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      VITA: Nietzsche nasce il 15 ottobre 1844 a
      Roecken, non lontano da Lipsia, figlio di un pastore. Dopo la morte del
      padre, per il quale provava una profonda venerazione, Nietzsche cresce
      affidato alle cure della madre, donna di solide qualità morali ma di
      cultura limitata. 
      Nel 1850 riceve i primi insegnamenti di religione, latino e greco e impara
      a suonare il pianoforte. Nel 1858 entra, con una borsa di studio, nella
      prestigiosa scuola di Pforta, la cui dura disciplina lo educa allo sforzo
      intellettuale e alla capacità di concentrazione. Al buon livello dei
      corsi umanistici della scuola egli dovrà la sua abilità letteraria;
      superficiali sono invece gli studi scientifici. Assai vivo è il suo senso
      musicale: fin dai primi anni 60 prende contatto con la musica di Wagner. 
      Nel 1864 si iscrive all'università di Bonn. La frequentazione delle
      lezioni di filologia classica lo spinge ad abbandonare la teologia e a
      dedicarsi alla filologia. La rottura con il cristianesimo dà luogo a
      profondi contrasti con la madre la quale, delusa nelle sue speranze di
      vedere il figlio abbracciare la carriera ecclesiastica, chiede a Nietzsche
      il silenzio assoluto sull'argomento religioso. Nel 1865 si trasferisce a
      Lipsia per studiare filologia classica. In questo anno avviene il suo
      incontro con la filosofia di Schopenhauer. Soffre, in questo periodo, di
      dolori di testa e di nausea; viene curato per qualche periodo
      probabilmente per sifilide. I suoi interessi volgono tuttavia sempre più
      alla filosofia: studia i presocratici e la filosofia kantiana. 
      Nel marzo del 1868 interrompe il servizio militare per una caduta da
      cavallo. Nel 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca presso
      l'università di Basilea (Svizzera). La nomina significa per Nietzsche la
      sicurezza di una vita stabile. Mentre la famiglia esulta, egli manifesta
      però profondi dubbi circa la sua vocazione accademica. Rinuncia alla
      cittadinanza prussiana, senza tuttavia chiedere quella svizzera. Morirà
      così apolide. L'uscita della Nascita della tragedia (1871) danneggia
      irreparabilmente la carriera di Nietzsche: gli provoca diverse critiche e
      lo squalifica sia verso i filologi (perché sostiene leggi generali senza
      documentarle adeguatamente) sia verso i filosofi (perché le tesi
      presentate sono controcorrente). 
      Dal 1873 il suo stato di salute peggiora: a trent'anni è già un uomo
      seriamente malato, con una situazione affettiva precaria. Nel 1876 ottiene
      un anno di congedo per motivi di salute, periodo che trascorre in Italia,
      a Sorrento. Nel maggio del 1879 Nietzsche presenta le dimissioni
      all'università per ragioni di salute. Ha ora davanti a sé una vita
      errabonda, segnata dalla solitudine. Guastati ormai i rapporti con la
      famiglia, egli vede ora peggiorare sempre di più il suo stato di salute.
      Gli anni fino al 1888 sono occupati da un'intensa attività di scrittura e
      peregrinazioni sempre più sofferte. 
      A Torino il 3 gennaio del 1889 Nietzsche dà gravi segni di squilibrio
      mentale. Impazzisce: vede un uomo che frusta un cavallo, va ad abbracciare
      il cavallo dicendo "Non picchiare mio fratello". Viene
      ricoverato prima a Basilea, poi a Jena, in una clinica di malattie
      nervose. 
      Nel 1897, dopo la morte della madre, che lo aveva curato per lungo tempo,
      viene portato a Weimar dalla sorella. Nel 1894 essa aveva fondato a Weimar
      il Nietzsche - Archive destinato ad occuparsi dell'edizione completa delle
      opere del filosofo. In questi anni le condizioni di Nietzsche peggiorano
      rapidamente: nel 1892 non riconosceva gli amici; dal 1894 smette di
      parlare. Muore il 25 agosto del 1900. 
       
