Battaglie Sociali, periodico delle ACLI bresciane, dicembre 2019, pag. 7 - 8

 

Da dove veniamo

La triplice fedeltà: democrazia, lavoratori e Chiesa

Maurilio Lovatti

 

 

Per la prima volta le ACLI, per decisione della Presidenza nazionale guidata da Roberto Rossini, dedicano ampio spazio nelle tesi congressuali per riflettere sulla loro origine e per ricostruire una sorta di DNA che caratterizza permanentemente la loro azione sociale, al di là delle contingenze storiche particolari.
Quando le ACLI furono fondate nel 1944 da Achille Grandi, con l'attivo sostegno di Montini, come “espressione della corrente cristiana in campo sindacale”, l'urgenza del loro scopo principale, cioè quello di coordinare e formare la componente cristiana del sindacato unitario, prevaleva su ogni altro aspetto. Secondo l'insegnamento di Pio XII, la formazione dei lavoratori cristiani che operavano nel sindacato, affidata alle ACLI, doveva tendere all'ideale di “lavoratori veramente cristiani”. In sostanza alle ACLI, “cellule dell'apostolato cristiano moderno” era affidato il compito di formare i lavoratori cristiani sulla base della dottrina sociale della Chiesa. Dopo la scissione sindacale in seguito all'attentato a Palmiro Togliatti (luglio 1948), il compito di coordinamento nei confronti della componente cristiana del sindacato si è estinto di fatto e, fin dagli inizi degli anni Cinquanta, le ACLI cominciano a delineare in maniera più approfondita la loro identità e la loro ragion d'essere. Le ACLI si definiscono come componente cristiana del movimento operaio e, più in generale del movimento dei lavoratori. Poiché il ruolo del movimento dei lavoratori consiste principalmente nel rendere possibile l'elevazione dei lavoratori stessi, riducendo o rimuovendo le cause, di ordine economico, culturale e sociale, che ne limitano la realizzazione come persone, ne deriva la necessità di mettere in atto un'azione sociale idonea a trasformare la società e non limitata alla pur necessaria difesa sindacale degli interessi economici dei lavoratori dipendenti o all'erogazione di servizi di carattere assistenziale. Il concetto stesso di azione sociale del movimento dei lavoratori cristiani, che sarà precisata e sviluppata durante la presidenza di Dino Penazzato (1954-1960), presuppone una prospettiva di animazione cristiana della realtà temporale molto vicina alla visione del personalismo cristiano. Anche se molti dirigenti aclisti non conoscevano direttamente il pensiero di Maritain e Mounier, le idee guida del personalismo cristiano si diffusero significativamente nelle ACLI grazie alla mediazione del gruppo nazionale degli Assistenti spirituali, in particolare di padre Aurelio Boschini, profondo conoscitore della teologia francese e capace divulgatore delle riflessioni del mondo cattolico francese sui problemi del lavoro e della liberazione e realizzazione dell'uomo. L'azione sociale presuppone innanzitutto una conoscenza approfondita delle strutture economiche e sociali, e dunque richiama i laici cristiani alla centralità della formazione. Inoltre l'azione sociale ha come fine una società più giusta, nella quale l'uomo possa realizzarsi sempre più come persona. Infine, poiché una società più giusta idonea alla piena realizzazione della persona umana è pensabile e perseguibile tramite l'esercizio della conoscenza e della ragione, tutti gli uomini di buona volontà possono collaborare proficuamente per cercare di realizzarla, indipendentemente dalla fede religiosa.
Fin dalle origini, dunque, l'azione delle Acli si è ispirata al messaggio evangelico e al magistero sociale della Chiesa, facendo propria la visione del personalismo comunitario. Il patrimonio filosofico personalista, così come declinato dal cattolicesimo democratico italiano, implica una visione della società e dello Stato imperniata sul principio formulato da San Tommaso: la Grazia di Dio non annulla la natura umana, ma la perfeziona. La persona non potrebbe realizzarsi compiutamente senza sviluppare la sua essenziale propensione alla relazione. Dunque la famiglia, le comunità e le diverse organizzazioni della società civile e lo Stato (che ha la funzione di regolare e normare la società civile) sono entità naturali che devono tendere a