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       Nel medioevo si sono delineate diverse
      interpretazioni sulla natura dei concetti universali: realismo estremo e
      moderato, concettualismo, nominalismo moderato e radicale.
       Il periodo in cui si dibatte maggiormente la questione degli
      universali è il XII - XIII secolo. La filosofia scolastica prende il nome
      dal fatto che all'interno delle università si discuteva, ognuno sosteneva
      le proprie tesi e uno degli argomenti più trattati era quello degli
      universali. 
      Collocazione storica: le università di filosofia non esistevano, c'erano
      quelle di medicina, legge, teologia e diritto ecclesiastico. A metà del
      corso, prima di diventare "maestro delle arti", si studiava la
      filosofia. Gli anni di durata delle università non erano fissi come
      adesso. 
       
      Cos' è la questione degli universali? 
      Sappiamo da  Aristotele che esistono concetti universali (a cui
      corrispondono i nomi comuni nel linguaggio). Ma
      qual è la natura di questi concetti? Come si conoscono? 
      Si sono per questo formate tre scuole di pensiero (all'inizio erano 5, ma
      poi le due estremiste sono decadute). 
       
      REALISMO: da res, cosa (da cui deriva anche realtà). Secondo i
      
      realisti  gli universali esistono  in re, nella realtà.
      I radicali o estremi, tra i quali si ricordano  Remigio d'Auxerre e
      Fredegiso,
      interpretavano alla lettera Platone, secondo il quale le idee esistono in
      un mondo a sé. In seguito il realismo si è identificato con quello
      moderato, che potremmo definire una dottrina aristotelica, il cui massimo
      esponente era  San Tommaso. I realisti sostengono che gli universali
      esistono: 
      ·  ANTE REM, prima delle cose. Gli universali sono nella mente di Dio,
      prima che lui abbia creato il mondo (ovviamente al tempo non c'era il
      concetto di evoluzione, quindi Dio crea tutto in una volta sola). Dio,
      prima di creare, aveva già in mente l'idea di albero, foglio, libro….
      Noi, però, non possiamo entrare nella mente di Dio. La legge eterna, il
      progetto di Dio sul mondo non può essere conosciuto pienamente dall'uomo
      (solo indirettamente e parzialmente desumendolo dalle leggi naturali). 
      ·  IN RE, nelle cose. Secondo Aristotele ogni cosa (ogni sostanza) era un sinolo tra
      materia e forma. La forma è la stessa in quegli enti che appartengono alla
      stessa categoria e chiamava essenza la nozione
      della forma. Questa essenza, cioè queste caratteristiche essenziali
      dell'ente, sono l'universale  in re. Gli uomini hanno in comune la stessa
      essenza, ossia la razionalità. Quest'essenza è indispensabile perché
      l'uomo sia chiamato tale ed è quindi l'universale  in re. L'uomo può
      formarsi un concetto delle cose perché la realtà è in qualche modo
      trasparente al pensiero,
      comprensibile alla ragione. 
      ·  POST REM, dopo le cose. Sono nella mente dell'uomo dopo aver conosciuto
      le cose. L'uomo si forma cioè dei concetti nella propria mente, dopo la
      percezione sensibile (esperienza). Il Sensibile in atto si trasforma in
      intelleggibile in potenza. Se, per esempio, vedo il rosso, poi lo posso
      pensare. 
      La formula del realismo moderato sarà dunque quella di universali  post
      rem, cum  fundamento in re. 
      La corrente del realismo è stata la prima che si è diffusa. In
      contrapposizione a questa si formano i concettualisti e i nominalisti,
      inizialmente uniti, ma che poi si divideranno. 
      Nominalisti e concettualisti hanno un punto in comune che li contrappone
      ai realisti: non credono che gli universali esistano  in re. 
       
      NOMINALISMO: sostiene che di universale c'è solo il nome, cioè
      che le nostre idee, ciò che è contenuto nella mente dopo l'esperienza,
      siano individuali, singolari. 
      Es: quando guardo e vedo i colori e le forme, queste cose sono tutte
      particolari (non vedo mai il quadrato in quanto quadrato, ma questo
      determinato quadrato, con queste dimensioni e con questo colore; oppure tocco il
      liscio della cattedra, ma non è il liscio in generale, ogni liscio è
      diverso). 
      La nostra mente utilizza termini universali (infatti non ho un nome per
      tutte le sfumature di blu). Per i nominalisti bisogna negare che nella mente esistano idee,
      rappresentazioni di carattere universale, perché di universale c'è solo
      il nome. 
      I nominalisti estremi, il cui massimo esponente fu Roscellino,
      sostenevano che il nome è solo un suono o un insieme di segni grafici.
      Questo nominalismo verrà subito confutato. Mancava l'analisi del
      significato connesso all'uso del nome nel linguaggio. 
      Il massimo esponente del nominalismo moderato fu  Guglielmo di Ockham.
      Questi nominalisti sostenevano che è vero che di universale c'è solo il
      nome, ma nella nostra mente al nome è collegato un significato. 
       
      CONCETTUALISMO: il massimo esponente è Abelardo, insegnante
      all'università di Parigi, abile nella dialettica e di grande prestigio,
      che si innamora di una ragazza. I parenti di lei si offendono, perché
      credono che Abelardo abbia approfittato della ragazza. Lo fanno rapire e
      lo castrano. Entrambi vengono rinchiusi in convento e si scambiano delle
      lettere. 
      I concettualisti, rispetto alla concezione dei realisti moderati credono
      che: 
      · l'universale ante rem, nella mente di Dio, dobbiamo metterlo da parte, perché noi
      non conosciamo la mente di Dio. 
      · l'universale  in re non esiste (tutte le cose sono individuali). 
      · per quanto riguarda l'universale post rem condividono la tesi dei realisti moderati. 
      Il concettualismo si differenzia dal nominalismo perché ammette che
      l'universale esista  post rem, mentre i nominalisti dicevano che solo i
      nomi erano universali e che quindi non vi erano concetti universali come
      contenuti nelle nostra mente. 
      I realisti vedono la conoscenza umana come un rispecchiamento della
      realtà: infatti se penso che questa sia una biro e non una matita è
      perché essa ha certe qualità. 
      I concettualisti sottolineano il ruolo autonomo, rispetto alla realtà,
      della mente umana nel creare il concetto. 
      Es: supponiamo di vedere una balena e so che è un mammifero. Gli uomini
      primitivi, che non sapevano che aveva i polmoni, ritenevano la balena un pesce. 
      Per i concettualisti, quindi, noi abbiamo sempre la stessa realtà,
      entrambi vedono la balena, solo che io dico che è un mammifero, i
      primitivi che è un pesce. È la mente che determina i criteri per l'uso
      del concetto. 
      Es: nella foresta vedo un cespuglio, uno più esperto vede invece un
      particolare cespuglio e ne dice il nome. Si ha quindi la stessa visione di
      cespuglio, io colgo l'aspetto generico, l'altro quello specifico. 
      La  concettualizzazione è un processo autonomo della mente che non dipende
      solo dalla realtà. 
      Però un realismo moderato, tipo San Tommaso, potrebbe dire che
      l'universale esiste  in re, quindi nella balena c'è l'universale di
      balena, mammifero, vivente, essere. Quando  post rem penso che quella è
      una balena, uso concetti diversi, ma c'è comunque già  in re una forma
      che fonda il concetto. 
      Studiamo questa questione degli universali perché
      vedremo che nella filosofia moderna ('600, '700) vengono riproposti i
      conflitti di queste tre correnti di pensiero. In particolare  Locke è
      concettualista, mentre Berkeley e  Hume sono nominalisti. 
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