      OPERE 
      Divisione delle opere in 3 periodi: 
      Opere giovanili: la Nascita della tragedia del 1871, Considerazioni
      inattuali, del 1876. 
      Opere della fase "illuminista", di transizione: Umano
      troppo umano del 1878; Aurora del 1881; Gaia scienza del
      1882. 
      Opere della fase matura: Così parlò Zarathustra del
      1883-85; Al di là del bene e del male del 1886; Genealogia
      della morale del 1887; Il caso Wagner del 1888; Crepuscolo
      degli idoli del 1888; L'anticristo, Ecce homo, Nietzsche contra
      Wagner postumi. 
      Abbiamo poi Volontà di potenza pubblicato nel 1901 e nel 1906
      dalla sorella Elisabeth e da suo marito, che nel completare l'opera ne
      hanno alterato il significato complessivo. Gabriele D'Annunzio sarà uno
      di quelli che mal interpretano la filosofia di Nietzsche. 
      Colli e Montanari per anni hanno studiato le carte manoscritte di
      Nietzsche, compilando un'edizione delle opere commentate. Nietzsche è
      considerato il filosofo che porta a conclusione la filosofia dell'800. Dal
      punto di vista della forza critica è molto interessante, ma dal punto di
      vista dell'organicità del pensiero lascia alcune aporie. Quasi tutti gli
      scritti o sono raccolte di aforismi (motti) o sono esteriormente quasi
      romanzi (come Così parlo Zarathustra). L'unico scritto che ha la forma
      del trattato è la Genealogia della morale.
       LA NASCITA DELLA TRAGEDIA 
      
      Nel V secolo a.C. in Grecia si avevano commediografi come  Eschilo (525-426
      a.c),  Sofocle (497-406),  Euripide (480-406). Sofocle scrive
       Edipo re e Antigone, Euripide  Le baccanti, Elena e Oreste.
      Nel 399 muore Socrate. 
      Nietzsche sostiene che Eschilo e Sofocle rappresentino la forma più alta
      della tragedia, già con Euripide si ha una sorta di decadenza. 
      Per Nietzsche la tragedia greca di Eschilo e Sofocle è emblematica di una
      forma di vita che esisteva prima di Socrate, caratterizzata
      dall'equilibrio di due momenti fondamentali:  Spirito apollineo (Apollo,
      antica divinità solare dei greci, simboleggia l'armonia, la perfezione,
      ne sono un esempio classico le sculture di Fidia; è l'espressione di un
      ordine, una perfezione formale; è un equilibrio delle forme) e  Spirito
      dionisiaco (simboleggia l'elemento istintivo passionale, del furore; da
      Dioniso, una delle più importanti divinità terresti del mondo greco, dio
      del vino e dell'estasi, energia spontanea e irresistibile, rappresenta
      l'unità ciclica della natura). 
      Secondo Nietzsche la società greca, fino a Socrate escluso, era riuscita
      a tenere in equilibrio questi due momenti e a fonderli armoniosamente.
      Nessuna di queste due componenti veniva sacrificata. 
      Invece dopo Socrate si è assistito a una rottura dell'armonia, dovuta
      allo stesso Socrate, perché la corretta visione dell'uomo è stata
      sacrificata dalla sua filosofia. 
      Socrate è la causa dell'errore antropologico che porta a una visione
      sbagliata dell'uomo. Socrate considera la ragione come il sommo valore
      umano, l'unica caratteristica veramente importante dell'uomo; dà più
      importanza alla razionalità e svilisce le passioni, gli istinti. Per
      Nietzsche ha una visione unilaterale e distorta dell'uomo. 
      Secondo Nietzsche, Socrate, attraverso  Platone e il cristianesimo (visto
      come platonismo per il popolo) ha diffuso questa immagine sbagliata
      dell'uomo. Perciò il giovane Nietzsche mostra una preferenza per l'uomo presocratico. 
      FASE
      "ILLUMINISTA" 
      L'illuminista sottopone tutto al tribunale della
      ragione ed è un atteggiamento che si presenta in varie epoche (ad esempio
      i sofisti greci). In Nietzsche non si può parlare propriamente di
      illuminismo ed è per questo che il termine è messo tra virgolette. Qui
      illuminismo significa prevalentemente presa d'atto razionale della realtà
      e rifiuto di miti consolatori. 
       
