Lettera di Giovanni Gentile a Benito Mussolini (31 maggio 1923)

a cura di Maurilio Lovatti

 

 

Caro Presidente,

 dando oggi la mia formale adesione al Partito Fascista, La prego di consentirmi una breve dichiarazione, per dirLe che con quest'adesione ho creduto di compiere un atto doveroso di sincerità e di onestà. Liberale per profonda e salda convinzione, in questi mesi da che ho l'onore di collaborare all'alta Sua opera di Governo e di assistere così da vicino allo sviluppo dei principii che informano la Sua politica, mi son dovuto persuadere che il liberalismo, com'io l'intendo e come lo intendevano gli uomini della gloriosa Destra che guidò l'Italia del Risorgimento, il liberalismo della libertà nella legge e perciò nello Stato forte e nello Stato concepito come una realtà etica, non è oggi rappresentato in Italia dai liberali, che sono più o meno apertamente contro di Lei, ma per l'appunto, da Lei. E perciò mi son pure persuaso che fra i liberali d'oggi e i fascisti che conoscono il pensiero del Suo fascismo, un liberale autentico che sdegni gli equivoci e ami stare al suo posto, deve schierarsi al fianco di Lei.

Giovanni Gentile

FONTE: G. Gentile, La riforma della scuola in Italia,  Le Lettere, Firenze 1989, pp. 94-95.

Giovanni gentile era ministro della Pubblica istruzione. Alla faccia del servilismo! Al confronto perfino la Gelmini aveva una sua dignità.

 

 

Dal discorso di Giovanni Gentile al Teatro Massimo di Palermo del 31 marzo 1924:

"Sempre il massimo della libertà coincide col massimo della forza dello Stato."

"Ogni forza è forza morale, perchè si rivolge sempre alla volontà e qualunque sia l'argomento adoperato - dalla predica al manganello - la sua efficacia non può essere altra che quella che sollecita infine interiormente l'uomo e lo persuade a consentire. Quale debba poi essere la natura di questo argomento, se la predica o il manganello, non è materia di discussione astratta. Ogni educatore sa bene che i mezzi di agire sulla volontà debbano variare a seconda dei temperamenti e delle circostanze."

FONTE: M. Franzinelli, Il filosofo in camicia nera,  Mondadori, Milano 2021, p. 54.

E' l'enunciazione della "filosofia del manganello" che autorizza l'educatore, e quindi anche lo Stato etico (fascista), a usare la violenza "a seconda dei temperamenti e delle circostanze". Giovanni Gentile disonora tutta la filosofia occidentale e il liberalismo, per interessato e squallido servilismo verso Mussolini.

 

 

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