Maurilio Lovatti 

 

 

La difesa dell'ambiente: costo o risorsa?

 

 

Il Cantiere, dicembre 2008

 


In ottobre nell'Unione Europea si sono intensificate le riunioni, a livello sia politico sia tecnico, per definire un piano per la difesa dell'ambiente. Gli obiettivi essenziali per il 2020 sono la riduzione del 20% delle emissioni d'anidride carbonica (principale causa dell'effetto-serra), l'aumento del 20% nell'efficienza energetica e, contestualmente, garantire che almeno il 20% della produzione energetica sia da fonti rinnovabili, come il solare, l'eolico o l'idroelettrico.
L'Italia e la Polonia hanno pubblicamente manifestato il loro dissenso sul piano proposto dalla Commissione europea, ma dietro di loro altri Paesi dell'Est sono titubanti, anche se non si espongono direttamente a criticare l'Unione Europea. Il governo italiano e la Confindustria temono che il raggiungimento di questi obiettivi comporti costi insostenibili per le imprese (dai 18 ai 25 miliardi di euro l'anno, secondo il governo; dai 9,5 ai 12,3 secondo l'Unione europea). L'Italia si trova in difficoltà anche perché fino ad oggi non ha rispettato il protocollo di Kyoto, che prevede per il nostro Paese una riduzione del 6,5% delle emissioni di Co2 entro il 2012 (rispetto al 1990) e rischia pesanti sanzioni per un comportamento che si traduce in una sorta di "concorrenza sleale" rispetto agli altri Stati europei virtuosi.

In provincia di Brescia

Per noi bresciani va aggiunto che, nella nostra provincia, l'emissione di Co2 è tra le più alte in Italia (pari a circa 8,5 tonnellate annue pro-capite), dovuta in gran parte al comparto industriale. Infatti nella nostra provincia si consumano (dati 2007) oltre 13,5 miliardi di kWh l'anno, e di questi circa 10 miliardi sono dovuti alle industrie: ovviamente la produzione di energia, in gran parte per mezzo di centrali termoelettriche, comporta rilevanti emissioni di gas serra, solo in parte compensati dalla produzione idroelettrica (circa 4 miliardi di kWh). Una parte minore delle immissioni è prodotta direttamente dalle fabbriche che inquinano, e parte dal traffico e dalla mobilità. Va ricordato che Brescia è al sedicesimo posto nella classifica italiana delle province più inquinate (dati Peacelink).

Un giudizio sul piano europeo

Due osservazioni s'impongono: in primo luogo, a fronte dei costi non trascurabili per le imprese richiesti dal piano europeo (resi ancor più rilevanti dall'aggravarsi della crisi economica) occorre tener presente che le misure di risparmio energetico e per la riduzione delle emissioni possono essere una fonte di sviluppo economico e un'opportunità per quelle imprese capaci di investire in nuove tecnologie. Le politiche per l'ambiente non vanno considerate solo come un costo aggiuntivo per il sistema delle imprese: sono anche un'opportunità di sviluppo, anche se è vero che per l'arretratezza culturale e la scarsa efficienza della pubblica amministrazione non tutte le opportunità saranno ben sfruttate in Italia. Solo in Italia i fondi europei per incentivare lo sviluppo di produzioni energetiche rinnovabili sono utilizzati per contributi ai termovalorizzatori (vale a dire gli inceneritori). Inoltre il tanto criticato meccanismo sanzionatorio previsto dall'Europa per le imprese che non rispettano i parametri ambientali, anche se può essere "pesante" per alcuni settori dell'economia italiana, è in fondo giusto, perché evita che gli operatori virtuosi siano danneggiati.
Rimane il paradosso che i governi dei due Paesi più cattolici d'Europa (Italia e Polonia) siano, di fatto, coloro che maggiormente ostacolano le politiche ambientali in Europa, mentre negli ultimi anni la Chiesa cattolica ha ripetutamente e sempre più fermamente richiamato i fedeli e l'umanità tutta a adoperarsi, negli stili di vita personali, come nelle scelte collettive, per salvaguardare il creato, consegnarlo intatto alle future generazioni ed evitare una catastrofe ecologica, che ci minaccia in mancanza di decisi interventi correttivi dell'attuale sviluppo economico. Purtroppo non è ancora diffusa la consapevolezza della gravità della situazione ecologica e della necessità di radicali interventi di difesa ambientale, anche se questi possono comportare qualche sacrificio per tutti.

 

Maurilio Lovatti

 

 

Il Cantiere, dicembre 2008, pag. 8

 

 

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