Lettere pastorali di mons. Giacinto Tredici, vescovo di Brescia dal 1934 al 1964

 

La Chiesa (1951)

 

 

 

Figli dilettissimi,

approfittiamo della Pastorale della Quaresima per parlarvi di un argomento che non è nuovo, ma che riteniamo di grande importanza ed anche di attualità: la Chiesa, la grande famiglia a cui tutti apparteniamo, il regno di Dio, il corpo mistico di Nostro Signore Gesù Cristo, attraverso al quale arrivano a noi i frutti della Redenzione.

Questa Chiesa augusta e veneranda, che da venti secoli continua nel mondo la missione redentrice di Cristo, ha avuto nello scorso anno, l'Anno Santo, manifestazioni grandiose, che il popolo nostro ha sentito e in parte vissuto, e che hanno richiamato l'attenzione anche di coloro che sono di fuori. Chi non ha dovuto ammirare con commozione l'accorrere continuo di folle immense convenute a Roma, centro della Cristianità, e il loro stringersi intorno al Vicario di Gesù Cristo, il Papa, per acclamano entusiaste mentre egli parlava e le benediceva in nome del Sigr ore? E questo spettacolo grandioso ha culminato nella indimenticabile giornata del l~ novembre, quando nella immensa piazza di San Pietro, il Papa, circondato da 600 Vescovi d'ogni parte del mondo, pronunciava la sua parola infallibile confermando il privilegio della Assunzione della Madonna, e la folla sterminata che riempiva l'immensa piazza e una larga zona dei dintorni ascoltava prima riverente la sua parola e poi l'acclamava con entusiasmo, gridando tutta la sua adesione e la sua fede. Si può ben dire che là era rappresentata la Chiesa Cattolica sparsa in tutto il mondo: la chiesa docente, maestra infallibile, che insegnava per la bocca del Papa, Vicario di Cristo, e la chiesa discente, la Chiesa dei fedeli di tutto il mondo, che accoglieva con un grandioso atto di fede quell'insegnamento, credendo.
Non possiamo dire però, pur troppo, che questa grande idea della Chiesa sia familiare e compresa in tutta la sua realtà da tutti i nostri fedeli, che sono e si dicono cattolici, e formano la grandissima maggioranza delle nostre popolazioni.
E' per questo, figli dilettissimi, che vogliamo parlarvi di essa, la. Santa Chiesa di Dio a cui noi apparteniamo, per richiamarvi brevemente quello che essa è, la grazia grande che è la nostra di appartenervi, e il dovere sacrosanto di vivere in noi la vita di questa Chiesa.

I

LA CHIESA NEL PIANO DELLA REDENZIONE

Nel disegno della Redenzione, come Dio l'ha voluta, la Chiesa è la configuratrice dell'opera della Redenzione stabilita da Cristo come strumento per applicare a tutti gli uomini gli effetti della Redenzione operati da Lui. Dio potrebbe operare la salvezza nostra direttamente, in altro modo, e non è da escludersi che qualche volta, al di là di quello che noi possiamo pensare, Egli intervenga in modo straordinario nell'operare la salvezza delle anime. Ma il modo ordinario da Lui stabilito per questa è l'opera della Chiesa.
La Chiesa è, secondo la nota definizione del Catechismo -rifacciamoci volentieri al catechismo che è l'espressione elementare ma precisa delle verità della nostra fede - è la società dei cristiani, uniti nella professione della medesima fede e dottrina di Gesù Cristo, nella partecipazione ai mezzi di grazia che sono i suoi Sacramenti nella soggezione ai Pastori stabiliti da Lui.
Il Vangelo ci mostra chiaramente la volontà di Nostro Signor Gesù Cristo. Egli disse all'Apostolo Pietro che avrebbe fondato la sua Chiesa, ed Egli ne sarebbe stato la Pietra fondamentale. Egli avrebbe dovuto pascere e governare i suoi fedeli, come un Pastore nutre e dirige il suo gregge; avrebbe dovuto anche confermare nella fede i suoi confratelli che avrebbero condiviso con Lui l'incarico di insegnarla.
Per indicare questa sua Chiesa Egli usa diverse immagini, che sempre indicano una riunione di molti elementi, tenuti insieme da un forte vincolo speciale, visibile, a cui tutti sappiano riferirsi. Essa è una Casa di cui Pietro è il fondamento; è un Gregge, di cui Pietro è il Pastore; è un Regno sotto il governo di un Principe, una Città posta sopra il monte in vista di tutte le genti. Vuole che tutti i suoi fedeli si mantengano fortemente uniti. E per questo prega il Suo Divin Padre in una magnifica, accorata invocazione prima di dar principio alla sua passione: Ut unum sint, che siano una cosa sola, come Egli è una cosa sola col Padre suo. E perchè non si credesse che questa unità Egli la intendesse solo dei suoi Apostoli, dice espressamente che chiede questa unità anche per coloro che avrebbero creduto in lui per la loro predicazione.
A questa sua società, a questo ovile, Egli vuole che appartengano tutti i suoi fedeli. " Ho altre pecore che non sono in questo ovile, ma è necessario che Io ve le conduca, e così si faccia un solo ovile come uno è il pastore ".
A questa sua Chiesa, è dato l'incarico di continuare l'opera redentrice di Cristo.

