Battaglie Sociali, periodico delle ACLI bresciane, ottobre 2014, pag. 21

 

 

 

Bruciare o riciclare?

Replica e risposta sulla questione inceneritore

 

la discussione è stata suscitata dall'articolo apparso su Battaglie Sociali (luglio/agosto 2014) a pagina 19

 

 

 

 

Propongo ai lettori di Battaglie Sociali l’approfondimento dei temi trattati nel precedente articolo sull’inceneritore di Brescia, per scoprire qual’ è il modo migliore di trattare i materiali che cittadini e industrie scartano.
La contrapposizione tra inceneritore e discarica è parzialmente vera, uno non esclude l’altra, infatti 3 ton. di rifiuti bruciati producono 1 ton. di ceneri da seppellire. Valutiamo invece se è più conveniente estrarre l’energia termica contenuta nei rifiuti, piuttosto che recuperare la materia prima di cui sono composti. Ad esempio, se confrontiamo la quantità di energia risparmiata evitando di estrarre petrolio per produrre nuova plastica, o evitando la deforestazione per fare nuova carta, oppure evitando di estrarre nuova Bauxite per fare l’Alluminio, rispetto all’energia prodotta dalla loro combustione, il bilancio finale è decisamente favorevole alla prima ipotesi.
Plastica e carta sono i materiali più facilmente riciclabili, ma se li togliamo dal rifiuto urbano, questo perde la parte più importante del suo potere calorico. Per quanto riguarda l’Alluminio, fondendo a 650° se immesso in un forno a 1000° viene irrimediabilmente perso.
Se l’inceneritore di Brescia fornisce metà del calore necessario per riscaldare la città qualcuno potrebbe pensare di costruirne un altro, così riscaldiamo tutta la città.
Sotto questa considerazione ovvia, si nasconde un inganno:
1) il rifiuto non è un combustibile pulito e rinnovabile, lo dice anche la Comunità Europea che non ha risparmiato per questo motivo multe salate all’Italia.
2) bruciare i rifiuti non evita l’uso di altri combustibili, infatti ogni anno servono più di 5 milioni di metri cubi di metano per mantenere la temperatura ottimale nei 3 forni.
3) il teleriscaldamento non è poi così conveniente: alti costi di manutenzione della rete di circa 600 km di doppie tubazioni, grande dispersione di calore nel trasporto, spreco di preziosa acqua trattata con aditivi. Oggi le nuove tecnologie per la produzione di calore ed energia (solare termico, fotovoltaico, piccolo geotermico ed altre) hanno spostato la convenienza su piccoli e medi impianti posizionati vicino alle utenze. Inoltre l’introduzione anche in Italia della classe energetica per le abitazioni, porterà nel giro di pochi anni a ridurre fino a 3 volte il calore per il riscaldamento delle case (a Brescia il 54% sono in classe “G”), quindi non avremo bisogno di un altro inceneritore per scaldare la città, anzi si dovrà spegnere almeno uno dei suoi 3 forni.
Ultima considerazione: in Italia la disoccupazione giovanile è al 43%, l’inceneritore da lavoro solo a 80 persone, mentre il recupero dei materiali creerebbe tanti nuovi posti di lavoro. Un ingegnere americano, proprietario di una azienda specializzata nella produzione di materiali riciclati, invitato a Brescia anni fa da un Istituto Tecnico, affermò :
" Voi bresciani siete “strani” , io con la quantità di rifiuti che voi bruciate, do lavoro a 800 persone, ho un laboratorio chimico all’avanguardia, collaboro con studi tecnici per la progettazione di nuovi macchinari per il trattamento dei materiali, arrivo a recuperare il 97% dei prodotti trattati e con il restante 3% vado dalle industrie a proporre di cambiare il sistema di produzione per rendere possibile il recupero "

 Fabio Prandelli

 

 

In linea di principio tutti concordiamo che l'ideale, dal punto di vista ambientale, sarebbe riciclare tutto e non bruciare nulla. E forse un giorno ci si avvicinerà a questo obiettivo. In concreto le nazioni europee più virtuose, come l'Olanda, il Belgio, la Germania o la Danimarca che riciclano oltre il 60% dei rifiuti, ne inceneriscono poco più del 35%, ma hanno quasi eliminato le discariche. In Italia bruciamo circa il 17% dei rifiuti, ma il 49% finisce in discarica! La priorità ambientale non è quindi ridurre l'incenerimento, ma aumentare la raccolta differenziata e ridurre il conferimento in discarica, molto più dannoso e pericoloso per l'ambiente.
L'intervento dell'amico Fabio Prandelli è emblematico dell'atteggiamento di molti ambientalisti, sicuramente in buona fede, che propongono dati e affermazioni totalmente vere, ma parziali e quindi svianti.

Si dice: “il rifiuto non è un combustibile pulito”. Vero, ma si omette di ricordare che se non si bruciassero i rifiuti, per produrre la stessa quantità di calore per il teleriscaldamento verrebbe bruciato carbone, che è più inquinante.
Si dice: “bruciare i rifiuti non evita l’uso di altri combustibili”. Vero, ma si omette di dire che se non si bruciassero i rifiuti servirebbe molto più combustibile.
Si dice: il teleriscaldamento provoca “ grande dispersione di calore nel trasporto” dell'acqua. Vero, ma si omette di dire che in Italia la maggior parte delle produzione di corrente è realizzata con centrali termoelettriche che, ove non inserite nella cogenerazione, buttano via il 100% di calore! E' come accusare un miope di vedere poco in un mondo di ciechi! Altri ambientalisti dicono: bruciare le biomasse è meno inquinante di incenerire gli scarti di cartiera. Vero, ma omettono di dire che dove non son bruciati, gli scarti di cartiera finiscono in discarica e provocano un danno ambientale più grave. E si potrebbe continuare. Ma il lettore ha già capito che l'ambientalismo “ideologico” può, sia pure in buona fede, ispirare comportamenti dannosi per l'ambiente.

Maurilio Lovatti

 

 

 

 

 

Battaglie Sociali, ottobre 2014, pag. 21

 

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