Maurilio Lovatti

Il caso di Mario Rossi (1954): testimonianze, documenti, lettere

 

 

Documento della Giunta diocesana d'Azione Cattolica di Trento, 28 aprile 1954

 

 

 

 

 

Considerazioni della Giunta Diocesana di Trento
espresse nella seduta del 25 aprile 1954

 

Trento, 28 aprile 1954          

La Giunta Diocesana di Azione Cattolica di Trento si è riunita domenica 25 aprile 1954 per un esame della situazione quale risulta dopo il recente provvedimento nei confronti del Presidente centrale della GIAC dott. Mario Rossi.
Su quanto ha disposto l'Autorità ecclesiastica - come appare dal comunicato de L'Osservatore Romano del 23 aprile 1954 - la Giunta Diocesana non ha che da prendere atto ed ha dato disposizioni a lutti i dirigenti perché l'interpretazione ufficialmente data faccia testo, Siano evitati commenti, e si proceda serenamente nel lavoro di apostolato.
Ciò premesso la Giunta Diocesana ritiene tuttavia doveroso esprimere le proprie apprensioni per il turbamento profondo che il provvedimento ha causato non solo nelle file della G IA (ma di tutta l'Azione Cattolica.
La Giunta Diocesana coglie quest'occasione per riferire alcune sue preoccupazioni che datano da tempo, e che si estendono assai al di là del recente episodio, e che sono determinate dagli atteggiamenti del presidente generale dcll'AC prof. Luigi Gedda, per il fatto che implicano novità di indirizzo orientativo nell'AC e un evidente sconfinamento dai campi che le sono propri.
Tali atteggiamenti minacciano di investire, a parere di questa Giunta Diocesana, la sostanza stessa dell'Azione Cattolica.
Già in precedenti occasioni questa Giunta Diocesana ebbe modo di far presente direttamente al Presidente generale di non poter condividere gli atteggiamenti che il Quotidiano, che risulta qualificato come organo di Azione Cattolica e che si sa informato direttamente nel suo indirizzo dal prof. Gedda, teneva ed aveva tenuto nei momenti culminanti della vita italiana.
Si era anche fatto presente al presidente Gedda la necessità che egli si esprimesse con un giudizio chiaro e definitivo nei confronti della situazione politica italiana per togliere il pretesto ai grandi quotidiani di informazione cd ai rotocalchi di speculare più oltre sulla sua persona e sui suoi orientamenti e quindi di presentare l'Azione Cattolica in un'atmosfera di sospetto, quasi che in essa si fossero spenti i supremi aneliti di carità e di giustizia sulle ceneri di una pura metodologia politica.
Alle richieste di questa Giunta Diocesana è stata data una risposta evasiva.
Gli avvenimenti, svoltisi in seno alla presidenza centrale negli ultimi anni, hanno rilevato l'esistenza, al vertice, di conflitti, che sembrano dovuti alla volontà di esclusivismo del prof. Gedda, che accetta e vuole nei collaboratori solo un'espressione conformista a orientamenti che sostanzialmente mirano ad alterare l'atteggiamento politico dei cattolici italiani.
Nel clima della libertà i cattolici avevano ripreso la vecchia tradizione democratica, confortati dalla consapevolezza che la Santa Sede approvava e incoraggiava la loro scelta.
Il lavoro si svolgeva serenamente nell'accurata distinzione dei campo di azione spirituale da quello specificatamente politico, in costante accordo fraterno di unità, che, almeno nella nostra diocesi, nei momenti culminanti si era rivelato decisivo per una sempre più larga affermazione dei principi cristiani nella vita del popolo.
L'Azione Cattolica in questa distinzione di attribuzioni e di responsabilità, poteva con speditezza e serietà approfondire il suo intervento di apostolato per una più vasta irradiazione dei principi religiosi e morali in tutti i campi della vita, sentiva di poter tenere testa serenamente alle accuse di intromissione di carattere puramente temporale.
Ne derivava da tutto ciò un prestigio di immacolatezza da interessi terreni che costituiva un crescente richiamo ai giovani e alle classi umili e consentiva un costante ed imparziale intervento ogni volta che occorresse un richiamo correttivo dinanzi a deviazioni ed umane debolezze degli operatori nei campi politico, amministrativo ed economico.
Sembra a questa Giunta Diocesana - e lo si rileva con tristezza - che da parte del Presidente Generale di AC questa distinzione di compiti non sia stata rispettata. Dobbiamo comunque affermare che il nostro lavoro unitario ha subito arresti e pericolose svolte, specialmente alle scadenze elettorali, per le divergenti manifestazioni del Presidente generale all'indirizzo della Santa Sede e dell'Episcopato, manifestatesi in forme larvate e spesso contraddittorie.
Sullo sfondo di una posizione enigmatica e spesso equivoca è agevole riconoscere che il prof. Gedda non si propone la valorizzazione e l'approfondimento del lavoro apostolico della AC, riservandosi il conseguente diritto e dovere di giudizio sui grandi e fondamentali indirizzi dell'azione pubblica dei cattolici italiani, ma persegue un preciso piano politico che mira a spostare, nel nome delle cosiddette "forze nazionali" l'asse politica italiana, forse per scetticismo verso il regime democratico, di cui egli mostra di non apprezzare la consistenza, né di valutare storicamente il lento, ma costante ed ascensionale sviluppo.
