Un
vescovo viene plasmato in profondità dalla chiesa che serve: dai suoi
collaboratori immediati, da tutto il presbiterio, dalla gente, dalle
parrocchie, dai problemi che deve affrontare; reciprocamente una chiesa
particolare riceve un'impronta significativa dal vescovo che la guida:
dalla sua predicazione, dallo stile dei rapporti con i preti e con tutti,
dagli atteggiamenti di fronte alle sfide sempre nuove che si presentano.
La storia di una diocesi è in buona parte la storia delle persone che
l'hanno formata nel tempo: dei santi, anzitutto, ma poi dei preti, dei
religiosi, dei laici. Per questo dobbiamo ringraziare di cuore Maurilio
Lovatti che ha fatto una ricerca ampia e accurata sulla vita e sul
ministero di mons. Tredici, vescovo di Brescia per più di trent'anni.
E che anni! verrebbe da dire. Gli anni del fascismo, della guerra, della
resistenza, della ricostruzione democratica e infine della guerra fredda.
Anni di divisioni intestine, di contrasti violenti, di sofferenze
indicibili, di polemiche infinite. Come fare il vescovo in anni simili?
Come riuscire a tenere unito il presbiterio, a dare alla comunità
cristiana indicazioni che l'aiutassero a custodire la fedeltà al vangelo?
Come trovare il giusto punto di equilibrio tra resistenza e resa? A volte
ci lamentiamo delle difficoltà che oggi preti e vescovi debbono
affrontare, e giustamente. Ma altri tempi non sono stati meno difficili.
Probabilmente le difficoltà di comunicazione rendevano meno ampia la
consapevolezza degli eventi, permettevano più facilmente il silenzio e la
riflessione prima di dover prendere posizione. Ma i problemi c'erano,
eccome; le divisioni all'interno del clero e dei cristiani c'erano, e
dolorose.
Proprio per questo ci serve ripercorrere la storia di quegli anni. Non è
solo il desiderio, già buono, della ricostruzione storica a spingerci;
c'è anche il bisogno di confrontare i nostri tempi con gli altri, i
nostri problemi con gli altri. Ci sentiamo più liberi, in questo modo,
con un poco più di coraggio. Mons. Tredici è riuscito a essere e
rimanere un punto di riferimento credibile durante tutto il suo ministero.
Lo è stato dal punto di vista evangelico, custodendo una fede ecclesiale
genuina e un amore concreto, fattivo nei confronti delle persone; il testo
del prof. Lovatti lo documenta bene. Lo è stato dal punto di vista
culturale. La preparazione filosofica e l'apertura intellettuale gli sono
stati preziosi: la crisi modernista con le sue motivazioni vere ma anche
con le sue paranoie che hanno fatto soffrire persone degne; il confronto
con la scienza (la scienza fisica e le nascenti scienze umane) e con le
trasformazioni nella mentalità che essa ha comportato; il problema del
cristiano di fronte alle diverse forme del potere politico… Sono tutti
problemi che richiedevano solidità di fede, ma anche chiarezza di
pensiero. E mons. Tredici era particolarmente attrezzato per muoversi in
questi campi difficili.
Il prof. Lovatti, anch'egli filosofo, è in grado di spiegarlo molto bene
nella seconda parte del volume, dove viene sondato il pensiero di mons.
Tredici: le sue posizioni filosofiche di fronte ai problemi che
interessavano la neo-scolastica, soprattutto il problema della conoscenza
che Kant aveva rivoluzionato e che i filosofi cristiani non riuscivano a
chiarire in modo soddisfacente; le riflessioni inevitabili e delicatissime
su una guerra che metteva in crisi l'approccio etico e giuridico
tradizionale; il dialogo appassionato e schietto con Bernardino Varisco.
Di solito, una biografia non tratta questioni simili, se non di passaggio.
Il prof. Lovatti, invece, ha la competenza per approfondire i problemi,
chiarendone i termini e mostrando con chiarezza le posizioni prese.
Per tutto questo sono grato all'autore. Come dicevo all'inizio, per
comprendere la chiesa bresciana ho bisogno di conoscerne i vescovi,
soprattutto quelli a noi più vicini e che hanno lasciato un'impronta
significativa nel tessuto diocesano. Tra questi è certamente mons.
Tredici che ha guidato la nostra chiesa "in fide et lenitate"
(così recita il suo motto episcopale). Chiarezza di fede senza
ambiguità, ma con dolcezza; dolcezza di tratto, ma senza che questo tolga
nulla all'edificio armonico della fede. È un ideale che mons. Tredici si
è proposto e che, come mostra questo libro, ha seguito con coerenza. È
un ideale che rimane tale anche per noi che abbiamo problemi diversi da
affrontare ma che dobbiamo affrontarli con lo stesso stile:
nell'integrità della fede e nella dolcezza dell'amore.
Brescia, marzo 2009
mons. Luciano Monari
Vescovo di Brescia
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