Maurilio Lovatti

Una battaglia per la serietà e trasparenza nella scuola di Stato
(1995-97)

 

 

 

 

Giro di opinioni tra i presidi delle scuole medie superiori cittadine dopo l'originale proposta presentata nei giorni scorsi dal Consiglio d'istituto del liceo scientifico Copernico

Promossi con il 5 in pagella, il modello è a stelle e strisce

In Usa già avviene, ma il voto influisce sugli studi universitari e sul lavoro

 

Giornale di Brescia,  domenica 3 marzo 1996, pag. 6

 

 

 

Promuovere uno studente delle superiori con il 5 in pagella non è la soluzione ottimale, ma potrebbe essere uno stimolo perché l'interessato si senta maggiormente impegnato a recuperare le carenze non gravi in una o più materie, oltre che costituire una traccia nella "storia" scolastica. L'originale proposta è del Consiglio d'istituto del liceo scientifico "Copernico" di viale Duca degli Abruzzi, di cui abbiamo riferito nella nostra edizione di martedì 27 febbraio, che ha suscitato tanto interesse tra gli addetti ai lavori anche fuori provincia, tanto che "mamma Rai" ha realizzato in proposito un servizio con interviste, andato in onda nel Tg1 delle 13.30 di giovedì.
Sulla questione abbiamo raccolto il parere di alcuni presidi degli istituti superiori statali cittadini. Tutti si sono dichiarati sostanzialmente d'accordo nel ritenere che non è stato sufficiente istituire gli attuali brevi corsi di recupero (tecnicamente chiamati "interventi didattici integrativi") al posto dei vecchi esami di riparazione. Il colpo di spugna all'appello di settembre andava inserito in una organizzazione scolastica più flessibile, magari sullo stile statunitense, dove un allievo può essere promosso alla classe successiva, ma non per la disciplina in cui è stato giudicato carente.
Per analogia col "Copernico", iniziamo la carrellata dai licei. Il preside dell'"Arnaldo", prof. Lorenzo Plebani: "Da noi già lo scorso anno, per lo studente promosso con il 6 non pieno, era indicato con un asterisco l'obbligo di frequentare il corso di recupero e settembre. Certo il 5 in pagella può trovare una motivazione etica e formativa perché obbliga moralmente l'alunno a rimediare l'insufficienza. A dire il vero, abolire gli esami di settembre è stato un provvedimento demagogico: occorreva modificare contemporaneamente anche la legislazione e gli indirizzi scolastici". 
Mauro Bortoletto, responsabile del "Calini": "È stato un contro-senso abolire gli esami di riparazione e lasciare la scuola uguale a prima. La motivazione addotta dall'ex ministro D'Onofrio era stata quella di assicurare un regolare inizio dell'anno scolastico, ma quello del 1995-96 è partito ancora più in ritardo del solito. Il provvedimento doveva essere adottato assieme alla riforma scolastica. Il 5 in pagella servirebbe a meglio fotografare la realtà, ma è necessaria un 'organizzazione scolastica più flessibile sui modelli stranieri, nei quali uno studente promosso con l'insufficienza dovrà ripetere il vecchio programma prima di affrontare quello nuovo".
"La proposta del 5 sulla pagella - afferma il preside del "Gambara", prof. Graziano Melzani - è difficilmente attuabile se non si cambia prima l'organizzazione e la struttura della scuola. Limitarsi a promuovere col 5 significherebbe infierire sull'alunno, se l'anno successivo non si trova una soluzione diversa al problema. Meglio adottare il modello statunitense, dove il diploma ha poco valore e lo si può ottenere anche con una insufficienza, che è però poi determinante nella scelta della facoltà universitaria o per l'ingresso nel mondo del lavoro. Forse è il caso di ricordare che gli studenti carenti in una materia sono sempre stati aiutati anche prima in sede di scrutinio finale".
"L'idea di segnalare implicitamente l'insufficienza al Consiglio di classe dell'anno successivo - aggiunge il preside del "Castelli", prof. Giuseppe Leotta - è giusta. Non va bene però quella di tornare ai vecchi esami di riparazione. Bisogna invece mettere a punto modalità di recupero più efficaci di quelle attuali. Il metodo migliore è quello di un orario scolastico flessibile con un recupero costante durante l'intero anno. Un insegnante potrebbe avere, per esempio, 15 ore curriculari e 3 di recupero con gruppi di alunni diversi. Le modalità attuali scontentano un po' tutti. Personalmente non sono d'accordo nell'interrompere a metà anno le normali lezioni, perché alcuni studenti sarebbero privati di un servizio dovuto".
Il preside del "Golgi", prof. Claudio Pardini, non è molto convinto della promozione con il 5. "Sarebbe meglio promuovere con giudizi differenziati come avviene in Usa e Francia. Personalmente sono molto soddisfatto di come nella nostra scuola sono stati organizzati i corsi di recupero. Ne abbiamo ben 140 e di ampio respiro, prevedendo anche l'interruzione dell'attività didattica dall' 11 al 16 marzo". "Questa situazione - precisa Giuseppe Colosio, preside del "Lunardi" - produce inevitabilmente alcuni problemi, anche se dal prossimo anno la situazione migliorerà, dopo la prima emergenza. Più che di corsi di recupero parlerei di attività di recupero, che comportano una manovra più complessiva".
Per il preside del "Pastori", prof. Paolo Taddei: "Nel giro di 4 anni la scuola digerirà anche questa. In novembre i rappresentanti di classe della nostra scuola erano dell'avviso di ritornare agli esami d'appello".


Giovanni Spinoni




Giornale di Brescia,  domenica 3 marzo 1996, pag. 6

 

 

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