MAESTRA DELLA FEDE

Cristo ha insegnato una dottrina: è il compimento della Divina Rivelazione cominciata già nell'antico Testamento per mezzo dei Profeti. Una dottrina che non è frutto di una speculazione umana, ma viene da Dio. Perchè noi non prendessimo abbaglio attribuendola alla sua stessa intelligenza umana, Egli ci avverte che la sua Dottrina non è sua, ma del Padre suo che lo ha mandato. Orbene, questa sua dottrina Egli la affida agli Apostoli, perchè la insegnino a tutti. " Andate, ammaestrate tutte le genti. Predicate il mio Vangelo ad ogni creatura, in tutto il mondo. Chi avrà creduto e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato ". Questa missione di insegnare la sua dottrina dovrà durare sempre. E perchè non venga meno nella sua Chiesa l'insegnamento di quello che Egli stesso ha insegnato, aggiunge: " Io sarò continuamente con voi fino alla fine del mondo ", e agli Apostoli promette lo Spirito Santo che li avrebbe assistiti ed avrebbe suggerito ad essi tutto quello che Egli insegnava.
Mentre così affida ai suoi Apostoli ed ai loro successori l'incarico di insegnare la sua dottrina, Egli mette in guardia dai pseudocristi e falsi profeti, che avrebbero cercato di trarre in inganno anche gli eletti.
Gli Apostoli, fin dal principio ebbero chiara coscienza della missione ricevuta da Cristo, e furono i Maestri che diffusero nelle prime generazioni cristiane il Verbo portato da Cristo. Lo dice sinteticamente S. Marco chiudendo il suo Vangelo: " Essi disseminatisi nel mondo predicarono dovunque ", ed aggiunge: " Mentre il Signore li aiutava e confermava con prodigi la loro predicazione ".
Non altro ha fatto e fa sempre la Chiesa Cattolica quando incessantemente fa sentire la sua voce, nella predicazione ordinaria e nelle grandi manifestazioni del suo magistero, che furono i Concili e le definizioni dogmatiche, spesso indirizzate a condannare errori insinuatisi tra i fedeli.

DISPENSATRICE DELLA GRAZIA

Altro elemento essenziale della vita cristiana è la Grazia, dono soprannaturale che innalza il valore della vita dell'anima e la rende capace di meritare la vita eterna. Ce l'ha meritata Cristo con la sua Passione e Morte, e la mette a nostra disposizione ancora per mezzo della Chiesa a cui spetta amministrare i Sacramenti, che di quella Grazia sono i canali.
Anche qui la volontà del Divino fondatore della Chiesa è evidente, nel Vangelo, che ci riferisce la missione data agli Apostoli:
"Ammaestrate tutte le genti e battezzatele nel nome del Padre del Figliuolo e dello Spirito Santo. Se alcuno non sarà rinato per l'acqua e lo Spirito Santo non potrà entrare nel Regno dei Cieli. Saranno rimessi i peccati a quelli a cui voi li rimetterete ". Dopo aver dato agli Apostoli il suo Corpo e il suo Sangue nella prima celebrazione Eucaristica, Egli ordina loro di ripetere quello che aveva fatto; mentre in un altro discorso che contiene la promessa della Eucarestia, indica la funzione santificatrice e conservatrice della stessa: " Se non mangerete il mio corpo e berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita ".

