De Zan e Matteo Perrini) e i contrari al centro- sinistra (gli on. Lodovico Montini, Mario Pedini ed Enrico Roselli). Le giunte di centro sinistra si formeranno a Brescia solo nel dicembre del 1964. Questa fase importante della storia bresciana (1958-1964) è ancora in gran parte da scrivere.

 

 

Maurilio Lovatti

 

 

Il quartiere Lamarmora nei primi anni '60

 

 

Sud Informa, n. 6, dicembre 2011, pag. 6

 

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