Considerazioni
della Giunta Diocesana di Trento
espresse nella seduta del 25 aprile 1954
Trento,
28 aprile 1954
La
Giunta Diocesana di Azione Cattolica di Trento si è riunita domenica 25
aprile 1954 per un esame della situazione quale risulta dopo il recente
provvedimento nei confronti del Presidente centrale della GIAC dott. Mario
Rossi.
Su quanto ha disposto l'Autorità ecclesiastica - come appare dal comunicato
de L'Osservatore Romano del 23 aprile 1954 - la Giunta Diocesana non
ha che da prendere atto ed ha dato disposizioni a lutti i dirigenti perché
l'interpretazione ufficialmente data faccia testo, Siano evitati commenti, e
si proceda serenamente nel lavoro di apostolato.
Ciò premesso la Giunta Diocesana ritiene tuttavia doveroso esprimere le
proprie apprensioni per il turbamento profondo che il provvedimento ha
causato non solo nelle file della G IA (ma di tutta l'Azione Cattolica.
La Giunta Diocesana coglie quest'occasione per riferire alcune sue
preoccupazioni che datano da tempo, e che si estendono assai al di là del
recente episodio, e che sono determinate dagli atteggiamenti del presidente
generale dcll'AC prof. Luigi Gedda, per il fatto che implicano novità di
indirizzo orientativo nell'AC e un evidente sconfinamento dai campi che le
sono propri.
Tali atteggiamenti minacciano di investire, a parere di questa Giunta
Diocesana, la sostanza stessa dell'Azione Cattolica.
Già in precedenti occasioni questa Giunta Diocesana ebbe modo di far
presente direttamente al Presidente generale di non poter condividere gli
atteggiamenti che il Quotidiano, che risulta qualificato come organo di
Azione Cattolica e che si sa informato direttamente nel suo indirizzo dal
prof. Gedda, teneva ed aveva tenuto nei momenti culminanti della vita
italiana.
Si era anche fatto presente al presidente Gedda la necessità che egli si
esprimesse con un giudizio chiaro e definitivo nei confronti della
situazione politica italiana per togliere il pretesto ai grandi quotidiani
di informazione cd ai rotocalchi di speculare più oltre sulla sua persona e
sui suoi orientamenti e quindi di presentare l'Azione Cattolica in
un'atmosfera di sospetto, quasi che in essa si fossero spenti i supremi
aneliti di carità e di giustizia sulle ceneri di una pura metodologia
politica.
Alle richieste di questa Giunta Diocesana è stata data una risposta
evasiva.
Gli avvenimenti, svoltisi in seno alla presidenza centrale negli ultimi
anni, hanno rilevato l'esistenza, al vertice, di conflitti, che sembrano
dovuti alla volontà di esclusivismo del prof. Gedda, che accetta e vuole
nei collaboratori solo un'espressione conformista a orientamenti che
sostanzialmente mirano ad alterare l'atteggiamento politico dei cattolici
italiani.
Nel clima della libertà i cattolici avevano ripreso la vecchia tradizione
democratica, confortati dalla consapevolezza che la Santa Sede approvava e
incoraggiava la loro scelta.
Il lavoro si svolgeva serenamente nell'accurata distinzione dei campo di
azione spirituale da quello specificatamente politico, in costante accordo
fraterno di unità, che, almeno nella nostra diocesi, nei momenti culminanti
si era rivelato decisivo per una sempre più larga affermazione dei principi
cristiani nella vita del popolo.
L'Azione Cattolica in questa distinzione di attribuzioni e di
responsabilità, poteva con speditezza e serietà approfondire il suo
intervento di apostolato per una più vasta irradiazione dei principi
religiosi e morali in tutti i campi della vita, sentiva di poter tenere
testa serenamente alle accuse di intromissione di carattere puramente
temporale.
Ne derivava da tutto ciò un prestigio di immacolatezza da interessi terreni
che costituiva un crescente richiamo ai giovani e alle classi umili e
consentiva un costante ed imparziale intervento ogni volta che occorresse un
richiamo correttivo dinanzi a deviazioni ed umane debolezze degli operatori
nei campi politico, amministrativo ed economico.
Sembra a questa Giunta Diocesana - e lo si rileva con tristezza - che da
parte del Presidente Generale di AC questa distinzione di compiti non sia
stata rispettata. Dobbiamo comunque affermare che il nostro lavoro unitario
ha subito arresti e pericolose svolte, specialmente alle scadenze
elettorali, per le divergenti manifestazioni del Presidente generale
all'indirizzo della Santa Sede e dell'Episcopato, manifestatesi in forme
larvate e spesso contraddittorie.
Sullo sfondo di una posizione enigmatica e spesso equivoca è agevole
riconoscere che il prof. Gedda non si propone la valorizzazione e
l'approfondimento del lavoro apostolico della AC, riservandosi il
conseguente diritto e dovere di giudizio sui grandi e fondamentali indirizzi
dell'azione pubblica dei cattolici italiani, ma persegue un preciso piano
politico che mira a spostare, nel nome delle cosiddette "forze
nazionali" l'asse politica italiana, forse per scetticismo verso il
regime democratico, di cui egli mostra di non apprezzare la consistenza, né
di valutare storicamente il lento, ma costante ed ascensionale sviluppo.