      LA NATURA DEL LINGUAGGIO È CONVEZIONALE: riprende la tesi dei sofisti
      riguardo al linguaggio. Da  Aristotele e dalla filosofia scolastica il
      linguaggio era visto come lo specchio della realtà (ad esempio in ogni
      lingua si ha la struttura soggetto + predicato; Aristotele da questa
      struttura ha tratto la conclusione che c'è una sostanza che è il
      soggetto e degli accidenti che sono i predicati; perciò da un fatto
      linguistico ha tratto una conseguenza ontologica). Per Nietzsche,
      questo modo di procedere è sbagliato, perché il linguaggio serve per
      comunicare, ha uno scopo pragmatico ed è perciò convenzionale (gli
      uomini attribuiscono suoni e nomi alle cose in modo arbitrario). 
       
      NON CI SONO FATTI MA SOLO INTERPRETAZIONI (questa affermazione di
      Nietzsche è contenuta nei  frammenti postumi, ma questa tesi è sviluppata
      in  Su verità e menzogna in senso extramorale e in  Umano, troppo
      umano. 
      Es: ci sono 20 persone in un'aula. Secondo i positivisti questo è un
      fatto assodato. Per Nietzsche è già un'interpretazione: usiamo il numero
      20 con questo significato perché presupponiamo il sistema decimale.
      Riguardo al termine persona: supponiamo che una ragazza sia incinta, c'è
      chi considera il feto una persona (allora nell'aula sarebbero 21) e chi no
      (allora sarebbero 20). 
      Alla lettera questa affermazione si confuta da sola: poiché le
      interpretazioni sono interpretazioni di qualcosa di esistente,
      un'interpretazione può essere interpretazione di un'altra
      interpretazione, ma all'origine devono esistere dei fatti, altrimenti non
      esisterebbero nemmeno le interpretazioni. 
      Ma Nietzsche la intende così: "non esistono fatti puri, ma solo
      interpretazioni, cioè fatti interpretati dai soggetti umani". In
      questo senso è una posizione antipositivistica. Per i positivisti la
      conoscenza scientifica, la conoscenza giunta allo stadio positivo, partiva
      dai fatti verificabili. Secondo Nietzsche quando il positivismo afferma
      che si parte dal fatto, che la conoscenza vera si fonda solo sui fatti, in
      realtà non si rende conto che il fatto puro non esiste, in quanto il
      fatto presente alla coscienza dell'uomo è un'interpretazione. 
      I fatti potrebbero anche esistere, però per conoscerli noi dobbiamo usare
      un linguaggio, che è un'interpretazione. Perciò i fatti sono
      interpretati. Quindi il positivismo è ingenuo quando pensa che esistano
      fatti puri. 
      Nietzsche riprende la tesi di  Schopenhauer sul rapporto tra intelletto e
      volontà, l'intelletto è strumento della volontà, e sottolinea il fatto
      che l'uomo ha impulsi e desideri non consapevoli (questo punto
      influenzerà anche  Freud). 
      Tutto ciò ha notevoli implicazioni sulla concezione di verità: come
      vedremo più avanti Nietzsche sostiene una concezione pragmatica della
      verità. 
       
      L'ECCESSO DI COSCIENZA STORICA INDEBOLISCE LA PERSONALITÀ: nella cultura
      del suo tempo prevale lo storicismo. Un eccessivo storicismo porta a
      condizionare e a limitare la libertà dell'uomo. Nietzsche rifiuta le
      visioni storicistiche. "Per vivere felicemente il presente occorre
      dimenticare il passato". Perché l'eccesso di conoscenza storica può
      essere pericolosa? Nietzsche pensa che l'uomo tenda a pensare il futuro
      come predeterminato dalle tendenze storiche in atto nel presente, e quindi
      a soffocare la creatività e l'apertura al nuovo e all'imprevedibile. 
       
