Maurilio Lovatti

Una battaglia per la serietà e trasparenza nella scuola di Stato 
(1995-97)

 

 

 

La risposta del ministro Lombardi all'appello di mille insegnanti contro la scuola facile

Mai più il "sei politico"

"Non è vero che non si può bocciare per una materia - Il voto rispecchi la preparazione"

 

Il Sole - 24 Ore,  sabato 9 marzo 1996, pag. 14

 

 

Più di mille docenti delle scuole secondarie e dell'università (1.095 al 4 marzo) tra cui molti nomi noti, esprimono "al signor Presidente della Repubblica, al Governo, al Parlamento, alle forze politiche … vive preoccupazioni per le condizioni della scuola italiana, chiedono di prolungare fino ai 16 o ai 18 anni, mettono in guardia contro la politica demagogica che offrire una scuola facile". La notizia ha fatto scalpore, suscitato accuse e polemiche. Polemiche spesso sfocate. Resta però il fatto positivo che il malessere crescente nella scuola si è finalmente tradotto in una presa di posizione collettiva rivolta all'esterno.
Persino sulle forze politiche, che, a differenza di quelle americane, sono cosi poco propense a fare dell'istruzione un tema da campagna elettorale, l'appello potrebbe avere effetti positivi. Il fisco è ormai emerso come il tema del giorno, ma non è certo l'unico. E certo però che, senza l'iniziativa nata al Liceo Galvani di Bologna, difficilmente i mali della scuola sarebbero stati presi in considerazione fino alla data del voto.
A dire il vero l'appello sottoscritto dai professori e dagli intellettuali è piuttosto generico, e non contiene grandi novità. L'elemento più nuovo - tanto più che, molti firmatari vengono dalla cultura e dalla militanza di sinistra - è il dito puntato contro "la scuola facile" Non per nulla l'occasione concreta da cui muove l'appello è l'insoddisfazione per il modo in cui è stata realizzata l'ultima mini-riforma delle scuole superiori: l'abolizione degli esami di riparazione a settembre, sostituiti dai "corsi di recupero". Infatti l'appello dei docenti lamenta che "dalla costituzione della Repubblica... gli interventi legislativi si sono limitati per lo più a smontare il sistema scolastico... senza sostituirvi un organico disegno formativo". E fa come esempio "la recente soppressione degli esami di riparazione, che ha ulteriormente ridotto l'efficienza dell'istituzione scolastica". -
Ma siamo sicuri che questo sia vero? Una scuola secondaria che, dal primo all'ultimo anno, perde quasi metà degli allievi sarebbe una scuola "facile" e poco selettiva? L'abolizione degli esami di riparazione ha creato certamente insoddisfazione e disagio. Ma, come ha scritto anche "Il Sole-24 Ore", il numero dei bocciati non è cambiato, rispetto agli anni precedenti. Più che di "scuola facile" si è trattato di scuola disorganizzata. Anche ieri da un "sondaggio pilota" del Coordinamento in difesa dei consumatori (Codacons) è emerso che il 44,5% dei corsi di sostegno si è svolto durante il normale orario scolastico, e che in media il tempo dedicato al recupero, materia per materia, è stato "largamente insufficiente".
Far parlare di scuola gli intellettuali, i giornali e le forze politiche è in sé positivo. Ma è importante anche il merito dei problemi. Per questo abbiamo domandato al ministro della Pubblica istruzione Giancarlo Lombardi in che modo pensa di rispondere, al di là dell'appello e dei suoi contenuti, al forte disagio emerso non solo tra i docenti ma anche tra gli studenti e le famiglie a proposito degli esami soppressi e dei parziale fallimento dei corsi di recupero.
"Dal punto di vista degli effetti l'appello è stato utile - ha detto Lombardi. - Romano Prodi ha ribadito che la scuola sarà una delle priorità del suo eventuale Governo e la stessa volontà ha manifestato Francesco D'Onofrio, che ha avanzato la sua candidatura alla Pubblica istruzione nel caso di vittoria del Polo. Quel che non condivido è il giudizio negativo indiscriminato su tutto quel che si è fatto nella scuola dal dopoguerra a oggi. La scuola non è allo sfascio. In parte si è rinnovata. Ma ora il passo avanti decisivo dipende dal Parlamento, cioè dall'approvazione della legge sull'autonomia.
Un professore di filosofia, Franco Manni, ha scritto sul Sole-24 Ore che la promozione di un allievo insufficiente con il "sei politico" è una truffa di Stato. All'estero, invece, si passa bensì all'anno successivo, ma con un voto, anche d'insufficienza, che rispecchia fedelmente le conoscenze reali.
Quel professore ha ragione. Anche in Italia dovrebbe essere riconosciuta, anche sotto forma di debito formativo, la preparazione reale di uno studente che passa all'anno successivo. Anch'io sono contrario al sei formale sulla pagella. Purtroppo, però, per far questo occorre modificare la legge che ha abolito gli esami di riparazione.
I corsi di recupero hanno funzionato solo in parte. Che cosa si può fare per garantire la serietà dell'apprendimento, senza scaricare di nuovo sullo studio isolato durante le vacanze ogni carenza di preparazione?
A parte l'intervento legislativo di cui ho detto, si possono fare subito due cose. In primo luogo utilizzare meglio la flessibilità dell'organizzazione scolastica. Non è detto che il sostegno agli allievi in difficoltà debba sempre, svolgersi con la formula, troppo rigida, del corso di recupero. In parte può avvenire durante la normale attività scolastica, utilizzando meglio il tempo e i docenti. In secondo luogo, sgombriamo il terreno dai falsi problemi. Con una o due materie non si può bocciare? Chi l'ha mai detto? Sono i consigli di classe che devono valutare la situazione di ogni allievo, e assumersene la responsabilità. Se uno studente smette apertamente di studiare anche una sola materia perché "tanto con una sola insufficienza non si boccia", forse il suo è proprio un caso che merita la bocciatura.

Andrea Casalegno




Il Sole - 24 Ore,  sabato 9 marzo 1996, pag. 14

 

 

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