creare le condizioni affinché la persona possa realizzarsi integralmente. Questa impronta filosofica è alla base del pensiero sociale delle Acli: lo Stato ha un fondamento naturale e la ragione ha il compito di valutare in che misura la società realizzi i valori di giustizia sociale, dignità e libertà dell’uomo. Nei primi secoli dell'età moderna la Chiesa ha dovuto rapportarsi con il potere dello Stato in modo spesso conflittuale, talvolta anche per la necessità di proteggere la libertà religiosa. Anche nella Rerum novarum di Leone XIII (1891), con la quale inizia la dottrina sociale della Chiesa, prevale un orientamento difensivo, entro il quale gli auspicati provvedimenti legislativi o contrattuali a favore dei lavoratori sono finalizzati a ridurre i danni del disordinato sviluppo della società industriale, garantendo almeno gli essenziali diritti della persona, mentre non è prevista né auspicata un’azione sociale volta a modificare le strutture ingiuste della società. Tuttavia, la Rerum novarum ha prodotto, grazie soprattutto all'insegnamento di Giuseppe Toniolo, un orientamento cattolico-sociale che si proponeva un impegno concreto a favore della classe operaia, finalizzato ad eliminare, o quantomeno ridurre significativamente, la condizione di subalternità che la opprimeva. Tale orientamento cattolico-sociale costituisce per le Acli un'eredità permanente e feconda.
È con il Concilio Vaticano II che si apre in modo compiuto la prospettiva di un impegno deciso dei laici cristiani per trasformare la società. La Gaudium et spes espone in modo organico e lucido una nuova prospettiva per la Chiesa, che deve cercare di cogliere frammenti di verità nella mentalità e nella cultura laica, anche quando essa appare lontana dal cristianesimo. Di conseguenza, è compito della Chiesa, e dei laici in primo luogo, riallacciare profondi legami con «gli uomini e le donne di buona volontà», soprattutto nell'impegno comune per la pace, la giustizia sociale, lo sviluppo della scienza e della tecnica. Come ha più volte sottolineato Jacques Maritain, la mentalità e la cultura moderna impongono al cristiano di rinunciare definitivamente e consapevolmente all’utopia di chiedere al mondo l’effettiva realizzazione del regno di Dio: “Lo scopo che il cristiano si pone nella sua attività temporale non è di fare di questo mondo stesso il regno di Dio, bensì di fare di questo mondo, secondo l’ideale storico richiesto dalle diverse età, il luogo di una vita terrena veramente e pienamente umana, cioè piena certamente di debolezze, ma anche piena d’amore, le cui strutture sociali abbiano come misura la giustizia, la dignità della persona umana, l’amore fraterno...” (Umanesimo integrale, 1936). Le idee personaliste penetrarono nella cultura cattolica italiana e nella stessa Chiesa nell'immediato secondo dopoguerra, grazie ad Angelo Roncalli, nunzio apostolico a Parigi fino al 1953, a Giovanni Battista Montini, in Segreteria di Stato fino al 1954, ad esponenti cattolici presenti nell’Assemblea Costituente, come De Gasperi, Dossetti, La Pira, Moro e Lazzati. Ci sono quindi alcune costanti dell’azione sociale delle Acli che, al di là delle diverse contingenze storiche, rappresentano una sorta di patrimonio genetico dell’associazione, che può essere riassunto, come fece Dino Penazzato il 1 maggio 1955, con l’idea di una triplice fedeltà: alla democrazia, ai lavoratori e alla Chiesa. Questa sintesi è rimasta una costante immutabile della vita associativa del movimento, alla quale nel 1969 si aggiunge un altro principio cardine: la libertà di voto. Come elettore ognuno è chiamato a compiere scelte personali in coerenza coi valori cristiani. Ai caratteri fondamentali derivanti dalla triplice fedeltà, nel corso degli anni Ottanta, in concomitanza con il ridursi della capacità dei partiti tradizionali di interpretare le sensibilità e i bisogni della società civile e di favorirne gradualmente la crescita e la consapevolezza attraverso idonei processi di mediazione, le Acli hanno aggiunto l’attenzione all’autonomia e all’organizzazione della società civile, luogo di un impegno civile proiettato al futuro.

 

 

Battaglie Sociali, dicembre 2019, pag. 7 - 8

 

 

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