GUIDA DI VITA CRISTIANA

A questo doppio compito affidato agli Apostoli e ai loro successori e collaboratori Cristo ne ha aggiunto un altro: dirigere i fedeli nella osservanza della legge di Dio e nel]a pratica della vita cristiana. Ciò è contenuto nel comando di pascere le sue pecore, col quale ha sintetizzato a Pietro l'incarico che gli affidava nella sua Chiesa. E' ufficio del Pastore del gregge, oltre procurare il cibo, guidare le pecore perchè non si sbandino e non corrano il pericolo di restare senza nutrimento o di incontrare qualche malanno. Allo stesso risultato giunge il comando fatto a tutti di sottomettersi, nelle controversie, alla Chiesa, con la minaccia di esserne escluso come un pagano o uno scomunicato, se alcuno rifiutasse la sottomissione.
Così Cristo ha voluto che fosse la sua Chiesa, che doveva guidare le anime da Lui redente alla santità ed alla salvezza eterna: continuare sulla medesima linea una vera società, in cui vi èuna moltitudine, tutti i fedeli, e una autorità, i Pastori, forniti di un triplice potere, di magistero nell'insegnamento della dottrina, di ordine nell'amministrazione dei Sacramenti, e di giurisdizione nel dirigere la vita dei fedeli. Poteri che sono tutti indirizzati ad un fine soprannaturale, ma che devono esercitarsi con manifestazioni sensibili, unico mezzo possibile di comunicazione con gli uomini.

IL CORPO MISTICO

Ecco la Chiesa di Cristo, a cui tutti abbiamo la ventura di appartenere, e fuori della quale saremmo privi dei tesori di salvezza che il suo divin Fondatore le ha conferito: un immenso organismo che tutti ci comprende, Pastori e fedeli, e che ci dà la possibilità di partecipare ai frutti della Redenzione operata da Cristo. S. Paolo, con una metafora piena di significato che è entrata nella terminologia della tradizione ecclesiastica, l'ha chiamata un corpo, di cui noi tutti siamo membri e Cristo è il Capo. Come nel corpo tutte le membra sono strettamente unite con una complessa coordinazione di organi vitali, e fra di esse circola il sangue portatore di vita, mentre dal cervello che è nel capo partono gli stimoli che dirigono le funzioni dei singoli organi, così tutti noi che siamo nella Chiesa, se non vi poniamo impedimento col sottrarci alla legge di Dio e separarci dalla direzione della Chiesa, circolano misteriosamente i doni spirituali di grazia che ci vengono da Cristo, che di questo Corpo è il Capo adorabile. In ciò consiste la dottrina del Corpo Mistico, che recentemente il Santo Padre ha illustrato in una lettera Enciclica. Appartenere a questo Corpo vuoi dire partecipare della vita che in esso circola; separarsene vuoi dire il cessare di questa influenza benefica, inaridire, morire alla vita soprannaturale che ci viene da Cristo.

