Maurilio Lovatti 

 

 

Intervista a Roberto Rossini 

 

 

Il Cantiere, settembre 2021

 

 

Roberto Rossini è stato presidente nazionale delle ACLI dal 2016 al 2021; è attualmente portavoce dell'Alleanza nazionale contro la povertà. Ha collaborato col governo Gentiloni alla definizione normativa e alla applicazione del reddito d'inclusione. E' docente di sociologia. Sul tema della giustizia sociale ha recentemente pubblicato Più giusto. Cattolici e nuove questioni sociali (Brescia 2020). Il Cantiere lo ha intervistato in esclusiva.

 

Come sta la giustizia sociale in Italia?

Il corpo sociale è ancora piuttosto... malato: disoccupazione (soprattutto giovanile) a livelli ancora preoccupanti, forte aumento delle povertà, fragilità del tessuto familiare e comunitario, bisogni sociali in aumento. Insomma una situazione da allerta: il corpo sociale va curato con una nuova attenzione, il giusto vaccino sociale deve essere ancora messo a punto, però c'è anzitutto una questione generale, bisogna lavorare per una più sana e robusta costituzione. Il PNRR dovrebbe esattamente fare questo: rafforzare, implementare, rinvigorire il Paese. Un Paese più sano e più robusto affronta meglio anche i processi negativi, le negatività.

 

 

 

 

Prendiamo il lavoro, ad esempio. Cosa bisognerebbe fare? Come potrebbe rafforzare il Paese?

Le cose da fare sono quelle previste dal PNRR, a partire dalle politiche attive del lavoro. Questo anzitutto significa formazione al lavoro – non una formazione puramente teorica ma sul campo, esperienziale, duale – per ridurre il disallineamento tra titoli di studio ed esigenze del mondo del lavoro. In Italia siamo nella incredibile situazione di avere titoli di studio anche alti che non trovano occupazione e richiesta di mestieri e lavori che rimane inevasa perché non si trova nessuno qualificato per accettare. A parte certi mestieri, c'è anche un problema generale di competenze: per esempio mancano le competenze digitali, che oggi sono indispensabili. Chiunque è disoccupato, oltre a ricevere un assegno per il proprio mantenimento, deve frequentare un corso per trovare quanto prima un lavoro di quelli disponibili. È positivo anche incentivare l'impresa giovanile e femminile e in generale tutta l'impresa: senza impresa non ci sono posti di lavoro e quindi... Per questo è bene rendere più efficienti anche le infrastrutture materiali – come le strade, le ferrovie, la burocrazia – o immateriali, come il wifi. In un Paese che aumenta i lavoratori in smart working, non è possibile avere zone d'Italia dove il wifi è debole o lento: e questo vale sia per il lavoro sia per la scuola o la pubblica amministrazione. Il lavoro è la gran questione di questi anni. Dobbiamo tornare con la mente agli anni Cinquanta, a quando l'Italia ha compiuto uno scatto per crescere e migliorare la vita di tutte le persone e le famiglie, è quello lo spirito da recuperare, la volontà di dare un futuro al Paese, che in realtà – per ognuno di noi – è il desiderio di dare un futuro ai propri figli. Se non creiamo lavoro, il rischio povertà aumenta.


Ecco appunto, parliamo di povertà: il Reddito di cittadinanza è sufficiente? Qualcuno chiede di abolirlo, si dice che aumenti la voglia di stare sul divano, tanto lo Stato i soldi li dà lo stesso...

In tutti i casi serve uno strumento di contrasto alla povertà. Tutti i Paesi d'Europa hanno uno strumento per combattere la povertà. L'Italia e la Grecia lo hanno introdotto per ultime. Noi, con l'Alleanza contro la povertà, abbiamo lavorato con Governo e Parlamento per 4 anni e alla fine è stato introdotto il Reddito di inclusione. Il Rei aveva due gambe, la prima costituita da un assegno, un sussidio monetario; la seconda costituita da una serie di servizi per re-includere la persona o la famiglia: servizi per il lavoro o socio-assistenziali. Il Rei è stato poi spazzato via dal Reddito di cittadinanza, che non è esattamente la stessa cosa e punta di più sul lavoro, sui centri per l'impiego. Questa parte sul lavoro, però, è stata quella che ha funzionato di meno. È vero che c'è stata la pandemia che ha ridotto e modificato il lavoro in Italia. Allora, proprio per questo, occorrerà fare un tagliando anche al Reddito di cittadinanza, perché anche questa parte deve funzionare meglio. Si tenga però presente che molti di coloro che sono in condizioni di povertà non possono proprio lavorare, perché si tratta di persone con disabilità mentali o fisiche che rendono impossibile ogni attività lavorativa. L'idea che la povertà si risolva solo col lavoro è falsa, è parziale, non spiega molte situazioni.

 

 

 

Roberto Rossini, a sinistra, con l'allora premier Paolo Gentiloni e il ministro Poletti (2018)

 

 

Però poi ci sono i cosiddetti “furbetti” del Reddito di cittadinanza....

Purtroppo ci sono, non sono molti ma ci sono. Occorre assolutamente rafforzare i controlli. Ma questo è un discorso più vasto, perché vale per molte altre situazioni, dai falsi invalidi ai falsi poveri, quelli che non dichiarano il loro reddito. L'Italia è piena di... dichiarazioni così. È un problema molto grave, perché ha riflessi anche sul fisco, sulla pressione fiscale.

Concludendo, qual è il vaccino per contrastare efficacemente la fragilità sociale?

Serve lavorare su un doppio binario. Il primo binario sono le politiche attive di cui abbiamo detto. Il secondo è costituito dalle politiche passive, ossia erogare sussidi monetari adeguati per consentire alle persone di vivere, di ri-formarsi o di essere re-inclusi. Fammi dire che in questo scenario lo Stato è fondamentale per l'erogazione dei sussidi, ma poi occorre dare strumenti ai Comuni per offrire servizi utili di assistenza sociale. Sempre più, in futuro, il ruolo dei Comuni sarà decisivo. A Brescia abbiamo una grande tradizione di efficacia ed efficienza dei servizi sociali, occorrerà saperla rinnovare ai tempi difficili che abbiamo davanti. Brescia è sempre stata un laboratorio di buone prassi sociali: tocca anche al laboratorio-Brescia contribuire a trovare il giusto vaccino sociale.

 

 

 

Il Cantiere,  settembre 2021, pag. 10-11

 

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