      SMITIZZAZIONE DELL'ARTE. Nella Nascita della tragedia considerava l'arte
      greca prima di Euripide come espressione genuina e adeguata della
      mentalità greca. Nietzsche ha una sorta di ammirazione di questa cultura
      greca, perché ha un giudizio negativo sulla metafisica occidentale e
      quindi positivo sulla cultura greca presocratica, dove arte e cultura
      erano espressione della vita quotidiana. La cultura occidentale è come
      una fase di decadenza: il mito dell'arte, cioè l'illusione che una
      rinascita dell'autentica arte greca potesse far uscire l'umanità dal
      grigiore e dalla meschinità della mentalità borghese del suo tempo, era
      la convinzione ingenua che Nietzsche aveva da giovane: per tornare ad una
      cultura come quella greca bisognava tornare al ruolo che l'arte aveva
      allora. Quindi la fase "illuminista" consiste in un
      atteggiamento così razionale da capire che questo desiderio di rinascita
      non è realistico. Si ha quindi la smitizzazione: non è possibile
      rilanciare l'arte greca per tornare alla felicità presocratica. 
       
      NON ESISTE UN MONDO TRASCENDENTE. Il cristianesimo ha attribuito una
      grande importanza alla vita ultraterrena (le scelte etiche sono
      condizionate da questa credenza). Secondo Nietzsche questo è un mito che
      va demolito con la ragione: l'uomo per rassicurarsi dal timore della morte
      e dell'ignoto si è creato il mito della vita eterna, si è illuso di
      avere una via di salvezza. 
      FASE DELLA MATURITÀ 
       
      COSÍ PARLÓ ZARATHUSTRA 
      In quest'opera è esposta la tesi del superuomo, determinato da una serie
      di caratteri: 
      - accetta la morte di Dio 
      - compie una trasmutazione dei valori e quindi accetta il nichilismo
      attivo 
      - esercita la volontà di potenza 
      - accetta l'eterno ritorno 
      MORTE DI DIO: concetto già presente nella
      Gaia scienza. 
      E' introdotto da un breve racconto: c'è un vecchio che in pieno giorno si
      aggira in un mercato all'aperto con una lanterna accesa in mano e domanda
      a tutto dov'è Dio, perché Dio è morto. I mercanti lo prendono in giro. 
      Cosa significa? Non è tanto rilevante l'affermazione della morte di Dio,
      perché questa era già stata accettata nel periodo illuminista, ma è
      interessante la reazione dei mercanti. 
      Secondo l'interpretazione più diffusa, il vecchio è Nietzsche che
      annuncia la morte di Dio, ritiene che non esiste un mondo trascendente; i
      mercanti rappresentano invece i filosofi dell'800 che non si rendono conto
      di essere loro in realtà che entrano in contraddizione. Questo perché i
      filosofi dell'800 sono tutti atei, però non si rendono conto della
      contraddizione in cui sono caduti: da un lato negano Dio, dall'altro non
      traggono le dovute conseguenze dal loro ateismo. Prendiamo per esempio 
      Fichte, Hegel, Marx, filosofi tutti atei. Sappiamo che la esistenza di Dio
      giustifica giustifica la presenza di leggi morali oggettive, valide per
      tutti, perché Dio è concepito dalle religioni, e in particolare dal
      cristianesimo, come  nomoteta (ossia fa le leggi). Questi filosofi
      affermavano che queste leggi esistevano, anche se credevano che Dio non
      esistesse; sono perciò in contraddizione. Non si rendono conto che la non
      esistenza di Dio toglie il fondamento alle norme morali oggettive. 
       
