Questo Mese Idee, mensile, giugno 2014

 

La scuola è finita: ieri, oggi e domani. E voi che ricordi avete?

 

di Maurilio Lovatti 

 

 

Giugno 2014, ultimi giorni di scuola. I bravi studenti pregustano le vacanze: un periodo felice, spensierato, pieno di sogni e speranze. All'inizio sembra quasi senza fine, ma si consumerà più rapidamente del previsto. Quelli meno bravi, rimandati a settembre, sperano in ogni modo di vivere qualche settimana di tregua prima di rituffarsi nello studio e nei corsi di recupero. Sembra un rito che si ripete uguale a se stesso da decenni, anzi da secoli. Eppure sotto un'apparenza d'immutabilità, si nascondono significative differenze.

Proviamo a ricordare, ad immaginare, cosa succedeva mezzo secolo fa. Oggi circa il 90% dei ragazzi dopo la terza media s'iscrive ad una scuola superiore e circa il 77% dei giovani raggiunge il diploma. Gli iscritti al primo anno dell'università sono circa la metà dei giovani diciannovenni (il 68% dei diplomati). Cinquant'anni fa, in Italia, solo mediamente il 25% dei giovani frequentava una scuola superiore, con una significativa differenza tra maschi e femmine: su 100 iscritti alla scuola superiore, 60 erano ragazzi: oggi si registra un sostanziale equilibrio. Ben diversa era inoltre la condizione psicologica degli iscritti. Un futuro ragioniere, un geometra o perito industriale sapeva che quasi sicuramente avrebbe trovato un lavoro meglio retribuito, gratificante e socialmente prestigioso di quello della gran parte dei suoi coetanei che non aveva potuto studiare.

Lo studio, anche quand'era faticoso ed impegnativo, veniva affrontato con forti motivazioni ed aspettative per il futuro. Erano gli ultimi anni del boom economico. Nella mentalità comune si andava diffondendo un profondo senso d'ottimismo, determinato dalla consapevolezza che gli anni duri della ricostruzione erano ormai solo un ricordo. Si pensava che la modernizzazione del paese, appena iniziata, fosse destinata a svilupparsi prepotentemente. Il movimento studentesco del '68 e l'autunno caldo, che di lì a pochi anni avrebbero profondamente cambiato l'Italia, non erano ancora nemmeno immaginabili. Le famiglie del ceto medio compravano per la prima volta l'automobile e il televisore. In quegli anni solo poco più del 6% dei giovani frequentava l'università. Ma c'era fiducia, attesa, e la dolce lusinga di un futuro migliore, senza limitazioni.

Anche a Brescia, come nel resto d'Italia, i licei erano frequentati da una minoranza di studenti: molti di più erano gli iscritti agli istituti tecnici. Nella città industriale all'apice della sua aspettativa produttiva c'era un solo liceo scientifico (il Calini), con circa un migliaio di studenti. Oggi i tre licei scientifici della città (oltre al Calini, il Copernico e il Leonardo) ospitano complessivamente circa 5 mila studenti. Io insegno in uno di questi. Lì ho visto generazioni succedersi a generazioni, i sogni formarsi e mutare, inseguire nuove strade, trovare e cercare ancora e ancora con fiducioso entusiasmo la via del domani. Si avvicinano le ferie estive. Ancora. E ancora gli studenti progettano le loro vacanze.

Oggi scelgono da internet quale della capitali europee visitare, i migliori voli low cost, le occasioni last minute. Hanno lo stesso entusiasmo dei loro padri e dei loro nonni, anche se un tempo il massimo della trasgressione era il campeggio con gli amici sul lago di Garda. Oggi i ragazzi si consigliano la migliore App per la traduzione in tempo reale, da e verso l'inglese, lo spagnolo, il norvegese. Un tempo c'era chi studiava da solo un po' di tedesco: sperando di aver così più fortuna con le favolose ragazze tedesche che affollavano le località lacustri. Eravamo entusiasti delle piccole cose e della vita che ci attendeva, anche se difficile. Oggi si chatta e si twitta, si posta e si tagga, ma l'emozione è sempre la stessa. E per i più giovani, l'estate tornerà ancora e ancora, carica di promesse: buone vacanze, ragazzi!

Maurilio Lovatti

 

Questo Mese Idee, mensile, giugno 2014

 

 

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