Non c'è quindi da meravigliarsi se l'opinione pubblica viene attribuendo ai
dirigenti della Azione Cattolica il proposito di svolgere un'azione del
tutto contingente, profittando della forza numerica del movimento, per
influenzare le sfere responsabili della vita politica e toglierle dalle
attuali posizioni, spostandole verso i partiti monarchico e del MSI, nel
nome di una presunta riconciliazione nazionale e di un anticomunismo che
troverebbe in questa forza soltanto il terreno adatto di combattimento.
Dinanzi a questa situazione il pensiero della Giunta Diocesana di Azione
Cattolica di Trento si può precisare in questi termini:
1. si sente la necessità di un richiamo ad una più precisa distinzione di
compiti e ad un più rigoroso rispetto delle sfere di azione riservata
rispettivamente all'apostolato dei laici e all'attività dei cattolici nella
vita politica di curare il costante accordo al vertice, che si traduce in
feconda armonia di lavoro alla periferia, evitando gli sbandamenti
pericolosi; di non lasciare ulteriormente i cattolici in un'incertezza
penosa che diventa angoscia nei momenti decisivi.
2. Quanto al proposito di una revisione di indirizzo in campo politico e
sociale - quale è dato da vedere anche per le recenti pubblicazioni di una
rivista cattolica - la Giunta Diocesana non può non manifestare le proprie
preoccupazioni. Tutta l'azione di apostolato Io e tutta l'opera dei
cattolici in campo politico avevano trovato una sostanziale unità nelle
Encicliche e nei messaggi pontifici e una singolare rispondenza nell'attesa
di carità e di giustizia della più gran parte del nostro popolo.
3. Abbiamo ragione di temere che tale mutamento - nel momento in cui si
accentua la posizione di difesa dei gruppi privilegiati - verrebbe
interpretato dalle folle degli umili come un abbandono della loro difesa da
parte della Chiesa: e non sapremmo come difenderci dall'accusa di averle
deluse, con una meditata manovra di temporeggiamento in favore dei potenti.
La preoccupazione maggiore riguarda le nuove generazioni, che
interpreterebbero i nuovi indirizzi come accomodante rinuncia alla crociata
sociale, cui il Santo Padre aveva chiamato i cattolici, e non solo essi, fin
dal messaggio natalizio 1942: mentre il comunismo non mancherebbe di
sfruttare la nuova situazione, presentandosi ai giovani nel nome dei
principi evangelici che la Chiesa avrebbe tradito.
È per di più da prevedere che non pochi tra gli stessi cattolici
rivendicherebbero a sè la libertà della scelta sul terreno esclusivamente
politico, compromettendo con ciò, in forma difficilmente riparabile,
l'unità dei cattolici.
In queste condizioni la massa degli incerti perderebbe la fiducia nella
capacità di guida dei cattolici e nella massima parte diventerebbe
probabile preda del socialcomunismo.
4. Nella giustificata preoccupazione di costituire un più largo Fronte
anticomunista ci sembra non si debbano dimenticare gli eccessi cui giunsero
i nazionalismi fino a meritare in certi momenti la aperta condanna della
Chiesa, e di danni che inflissero alla Patria, scompaginando il senso di
moralità di intere generazioni nell'esaltazione della violenza come diritto
e dell'odio come metodo nella sfera individuale, in quella nazionale ed
internazionale, e nella codificata volontà di privilegio politico di una
classe.
Nè si può nascondersi che tale fronte rappresenterebbe per i più la
confluenza di forze determinate dalla paura e dall'interesse, destinato a
sfasciarsi ad ogni urto, privo come sarebbe di un reale denominatore comune
di carattere superiore agli interessi contingenti e comporterebbe comunque
la rinuncia implicita da parte dei cattolici ad agire con responsabilità
propria nella realizzazione dei postulati cristiani nella vita pubblica del
paese.
5. Per quanto riguarda il provvedimento relativo alla GIAC, questa Giunta
Diocesana di Azione Cattolica - a parte le tendenze di cui alla
comunicazione de L'Osservatore Romano" - ritiene doveroso far presente
che in diocesi l'impostazione del lavoro era sembrata efficace e rivolta
alla elevazione spirituale dei giovani ad un loro più esatto orientamento
nella preparazione religiosa e sociale e ad una rimeditazione cristiana dei
problemi del lavoro.
La distinzione in studenti operai e rurali non era apparsa incrinare
l'unità del movimento. anzi sembrava favorirla.
6. Questa Giunta Diocesana nel momento in cui si fa interprete di queste
preoccupazioni, esprime il pensiero che i continui turbamenti verificatisi
nella Presidenza Centrale in questi anni finiscono per gravemente devastare
l'Azione Cattolica venendo con ciò a privare il Paese di uno dei suoi
elementi più vene più validi di rinascita spirituale e morale.
La Giunta Diocesana ha espresso all'unanimità il voto che questi pensieri
siano fatti presenti a S. Ecc. l'Arcivescovo e con il suo consenso,
trasmessi alle superiori autorità centrali.
IL DELEGATO ARCIVESCOVILE
(Mons. Dott. Alfonso Cesconi)
IL PRESIDENtE DELLA GIUNTA DIOCESANA
(dott. Flaminio Piccoli)
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Fonte:
Mario V. Rossi, un cattolico laico. Significato e attualità del suo
impegno nell'Italia del secondo dopoguerra, Atti del convegno di
studi promosso e organizzato dal Comune di Costa di Rovigo, a cura di
G. Martini, S. Ferro, M. Cavriani, 13-14 marzo 1999, Minelliana,
Rovigo 2000, pag. 122 - 124.
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