Battaglie Sociali, periodico delle ACLI bresciane, giugno 2019, pag. 16

 

Un(a) Brescia da serie A

Maurilio Lovatti

 

 

Il Brescia è in serie A! Un traguardo che solo lo scorso settembre appariva del tutto inverosimile, quasi un sogno, è stato raggiunto. Merito del presidente Cellino, che ha investito risorse economiche per la squadra, dell'impegno dei giocatori e soprattutto delle capacità e della determinazione dell'allenatore Eugenio Corini. Per merito suo giocatori che lo scorso anno parevano normali giocatori di serie B, come Torregrossa, Ndoj, Bisoli, Cistana e sopratutto Tonali, hanno giocato quest'anno in modo magistrale. Tutta la squadra è sempre stata combattiva e ben organizzata. Ha vinto tanto, ha giocato sempre bene, ha recuperato negli ultimi minuti tante partite che sembravano compromesse. Tutta la città ha gioito per la promozione, festeggiando con entusiasmo. Il tifo calcistico sicuramente unisce la comunità, al di là delle differenze culturali, politiche, economiche e sociali dei tifosi.
Se il Brescia calcio è in serie A, cosa manca alla città di Brescia per essere una città di serie A, cioè una città europea moderna ed efficiente, smart come si dice oggi? Prima di rispondere a questa domanda, è necessario ricordare che molto è stato fatto in questi ultimi 5-6 anni per avvicinarci a questo ambizioso obiettivo. Basti ricordare la raccolta differenziata (passata in un paio d'anni dal 37% al 70%, un balzo in avanti straordinario), l'eliminazione del cancerogeno cromo esavalente dall'acqua potabile (adesso abbiamo una delle migliori acque d'Europa), l'avvio delle bonifiche del PCB, la riapertura della pinacoteca, il significativo aumento di turisti e visitatori dei musei, l'incremento delle piste ciclabili, la TAV Milano Brescia, ecc. 
Cosa ci manca dunque per essere una città europea, una città di serie A? Innanzitutto il completamento dell'offerta universitaria, con l'istituzione, in Statale o in Cattolica, delle facoltà mancanti. Poi la rapida realizzazione della TAV Brescia Verona, il cui completamento ci collocherà in un corridoio europeo strategico, il rilancio dell'aeroporto di Montichiari, la creazione di un polo fieristico d'importanza nazionale, la rapida e completa decarbonizzazione della città, in largo anticipo rispetto alla scadenza europea del 2030, per migliorare la qualità dell'aria. Serve poi investire sui giovani, soprattutto nella conoscenza dell'inglese e delle lingue straniere. L'ideale sarebbe che tutti i nostri giovani sappiano facilmente parlare e scrivere in inglese, quasi fosse una seconda lingua madre, solo così potranno essere competitivi in un'economia e in una società ormai globali. Infine serve un cambio di mentalità: più attenzione ai problemi della comunità (quartiere, parrocchia o paese), più solidarietà, più partecipazione, più attenzione all'ambiente, con scelte di vita quotidiane coerenti (ancor oggi ci sono molti sprechi energetici, e migliaia di spostamenti brevi in città, fino a 4-5 km, che potrebbero esser fatti a piedi, in bici o coi mezzi pubblici, vengono compiuti in auto, peggiorando la qualità dell'aria). Sembra un po' un libro dei sogni. Ma solo realizzando gradualmente questi sogni Brescia diventerà davvero una città di serie A. Per ora godiamoci i successi calcistici.

 

 

Battaglie Sociali, giugno 2019, pag. 16

 

 

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