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      Se esaminiamo i manuali di letterature italiana e
      straniera possiamo ricavare le seguenti caratteristiche del romanticismo
      europeo: 
       
      a) Polemica contro il razionalismo tipico dell'età illuministica. 
      La ragione non è più considerata la più importante tra le facoltà
      umane: sul piano teoretico essa appare fonte di un sapere  astratto e
      formale, che non coglie l'intima essenza della realtà; sul piano pratico,
      essa sembra disconoscere la vera natura dell'uomo, che non è in primo
      luogo razionale. Alla ragione sono quindi contrapposti il sentimento, che
      coglie intuitivamente ciò che sfugge all'analisi razionale; l'istinto,
      che indica immediatamente all'uomo le ragioni di una scelta; e la
      passione, che è il movente irrinunciabile dell'azione e rappresenta il
      massimo valore dell'uomo. "L'uomo è un Dio  quando sogna e un
      mendicante quando pensa", diceva il poeta  Holderlin e  Novalis
      affermava che "il pensiero è soltanto un sogno del sentimento".
      In realtà, il valore di sentimento, istinto e passione era già stato
      riconosciuto alcuni filosofi inglesi come Hume, o dagli illuministi
      francesi. Ma per loro la dimensione sentimentale ed emotiva era
      considerata non opposta, ma complementare a quella razionale. In ambito
      romantico, invece, essa è per lo più sentita come un'alternativa alla
      ragione dimostrativa, che è intesa come una forma inadeguata di
      conoscenza. 
       
      b) Riscoperta del valore della soggettività. Dai romantici essa
      non è più intesa come semplice autocoscienza (come in Cartesio), bensì
      come fonte insondabile della vita interiore. La soggettività è la sede
      in cui si manifesta quell'energia spirituale, che è del tutto
      irriducibile alla ragione,  che consente di cogliere immediatamente la
      verità e di  compiere azioni eroiche e magnanime. La riscoperta della
      soggettività si traduce in una  rivalutazione dell'individualità: il
      soggetto è qualcosa di unico, poiché il suo particolare modo di sentire
      e di intuire, le sue particolari passioni, la sua particolare storia
      personale lo differenziano da tutti gli altri. La soggettività romantica
      è strettamente legata alla nozione di infinito. Ogni soggetto, proprio
      perché è irripetibile, ha un valore infinito e può realizzarsi soltanto
      attraverso il congiungimento con l'infinito. Ma poiché, nello stesso
      tempo, l'uomo non può dimenticare i limiti connessi alla propria
      sensibilità e alla propria esistenza materiale, il suo atteggiamento
      fondamentale è la  nostalgia dell'infinito. Essa consiste nell'aspirazione
      a ricongiungersi con quello che l'uomo sente essere la sua vera natura. 
       
      c) Una nuova concezione della natura. Essa non è più intesa come
      un meccanismo regolato da leggi necessarie, bensì, sviluppando
      l'insegnamento della  Critica del giudizio di Kant, come un grande
      organismo, in cui le parti sono finalizzate alla vita del tutto. La natura
      viene idealizzata. 
      d) Rivalutazione della religione. La stessa
      concezione di Dio cambia radicalmente rispetto al periodo illuministico. I
      romantici si ritengono insoddisfatti del deismo settecentesco, il quale
      concepiva Dio come un impersonale principio di ordine dell'universo,
      conoscibile tramite la ragione. Ad esso, il Romanticismo contrappone due
      diverse concezioni della divinità. Per un verso, è recuperata la
      tradizione religiosa, cioè la concezione di un Dio vivente e personale,
      del quale l'uomo è immagine adeguata e con il quale si può avere un
      rapporto di amore. Per l'altro verso, anche in seguito alla rinascita
      dell'interesse per Spinoza, la religiosità romantica trova espressione
      nel panteismo, cioè nella ricerca di un principio divino immanente alla
      natura. 
       
      e) L'arte è la forma più alta della cultura umana. L'arte diventa
      il primario strumento attraverso cui l'uomo può cogliere l'infinito e il
      divino. La rivalutazione della soggettività e dell'individualità
      dell'uomo portano a riconoscere un  valore assoluto al genio creativo, che
      rende possibile ogni produzione artistica. Il genio artistico dei
      romantici è assolutamente originale, perché scaturisce dalla
      peculiarità soggettività dell'artista e obbedisce alle regole che egli
      stesso crea. Il  genio romantico ha le sue radici nella natura stessa, di
      cui l'artista si fa interprete e portavoce. L'originalità e la natura del
      genio gli consentono, pertanto di esprimere in maniera del tutto immediata
      quel contenuto infinito che è l'essenza della realtà e che trova la sua
      manifestazione sensibile nelle forze della natura. 
       