      SUPERUOMO. In Così parlò Zarathustra c'è questa metafora: 
      Zarathustra è un predicatore che vaga nel deserto e sui monti, che parla
      spesso ai suoi discepoli. Zarathustra dice che l'uomo è come una corda
      tesa su un burrone e la corda ha due estremi: uno è la bestia l'altro è
      il superuomo. L'uomo oscilla fra due estremi, può decadere o evolvere. 
      L'uomo come bestia è l'uomo come animale (fame, sete, sonno, istinti
      sessuali). L'uomo che si abbandona agli istinti e che vive senza un
      progetto di vita viene assimilato alla bestia. Ma l'uomo può scegliere
      anche la via del superuomo, che va perciò visto come un ideale, un
      modello. 
      Non bisogna però intendere che alcuni uomini sono migliori di altri.
      Infatti D'Annunzio e il fascismo hanno interpretato il superuomo in modo
      distorto, perché l'ideale di uomo da Nietzsche non è visto come
      raggiungibile solo da un élite, ma chiunque può diventare superuomo
      (visto come uomo realizzato e felice). 
       
      NICHILISMO 
      Letteralmente il termine nichilismo deriva dal latino nihil, nulla,
      perciò sta a significare che non esistono verità e valori assoluti.
      Nichilista nel linguaggio comune è colui che non crede in nulla. Secondo
      Nietzsche una volta che il filosofo è convinto che Dio non esiste, ne
      deduce che non esistono verità assolute. Questo può essere chiamato
      nichilismo passivo, perché chi si limita a questo come primo impatto, di
      fronte a queste considerazioni si stente deluso e frustrato, avverte un
      senso di disorientamento (perché viceversa l'uomo è rassicurato dalla
      religione). Questo non è l'atteggiamento del superuomo. 
      Per avere l'atteggiamento del superuomo bisogna passare al nichilismo
      attivo: proprio perché siamo certi che non esistono valori assoluti
      questo ci rende felici perché se non esistono valori oggettivi allora il
      superuomo può crearseli, darseli da solo (l'uomo diventa simile a Dio, è
      lui che decide cosa è importante). 
      Il nichilismo è quindi ambivalente: provoca delusione se subito, è fonte
      invece di entusiasmo e creatività se è scelto consapevolmente. Una delle
      condizioni essenziali per diventare superuomo è accettare il
      nichilismo attivo. Mentre la bestia è per natura ricca d'istinto e i suoi
      valori gli sono già stati dati, il superuomo se li deve creare da solo. 
      Nietzsche è consapevole del problema di conciliare la creatività del
      superuomo con l'esigenza di regole condivise per vivere in società. Il
      superuomo si crea i valori che vuole, ma gli uomini devono vivere in
      società e devono quindi darsi delle regole comuni. Questo problema
      Nietzsche non l'ha mai risolto. Avrebbe voluto risolvere questa
      difficoltà con la concezione della trasmutazione dei valori, nella
      Volontà di potenza che però non completa. Quest'opera viene invece
      ultimata dalla sorella Elisabeth e dal marito Foster che danno un'immagine
      razzista di Nietzsche. 
      Se noi vogliamo valutare il pensiero di Nietzsche dal punto di vista
      costruttivo (proposta di una nuova società) si nota che è rimasta aperta
      la questione, perché Nietzsche non è riuscito a elaborare un proposta
      razionale o perché è subentrata la follia o perché si è reso conto di
      non essere in grado di proporre un'alternativa valida. 
      Si può escludere che Nietzsche sia razzista, ma ciò non toglie che anche
      con l'interpretazione più corretta e attendibile del suo pensiero che oggi abbiamo, dopo
      il lavoro di Colli e Montanari, Nietzsche rimane un  vitalista: aveva
      affermato che non ci sono i valori oggettivi e tuttavia c'è l'incapacità
      di formulare un nuova tavola di valori; ci rendiamo conto che i valori che
      soggettivamente preferiva erano quelli presocratici (coraggio, forza,
      bellezza, salute, fierezza, ecc.). 
      ETERNO RITORNO 
      E' introdotta dal racconto di un episodio: c'è un giovane pastore che
      riposa all'ombra di un albero. Un serpente lo morde in gola. Il pastore
      sta soffocando, Zarathustra cerca disperatamente di toglierlo, ma non ci
      riesce. Allora dice al pastore di mordere la testa e sputarla. Poi il
      pastore ride come un fanciullo. 
      Interpretazione: il serpente rappresenta la concezione circolare del
      tempo, il pastore l'uomo. I Greci avevano un concezione circolare del
      tempo, non credevano nel progresso. Solo con il cristianesimo si è
      diffusa l'idea che il tempo è irreversibile. Il serpente che morde la
      gola è qualcosa di oppressivo. Quando l'uomo pensa alla circolarità del
      tempo si sente oppresso, angosciato. Zarathustra cerca di strapparlo ma
      non ce la fa: quindi nonostante l'impegno del filosofo l'angoscia non si
      risolve. Si riesce a liberarsi dal senso di angoscia, che si trasforma poi
      in gioia, solo accettando l'idea dell'eterno ritorno. Per diventare
      superuomo bisogna accettare l'eterno ritorno. 
      Questo è però potrebbe sembrare contraddittorio: come si può dire che
      il superuomo deve accettare l'eterno ritorno, che è una teoria
      metafisica, quando la morte di Dio ci dice che non esistono teorie
      metafisiche vere? Secondo l'interpretazione più plausibile e coerente col
      pensiero complessivo di Nietzsche, il superuomo accetta l'eterno ritorno
      non come una verità, ma con un atto di volontà, cioè il superuomo è
      talmente realizzato e soddisfatto che vorrebbe vivere in eterno e quindi
      agisce come se fosse vero l'eterno ritorno. Il superuomo quindi agisce
      come se l'eterno ritorno fosse vero e desidera che sia vero. 
       
