Maurilio Lovatti

 Il vecchio di San Lorenzo

 
 Europa edizioni, Roma 2020, pag. 315, € 15,90

 

 

 

 

 

Raffaele Polella

Il vecchio di San Lorenzo

 

 

Come James Stewart ne La Finestra Sul Cortile, anche la protagonista de Il Vecchio di San Lorenzo, studentessa fuori sede residente nel quartiere universitario di Roma, incuriosita dai vicini di casa scopre qualcosa di inaspettato sull’anziano dirimpettaio. Come insegna Hitchcock, l’occhio che guarda con attenzione da una finestra scopre più di quello che normalmente appare.
Prendendo forse spunto dal celebre film del maestro inglese del giallo Lovatti apre il suo romanzo che si snoda intorno alle indagini su un caso di cronaca nera nella periferia di Roma.
Non ci sono eroi, né sparatorie, inseguimenti né avvenenti femmine. C’è invece il fatto, per nulla scontato, di creare e portare avanti una storia letterariamente credibile basandosi su personaggi ordinari, della porta accanto si potrebbe dire. Anche i luoghi ed i fatti narrati sono del tutto consueti, quasi anonimi (per lo meno nel bubbone di illegalità, menefreghismo e miseria che è oggi Roma) e dunque l'intreccio è importante per tenere vivo l'interesse. Cosa del tutto riuscita.
C’è l’indagine ufficiale, portata avanti dalla procura e l’indagine ombra, condotta in maniera meno ortodossa ma altrettanto appassionata da parte della ragazza. Arriveranno entrambe allo stesso punto?
Lo sfondo è la Roma dei giorni nostri, fatta di caos, incuria, ma anche di cultura e di innumerevoli opportunità. La città corrotta e quella delle baldorie del sabato sera, quella decadente e quella della legalità: una miscellanea di cose e situazioni tra le quali si muovono commissario di polizia e studentessa, alla ricerca della stessa verità, rivali e complici uniti da un sottile filo che sul finale lascia aperta la possibilità di un nuovo incontro tra i due (magari nel prossimo libro?).
Particolare e notevolissimo nell’opera è l'utilizzo che l’autore fa degli oggetti comuni, quelli che ci circondano ogni giorno (biglietti, scontrini, password, calendarietti...) che qui diventano architrave delle indagini. Un uso abbondante di questi dettagli, un uso quasi ossessivo, che però anziché stancare aggiunge volta per volta elementi utili alla trama e l’aggancia alla realtà concreta del vissuto quotidiano. Tecnica interessante che ha il risultato di rassicurare il lettore, inserendolo in un ambiente familiare perché a diretto contatto con le cose in uso quotidiano, un ambiente nel quale però ogni particolare apparentemente banale ha un valore a se stante. Elemento non trascurabile per una storia così ancorata all'oggi. Probabilmente ad altri lettori questo aspetto potrà sembrare secondario, quasi scontato, io l'ho trovato invece assolutamente coinvolgente. In un tratto mi è quasi sembrato d’essere immerso in un gigantesco Monopoli, fatto di codici, iniziali, date, indirizzi, ....imprevisti, probabilità. Un puzzle di minuziosi indizi insomma. Dopo aver letto questo libro non si ha più insomma il coraggio di gettar via uno scontrino con la noncuranza di prima, oltre al fatto di riconoscere ancora una volta come oggi siamo tutti tracciati.
Anche la Capitale è usata in questo modo.
Per chi la conosce, con la lettura del libro inizia anche la caccia al tesoro per le vie della città. Chi non è di Roma avrà invece forse la sensazione d’esser quasi travolto da tutta questa toponomastica, per altro chiamata in causa in modo sapiente: sarà allora il caso di farsi cullare dalla corrente. Lovatti è indubbiamente un profondo conoscitore di Roma e giustamente la usa ad libitum, dispensandone innumerevoli nelle pagine vie e luoghi, spesso anonimi ai più.
Non ci sono il Colosseo e San Pietro ma Viale Libia e il Todis di Via dei Volsci.
Una scelta coraggiosa.
D’altronde sia il Circo Massimo o sia Via dei Volsci... è comunque il respiro enorme di questa immensa distesa di cose, un mare magnum fatto di cemento in eterno movimento, quello capace di condizionare pensieri ed azioni di chiunque e da sempre. Una Roma sconfinata quella de Il Vecchio di San Lorenzo, fatta anche di distanze da percorrere a piedi o in bicicletta, allontanandosi per un attimo dal caos del traffico e dai consueti percorsi carrabili.
Da ultimo il finale del libro.
Ho trovato una scelta interessante ed originale quella di ...non dare un chiaro finale all'indagine, lasciandola alle ricostruzioni (supposizioni) della coppia non coppia. Mi ha ricordato un disco dei Queen che, in maniera del tutto geniale, termina all'improvviso con una esplosione lasciando di stucco e nel dubbio l'ascoltatore.
In fondo è il destino di questa città (e quindi anche della storia del suo romanzo che vi è ambientato) quello di non arrivare più a nulla, di non vedere mai un'opera veramente compiuta, un procedimento portato a termine, una questione felicemente conclusa restando in un eterno dubbio, in un equivoco al quale non si può e non si vuole dare nessuna risposta.
Il mio giudizio su Il Vecchio di San Lorenzo è in conclusione del tutto positivo. Una trama interessante e ben dipanata, ambientata nella città di tutti i giorni, dove però anche la cosa più banale e le persone apparentemente più indifferenti, possono nascondere un mistero.
Un libro che mi sono divertito a leggere e che sicuramente consiglierei.

Raffaele Polella

 

 

Maurilio Lovatti
 Il vecchio di San Lorenzo
 Europa edizioni, Roma 2020, pag. 315, € 15,90

 

 

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