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Il sindaco uscente Adriano
Paroli è stato nettamente battuto da Emilio Del Bono, candidato del
centrosinistra, che l'ha superato di oltre 10.800 voti (56,5% contro 43,5%).
Che il risultato delle elezioni sia in primo luogo una bocciatura della
giunta Paroli emerge con chiarezza dall'analisi dei numeri: solo quattro
mesi fa in città, alle elezioni regionali, il vantaggio del centro sinistra
sul centro destra era solo il 6 % (Ambrosoli 44,8%, Maroni 38,7), dopo il
ballottaggio del 9 giugno il divario si è più che raddoppiato. Al secondo
turno gli elettori delle liste civiche, particolarmente attenti ai contenuti
programmatici, sono in gran parte confluiti su Del Bono. Il ballottaggio di
Brescia ha inoltre evidenziato un calo di votanti inferiore a quello delle
altre città chiamate alle urne in questa tornata elettorale. Che la
Caporetto della destra non fosse del tutto imprevista lo avevano rivelato le
stesse mosse disperate del sindaco uscente negli ultimi giorni di campagna
elettorale. Paroli aveva chiesto all'ambientalista Marino Ruzzenenti (molto
critico verso il PD, ma da sinistra) la disponibilità ed entrare nella
nuova eventuale giunta come assessore all'ambiente. (fatte le debite
proporzioni, sarebbe come se Berlusconi fosse capo del governo e chiedesse
ad Ingroia di diventare ministro!).
Un altro aspetto positivo
sta nel fatto che le forze più demagogiche, che diffondevano falsi
allarmismi (chi diceva: "Se vince la sinistra aumenteranno gli
extracomunitari e ci sarà una moschea in ogni quartiere") sono state
duramente punite dagli elettori: la Lega Nord passa da 8 a 2 consiglieri e
Fratelli d'Italia è spazzata via dal consiglio comunale.
Meno votanti ma più critici: non male, ma di strada ce n'è ancora tanta
per riappropriarci della democrazia.
Maurilio Lovatti
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