      VOLONTÀ DI POTENZA 
      Va esaminata al di là delle deformazioni contenute nella pubblicazione
      dell'opera da parte della sorella. 
      Nella filosofia occidentale ci sono 3 tipi di concezione della verità: 
      1) Teoria corrispondentista. ( Corrispondenza cioè tra linguaggio e
      realtà o tra pensiero e realtà) 
      Es: questo gesso è bianco. L'affermazione è vera se in realtà le cose
      stanno così, se corrisponde ai fatti. 
      2) Teoria della coerenza. È evidente che tutto ciò che è
      contraddittorio è falso. Ma allora si può dire che è vero ciò che è
      coerente? Alcuni epistemologi dicono che uno scienziato capisce che
      un'osservazione è falsa quando contrasta altre affermazioni che ha già
      stabilito come vere. Perciò falso è ciò che entra in contrasto con
      altre teorie prese per vere. Obiezione: la coerenza è necessaria ma non
      sufficiente per la verità. Quindi se un insieme di proposizioni è falso
      se è contraddittorio, ciò non ci dice che ciò che non è
      contraddittorio sia vero. 
      3) Concezione pragmatica. L'abbiamo trovata in terza in Protagora, secondo
      il quale ci sono verità che variano da uomo a uomo, da popolo a popolo.
      Ma dato che noi dobbiamo accettare qualcosa come vero, Protagora risolve
      la cosa dicendo che bisogna prendere per vero ciò che è utile. Perciò
      secondo questa concezione il vero è un'esigenza del pratico, perché noi
      dobbiamo riuscire a comunicare e ad agire seguendo dei criteri. 
      Nietzsche invece dice che non esistono verità metafisiche certe. Quindi
      noi non sappiamo bene se esiste l'eterno ritorno o no. Però il superuomo
      decide di agire come se fosse vera queste teoria. In questo senso vi è
      alla base una concezione pragmatica: la teoria dell'eterno ritorno non è
      vera in sé, ma è vera perché ritenuta utile dal superuomo. Perciò il
      superuomo deve essere caratterizzato da questa "grinta", chiamata
       volontà
      di potenza, che si può manifestare in diversi modi. Nietzsche ne da degli
      esempi: 
      l'agonismo, come inteso nel mondo greco, era la volontà di essere primi ed è
      come un'esemplificazione della volontà di potenza. 
      