      f) Rivalutazione della storia. La storia era stata trascurata dalla
      cultura seicentesca anche a causa della sua condanna da parte di Cartesio.
      L'interesse per la storia rinasce nel Settecento, con l'Illuminismo, che
      però concepiva l'intero corso storico come divenire verso il progresso
      razionale, finendo per strumentalizzare l'interpretazione delle epoche
      passate per celebrare il presente, nel quale lo sviluppo della ragione e
      l'avanzamento delle arti e delle scienze sono massime. In questa visione
      razionalistica della storia,  la tradizione appariva una falsa autorità
       da
      cui occorreva liberare il genere umano. Il romanticismo, invece,
      interpreta la storia come un processo organico e naturale, in cui si
      affermano soprattutto le individualità collettive, cioè i popoli.  La
      tradizione perde ogni connotazione negativa, per diventare, invece, lo
      strumento essenziale attraverso cui si attua la continuità temporale dei
      popoli. La storia appare nel suo insieme come un unico processo di
      crescita dell'umanità, per questo nessuna delle epoche passate appare
      inutile o arretrata, ma tutte costituiscono gli anelli di una sola catena.
      Anche il Medioevo, nel quale i romantici ritrovano valori come la
      solidarietà e la coesione popolare, la naturalezza, religiosità
      spontanea, preferibili al razionalismo freddo del Settecento, è fortemente
      rivalutato e per alcuni aspetti mitizzato. La tradizione è una condizione
      essenziale per la formazione della nazionalità, cioè quell'insieme di
      fattori, come la lingua, la religione, la cultura, gli usi e costumi, che
      costituiscono la peculiarità di un popolo. 
       
      Dal punto di vista filosofico si possono aggiungere altre valutazioni.
      L'idealismo tedesco è sicuramente influenzato dalla mentalità romantica,
      dal clima culturale del primo ottocento ed anche dagli stili di vita degli
      intellettuali romantici. Tuttavia si può affermare che solo la filosofia
      di Schelling può essere qualificata in qualche modo come
      romantica, almeno laddove Schelling definisce l'arte come organo supremo
      della filosofia. Per Schelling l'arte rappresenta una via d'accesso
      all'Assoluto privilegiata, più idonea allo scopo rispetto alla filosofia
      e quindi questo modo di vedere può essere ritenuto romantico: l'arte è
      la forma più alta e ricca della cultura umana, è il vertice delle
      possibilità espressive della persona. Per Hegel, invece, nello
      spirito assoluto l'arte rappresenta la tesi e la filosofia la sintesi:
      pertanto la filosofia, la razionalità, il pensiero hanno maggior valore
      della creazione artistica. Hegel si dichiara antiromantico, anche se è
      vero che pure lui si fa influenzare dallo stile romantico. 
       
      Può essere interessante approfondire le argomentazioni critiche del
      filosofo italiano del Novecento Benedetto Croce, di tendenza
      neoidealistica, perché il suo atteggiamento molto severo verso il
      romanticismo ci fa capire meglio questa corrente artistico-letteraria 
      Croce nel concetto di romanticismo non includeva solo il romanticismo
      artistico e letterario della prima metà dell'ottocento, ma anche il
      decadentismo, lo spiritualismo e alcune forme di esistenzialismo
      filosofico.  Per Croce i romantici sono malati di nervi, sadici e perversi,
      spesso morbosi. 
       
      Per Croce il romanticismo si basa su quattro miti fondamentali: 
       
      1)  La fantasia e il sogno hanno grande valore per l'uomo, sono più
      importanti della ragione;  l'arte, in quanto capace di esprimerli e
      comunicarli,  ha molto più  valore della filosofia. 
      2)  La solitudine, il mondo interiore, l'introspezione, l'autenticità dei
      sentimenti sono migliori rispetto al mondo reale, costituito da relazioni
      interpersonali concrete e dall'agire quotidiano. 
      3)  Agire e lavorare deludono, impoveriscono l'uomo; il bisogno lo porta a
      compromessi e falsità, che compromettono la natura "buona"
      dell'uomo. Agire e impegnarsi nel lavoro o nella politica intaccano
      l'autenticità dell'uomo, ne compromettono i sentimenti e i sogni,
      sminuiscono la fantasia. 
      4)  La giovinezza è un valore: i giovani sono puri, più buoni, meno
      compromessi, più felici. 
       
      Per Croce una concezione della realtà fondata su questi miti è
      irrazionale e pericolosa, contribuisce a creare una falsa visione
      dell'uomo.
       
      Per Croce questi miti non tengono conto di alcuni caratteri importanti
      della condizione umana: 
      a) I sentimenti e le passioni sono modificabili e correggibili con
      l'esperienza, l'educazione, i rapporti interpersonali e l'uso della
      ragione. La fedeltà dei romantici ai loro sentimenti, l'esaltazione
      acritica del sentimento, della creatività dell'artista, delle passioni
      eroiche o disperate presuppongono l'assolutizzazione del sentimento, visto
      come portatore del massimo valore e sono erronee perché dimenticano o
      trascurano che i sentimenti e le passioni sono modificabili. 
      b) I romantici hanno ragione quando affermano il valore del sentimento per
      la persona umana (è merito loro che si sia diffusa l'idea che ogni
      persona sia libera di scegliere con chi sposarsi, mentre prima erano i
      genitori a decidere) ma hanno torto quando esaltano i sentimenti e la
      fantasia, contrapponendoli alla ragione e quindi quando svalutano la
      ragione. 
      c) Nutrire e coltivare gli ideali troppo alti, perfetti, difficilmente
      raggiungibili, contribuisce a indurci a giudizi svalutanti o pessimistici
      sulla realtà. In tutti gli ambiti della vita gli ideali troppo alti
      portano a deformare la realtà. La ragazza che desidera ardentemente il
      "principe azzurro", il ragazzo perfetto, finirà per non
      apprezzare le persone concrete, con i loro difetti, ma anche con le loro
      qualità. Il politico che persegue la società perfetta, l'utopia,
      svaluterà in cuor suo ogni riforma parziale, ogni razionalizzazione, che
      per quanto utili e positive, rimarranno sempre molto lontane dalla
      perfezione desiderata. 
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