Non c'è quindi da meravigliarsi se l'opinione pubblica viene attribuendo ai dirigenti della Azione Cattolica il proposito di svolgere un'azione del tutto contingente, profittando della forza numerica del movimento, per influenzare le sfere responsabili della vita politica e toglierle dalle attuali posizioni, spostandole verso i partiti monarchico e del MSI, nel nome di una presunta riconciliazione nazionale e di un anticomunismo che troverebbe in questa forza soltanto il terreno adatto di combattimento.
Dinanzi a questa situazione il pensiero della Giunta Diocesana di Azione Cattolica di Trento si può precisare in questi termini:
1. si sente la necessità di un richiamo ad una più precisa distinzione di compiti e ad un più rigoroso rispetto delle sfere di azione riservata rispettivamente all'apostolato dei laici e all'attività dei cattolici nella vita politica di curare il costante accordo al vertice, che si traduce in feconda armonia di lavoro alla periferia, evitando gli sbandamenti pericolosi; di non lasciare ulteriormente i cattolici in un'incertezza penosa che diventa angoscia nei momenti decisivi.
2. Quanto al proposito di una revisione di indirizzo in campo politico e sociale - quale è dato da vedere anche per le recenti pubblicazioni di una rivista cattolica - la Giunta Diocesana non può non manifestare le proprie preoccupazioni. Tutta l'azione di apostolato Io e tutta l'opera dei cattolici in campo politico avevano trovato una sostanziale unità nelle Encicliche e nei messaggi pontifici e una singolare rispondenza nell'attesa di carità e di giustizia della più gran parte del nostro popolo.
3. Abbiamo ragione di temere che tale mutamento - nel momento in cui si accentua la posizione di difesa dei gruppi privilegiati - verrebbe interpretato dalle folle degli umili come un abbandono della loro difesa da parte della Chiesa: e non sapremmo come difenderci dall'accusa di averle deluse, con una meditata manovra di temporeggiamento in favore dei potenti.
La preoccupazione maggiore riguarda le nuove generazioni, che interpreterebbero i nuovi indirizzi come accomodante rinuncia alla crociata sociale, cui il Santo Padre aveva chiamato i cattolici, e non solo essi, fin dal messaggio natalizio 1942: mentre il comunismo non mancherebbe di sfruttare la nuova situazione, presentandosi ai giovani nel nome dei principi evangelici che la Chiesa avrebbe tradito.
È per di più da prevedere che non pochi tra gli stessi cattolici rivendicherebbero a sè la libertà della scelta sul terreno esclusivamente politico, compromettendo con ciò, in forma difficilmente riparabile, l'unità dei cattolici.
In queste condizioni la massa degli incerti perderebbe la fiducia nella capacità di guida dei cattolici e nella massima parte diventerebbe probabile preda del socialcomunismo.
4. Nella giustificata preoccupazione di costituire un più largo Fronte anticomunista ci sembra non si debbano dimenticare gli eccessi cui giunsero i nazionalismi fino a meritare in certi momenti la aperta condanna della Chiesa, e di danni che inflissero alla Patria, scompaginando il senso di moralità di intere generazioni nell'esaltazione della violenza come diritto e dell'odio come metodo nella sfera individuale, in quella nazionale ed internazionale, e nella codificata volontà di privilegio politico di una classe.
Nè si può nascondersi che tale fronte rappresenterebbe per i più la confluenza di forze determinate dalla paura e dall'interesse, destinato a sfasciarsi ad ogni urto, privo come sarebbe di un reale denominatore comune di carattere superiore agli interessi contingenti e comporterebbe comunque la rinuncia implicita da parte dei cattolici ad agire con responsabilità propria nella realizzazione dei postulati cristiani nella vita pubblica del paese.
5. Per quanto riguarda il provvedimento relativo alla GIAC, questa Giunta Diocesana di Azione Cattolica - a parte le tendenze di cui alla comunicazione de L'Osservatore Romano" - ritiene doveroso far presente che in diocesi l'impostazione del lavoro era sembrata efficace e rivolta alla elevazione spirituale dei giovani ad un loro più esatto orientamento nella preparazione religiosa e sociale e ad una rimeditazione cristiana dei problemi del lavoro.
La distinzione in studenti operai e rurali non era apparsa incrinare l'unità del movimento. anzi sembrava favorirla.
6. Questa Giunta Diocesana nel momento in cui si fa interprete di queste preoccupazioni, esprime il pensiero che i continui turbamenti verificatisi nella Presidenza Centrale in questi anni finiscono per gravemente devastare l'Azione Cattolica venendo con ciò a privare il Paese di uno dei suoi elementi più vene più validi di rinascita spirituale e morale.
La Giunta Diocesana ha espresso all'unanimità il voto che questi pensieri siano fatti presenti a S. Ecc. l'Arcivescovo e con il suo consenso, trasmessi alle superiori autorità centrali.


IL DELEGATO ARCIVESCOVILE 
(Mons. Dott. Alfonso Cesconi)  
IL PRESIDENtE DELLA GIUNTA DIOCESANA
(dott. Flaminio Piccoli)      

 

 

Fonte: Mario V. Rossi, un cattolico laico. Significato e attualità del suo impegno nell'Italia del secondo dopoguerra, Atti del convegno di studi promosso e organizzato dal Comune di Costa di Rovigo, a cura di G. Martini, S. Ferro, M. Cavriani, 13-14 marzo 1999, Minelliana, Rovigo 2000, pag. 122 - 124.

 

 

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