      la  creazione artistica; nel momento della creazione dell'opera d'arte,
      l'artista vuole realizzarsi, esprimersi, e questa volontà si manifesta
      esteriormente. 
      Quindi il superuomo è competitivo e attratto dall'arte: in ogni suo atteggiamento
      manifesta questi caratteri. 
      Anche se Nietzsche non ha dato una tavola di valori per il superuomo,
      vediamo che dà comunque più importanza ai valori vitalistici.  San
      Tommaso diceva che noi abbiamo tre livelli di valori (in ordine di
      importanza): 
      Economici: è meglio stare al caldo che gelare, a parità di condizioni è
      meglio risparmiare tempo o prendere la via più breve per raggiungere un
      luogo, a parità di qualità è meglio acquistare il prodotto che costa
      meno, ecc. 
      Vitali: salute, fierezza, grinta, coraggio. 
      Spirituali, mentali: è meglio conoscere che essere ignoranti. 
      Anche  Aristotele mette in ordine di importanza crescente il piacere,
      l'onore e il sapere. 
      È come se Nietzsche metta sopra di tutto  i valori vitalistici, che sono
      tipici del superuomo. Gli altri valori non sono da mettere da parte, ma
      sono subordinati a quelli vitali.  La conoscenza è finalizzata a un bene
      pratico. 
      GENEALOGIA DELLA MORALE 
      E' un opera strutturata come un saggio organico. Affronta il significato
      di bene e male. Nietzsche polemizza con gli utilitaristi. Bisogna
      analizzare la genesi della morale. Prima di Socrate, i presocratici
      avevano un loro sistema di valori. Le parole buono e cattivo erano termini
      morali chiave.  Per buono intendevano ciò che è adeguato, pienamente
      riuscito. Per cattivo ciò che è inadeguato difettoso, mal riuscito. 
      Un buon signore era colui che viveva con questi valori, invece un signore
      non era buono se non aveva queste caratteristiche (ma era malato, non
      nobile, non coraggioso). Cattivo non era concepito come colpevole, come
      invece lo intendiamo noi oggi. Questo tipo di morale la possiamo chiamare
      morale dei signori. Buono e cattivo erano termini intesi in modo diverso
      da come li concepiamo noi. 
      Abbiamo poi  un secondo tipo di morale, detta dei sacerdoti o degli
      schiavi. Nietzsche diceva che gli sfruttati hanno una sorta di 
      risentimento nei confronti degli aristocratici. I deboli invidiano i
      signori, ma non hanno il coraggio di ribellarsi perché sanno di essere
      più deboli. Allora nasce questa nuova morale, in cui si assiste a una
      trasformazione dei valori. Cambia il significato di buono è cattivo.
      Buono è associato a una serie di valori spirituali come coerenza,
      umiltà, solidarietà, generosità. Cattivo indica ciò che è colpevole,
      chi è poco generoso e poco umile. 
      Perciò i sacerdoti hanno in qualche modo cambiato le carte in tavola,
      hanno tirato un tiro mancino ai signori, dicendo che non era bene il modo
      in cui loro si comportavano. 
      
