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Giulio Bruno Togni (1919-2012)
a cura di Maurilio Lovatti
Giulio Bruno Togni nasce a
Gussago (BS) l'8 ottobre 1919. Dopo aver frequentato il liceo classico
Arnaldo a Brescia, si laurea in legge all'Università statale di Milano.
Nella seconda metà degli anni Trenta frequenta l'oratorio dei padri
Filippini della Pace a Brescia, allora centro religioso e culturale della
città (grazie anche all'autorevole magistero di padre Giulio Bevilacqua,
tornato a Brescia nel 1932, dopo “l'esilio romano”) dove operano anche,
tra gli altri, padre Carlo Manziana e padre Ottorino Marcolini.
In quegli anni conosce e frequenta Lodovico Montini, fratello del
futuro papa Paolo VI, che dal 1934 era presidente degli uomini di Azione
Cattolica, nominato dal vescovo di Brescia, mons. Giacinto Tredici.
Nel 1943, invitato da Lodovico Montini, partecipa al convegno di
Camaldoli (AR), dove sono definite dagli intellettuali cattolici le
linee guida ispirate ai valori cristiani per la ricostruzione della società
civile italiana dopo il fascismo e la guerra.
Dopo l'8 settembre, “il coinvolgimento di Giulio Bruno Togni nella rete
resistenziale di ispirazione cattolica è immediato e naturale” (G. Scanzi,
Cittadinanza e democrazia in G. B. Togni, in Giulio Bruno
Togni: testimonianze a scritti, CeDoc, Brescia 2016, p. 39).
Nel 1945 è tra i fondatori della Democrazia Cristiana a Brescia ed entra
nell'esecutivo provinciale del partito.
Dal 1951 al 1959 è presidente della Camera di Commercio di Brescia e
si occupa direttamente delle prospettive di ricostruzione economica e
infrastrutturale del territorio della provincia.
Nel referendum del 1948 è l'unico rappresentante di rilievo della DC
bresciana a schierarsi per la monarchia.
Nella primavera del 1953 il vescovo Giacinto Tredici chiede alla DC
bresciana di inserire un esponente della società civile nelle liste per la
Camera dei Deputati e interpella l'avv. Fausto Minelli, presidente
della Banca San Paolo di Brescia per verificarne la disponibilità. Dopo il
rifiuto di Minelli, propone Giulio Bruno Togni. Pur in lista, Togni non
viene eletto perché sorpassato nelle preferenze da due nuovi candidati (Mario
Pedini e Salvatore Angelo Gitti, segretario CISL) che
sostituiscono i due uscenti non ricandidati dal partito (Stefano Bazoli
e Laura Bianchini).
Nel 1958 è invece eletto trionfalmente alla Camera con 60.125 preferenze,
secondo eletto dopo Lodovico Montini, superando Pedini di oltre 9.000
preferenze.
Nel periodo in cui è parlamentare Togni, come Montini e i dorotei,
è molto critico sugli orientamenti della Dc, in larga parte orientata
all'apertura a sinistra, che porterà ai governi di centro-sinistra col PSI.
Scrive Giacomo Scanzi: “le idee maturate nel sodalizio con Lodovico
Montini, nella coscienza personale, nella storia del cattolicesimo bresciano,
confliggono sempre più con le strade che il partito percorre” (G. Scanzi,
Cittadinanza e democrazia in G. B. Togni, p. 47). Lo stesso Togni
formula un giudizio politico molto critico sulla DC di quegli anni: “dall'organizzazione
dell'apparato di partito e dal dibattito di idee, valutazioni e proposte si
era passati purtroppo alla correnti organizzate, che i Padri del movimento
avevano sempre deprecato, alla tecniche di potere, ai personalismi, alla
cooptazione del personale politico per correnti, allo scollegamento con la
società civile...” Togni è sempre molto critico verso “l'allargamento
dell'area democratica” e l'apertura a sinistra, che in condizioni di
debolezza rischia di “aumentare interventismo, correntocrazia, vincolismo,
riduzione di efficienza dell'apparato statale e del sistema economico con
deficit, debito pubblico, inflazione” (G. B. Togni, Ludovico Montini,
in Giulio Bruno Togni: testimonianze a scritti, p. 69).
Viene di fatto non riconfermato nelle elezioni politiche del 1963,
nonostante avesse completato una sola legislatura, nell'ambito del disegno
del Sindaco di Brescia Bruno Boni, perfettamente riuscito, di
rinnovare la rappresentanza parlamentare con deputati favorevoli al centro
sinistra (M. Lovatti, Democrazia Cristiana, mondo cattolico e apertura a
sinistra a Brescia (1958-1965), in «Storia in Lombardia», 2012, pp.
117-183, alle pp. 147-159). Infatti il 2 marzo 1963, un comunicato ufficiale
della Commissione elettorale della DC rende nota la lista dei candidati, e
per la Camera è incluso ancora il nome di Togni, che rinuncia solo quando
comprende che Boni non intende inserirlo nel piano di preferenze della
Segreteria provinciale (I candidati della DC al Senato e alla Camera,
in «Il Giornale di Brescia», 3 marzo 1963, p. 4). Qualche giorno dopo
Togni scrive a Boni e, dopo aver ringraziato per la candidatura, comunica
che «con riguardo all'insieme della situazione ed a pressanti esigenze
familiari non mi è possibile accettare una nuova prospettiva di tale
impegno, legame e responsabilità» («Il Giornale di Brescia», 15 marzo
1963, p. 4).
Nel 1965 sposa Paolina Cantoni Marca, sorella di Camilla Cantoni
Marca che aveva sposato Francesco Montini, fratello di Giovanni Battista
Montini: diviene quindi cognato di papa Paolo VI.
Grazie a Lodovico Montini diviene nel 1964 presidente del Consiglio di
Amministrazione di Editoriale Bresciana, la società editrice del Giornale
di Brescia, carica che manterrà fino al 1996.
Muore il 6 gennaio 2012 all'età di 92 anni.
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