      La cultura e la mentalità comuni si sono quindi sviluppate secondo il
      punto di vista dei sacerdoti e hanno abbandonato la morale dei signori. I
      sacerdoti, e quindi i cristiani, proprio perché la morale dei sacerdoti
      nasce dal risentimento,  trasformano questo spirito di vendetta in
      autoaggressività. I cristiani non potendo sfogare la loro rabbia verso i
      signori, se la tenevano dentro e questo sfociava in ascetismo, digiuno,
      penitenza. 
      Secondo Nietzsche anche la scienza è una forma di autoaggressività,
      perché la scienza di basa sull'ideale di verità oggettiva. Nietzsche
      ritiene invece che la verità abbia un valore pragmatico, perciò la
      scienza è come un tradimento della verità. La scienza è autoingannarsi
      su quello che la verità è. 
      Ecco perché Nietzsche simpatizza con la Grecia presocratica, perché
      ritiene che collegato alla filosofia platonica e al  cristianesimo,
      concepito come un platonismo per il popolo, ci sia questa morale dei
      sacerdoti, che è negativa per l'uomo.  Chi segue questa morale è
      masochista, è un autotormentato. 
      Sul fatto che ci fosse un sistema dei valori morali prima della filosofia
      ne siamo certi: leggendo l'Iliade e l'Odissea vediamo che i valori sono
      radicalmente diversi da quelli del cristianesimo, in quanto sono dei
      valori di tipo vitalistico (coraggio, grinta, bellezza). Con Socrate si
      hanno valori più simili a quelli del cristianesimo. 
      Questa autoaggressività non è una cosa sana, uno che la tiene dentro è
      autotormentato.  Per Nietzsche, i cristiani perciò non sono sani, ma
      malati. 
      Nell'Anticristo rende più aspre le sue critiche contro il cristianesimo e
      dice che  congiura contro la vita, la salute, la bellezza. Nel
      cristianesimo si ha il concentrato massimo della morale dei sacerdoti che
      è negativa. 
       
      Interpretazione dei brani letti 
      Analisi del brano dal Crepuscoli
      degli idoli : nasce dal dibattito con Wagner. All'inizio diceva
      che la sua musica esaltava la volontà di potenza, ma poi il distacco da
      Wagner per lui è stato piuttosto travagliato. Egli accusa Wagner di aver
      cambiato musica solo per opportunismo. 
      Platone: il mondo vero è il mondo delle idee. È la tesi secondo la quale
      esiste un mondo delle idee (mondo vero) e un mondo della cose. 
      Cristianesimo: l'idea di fondo è platonica, questo mondo è promesso come
      vita eterna. L'idea diventa donna, cioè meno precisa e più sfuggente. 
      Kant: il mondo vero è indimostrabile. 
      Positivismo e ateismo dell'800: non credono all'esistenza di Dio e di un mondo
      trascendente. 
      Nietzsche: una volta tratte le conseguenze della non esistenza di un Dio
      trascendente, l'uomo può svilupparsi e realizzarsi al massimo e diventare
      superuomo. 
      Le 3 metamorfosi 
      Parla di queste 3 fasi come passaggi necessari per diventare superuomo: 
      Cammello: l'animale del deserto rappresenta l'uomo che si piega davanti
      alla grandezza di Dio e delle leggi morali. Questo uomo sottostà al
      comando, egli dice a se stesso ciò che viene detto a lui: Tu devi. Quindi
      del cammello prendiamo come caratteri positivi l'obbedienza e la
      perseveranza. 
      Leone: l'uomo paziente e rispettoso (il cammello) ora si libera dai pesi
      che lo opprimevano, combatte contro la morale che gli è stata imposta.
      Nella lotta con il "grande drago", che rappresenta il sistema
      dei valori e delle idee dominanti, egli risveglia la libertà che è in
      lui, supera la fase di servitù nei confronti della morale e della
      religione. L'uomo deve avere il coraggio di dire no a Dio, alla illusoria
      promessa dell'al di là, al premio della salvezza. 
      Fanciullo: la negazione dei vecchi valori non rende l'uomo ancora in grado
      di creare nuovi valori. La sua volontà è solo critica, non produttiva,
      non creativa. È necessaria dunque una terza metamorfosi: il leone si
      trasforma in fanciullo. Il fanciullo intende la vita come libero gioco
      creativo che inventa e impone nuovi valori. La metafora del gioco segnala
      quella che per Nietzsche è l'essenza dionisiaca della libertà umana. Il
      bambino quindi è creativo, accetta la vita e manifesta quella che è una
      sorta di volontà di potenza. 
      Nietzsche non arriva a definire dettagliamene il superuomo, ma  Zarathustra
      lo descrive attraverso immagini, metafore e racconti. 
        
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