II

LA CHIESA NELLA VITA DI OGNI CRISTIANO

Se questa è la Chiesa che Cristo ha istituito come mezzo per fare arrivare fino a noi la fede e la grazia che sono gli elementi fondamentali della vita cristiana, bisognerà concluderne che il cristiano ha dei doveri verso la Chiesa, e che questi entrano come parte essenziale nella stessa sua vita.
~E' quello a cui molti, forse anche fra noi, non pensano abbastanza. Vi sono dei cristiani che ascoltano la Messa tutte le feste comandate, fanno puntualmente la loro Pasqua, od anche si accostano ai Sacramenti altre volte durante l'anno, battezzano e mandano al catechismo i loro figlioli, vogliono morire in grazia di Dio e per questo essere assistiti dal Sacerdote negli estremi della loro vita, perchè vogliono salvare l'anima, ma dite loro che il Papa, i Vescovi hanno fatto sentire la loro parola per insegnare qualche verità, per mettere in guardia contro errori serpeggianti o contro pratiche o propagande pericolose, che hanno proscritto qualche libro o altra pubblicazione. Essi ricevono quella parola, che è la parola della Chiesa, con una specie di istintiva diffidenza; si riservano di controllarla con quello che ne dicono gli altri, e precisamente il libro, il giornale a cui è diretto il richiamo della Chiesa; sospettano nella parola della Chiesa qualche interesse temporale, magari una mossa politica! Dite loro che dove dominano certi regimi la Chiesa è perseguitata, è priva della sua libertà. Invece di sentirsene addolorati, sono inclinati a non credere, o a spiegare quei fatti con intemperanze indebite da parte degli uomini di Chiesa; delle stesse supreme Autorità Ecclesiastiche. E questo perchè... Così hanno detto gli uomini o figli abituati a vivere estranei alla Chiesa od anche in aperto contrasto con essa.
Questo è un atteggiamento comune a una parte non piccola della nostra gente, in alto e in basso; già in altri tempi quando dominavano altre ideologie, ed ora di fronte a idee e partiti nuovi. Ma questo non è pensare e vivere da cattolici. Così si è cristiani soltanto a metà. E noi sappiamo che Cristo e la sua istituzione che è la Chiesa non si possono spezzettare; bisogna prenderlo tutto intero come è. " Chi non è meco è contro di me ".
E' qui dunque, o figli dilettissimi, che vogliamo richiamare la vostra attenzione.

ACCETTARE L' INSEGNAMENTO DELLA CHIESA

Poichè, come abbiamo visto, Dio ha stabilito la Chiesa perchè fosse a tutti i fedeli maestra nella fede, e per questo ha promesso la sua perpetua assistenza, garanzia di verità a coloro che ha incaricato di insegnare, è dovere del cristiano aver sempre l'occhio e l'orecchio aperti alla parola che ci viene da questa cattedra di verità, ed accettarla filialmente, anche se qualche volta si dovesse rinunciare per questo a qualche nostra particolare idea. Nè vi sembri questa una umiliazione, un insulto alla nostra intelligenza, alla nostra libertà di spirito e di coscienza. Non lo crediate.
L'evidenza, la certezza sicura noi l'abbiamo soltanto nelle verità matematiche o nelle immediate constatazioni della esperienza. E su questo punto state pur sicuri che non troverete nulla di contrario nell'insegnamento della Chiesa. Sono verità che non entrano nel campo della sua competenza, e noi le potremo accettare e far nostre senza timore, benedicendo il Signore per ogni verità che la scienza discopre, partecipazione della infinita, immensa verità che è Dio. In tutte le altre speculazioni più o meno filosofiche, che trascendono il campo di quelle verità sopra ricordate, troppo spesso al posto della evidenza troviamo delle opinioni, delle probabilità, rispettabili quanto sono rispettabili le persone che le hanno formulate, soggette a continue variazioni e sviluppi. Ed allora, no che non sarà una umiliazione, un'offesa alla nostra intelligenza ascoltare l'insegnamento della fede presentataci dalla Chiesa, che porta agli elementi della nostra indagine personale, sempre limitata e imperfetta, l'aiuto della luce che ci viene da una rivelazione che è divina, in argomenti che riguardano la nostra vita cristiana e la nostra salvezza eterna.
Ed anche se qualche volta non si tratta di un dogma di fede affermato come verità infallibile, pensiamo che la Chiesa, in possesso di una tradizione millenaria che ha visto i secoli e il crollo di tante opinioni, di tante istituzioni col contributo di tante intelligenze superiori, e sempre sotto una speciale assistenza provvidenziale di Dio, ha tale valore da meritare la nostra filiale adesione. Adesione che non vuoi dire quindi subire un giogo di schiavitù che soffoca la nostra intelligenza, ma accettare un aiuto che ci preserva dall'errore.
La Chiesa ricorda nei suoi fasti gloriosi l'esempio magnifico di uomini insigni per intelligenza, per vita, e per posti altissimi occupati nella stessa gerarchia ecclesiastica, che hanno saputo dare alla comunità dei fedeli l'esempio magnanimo di sottomettersi docilmente e pubblicamente alla autorità della Chiesa, rinunciando a qualche propria opinione, prima coltivata con rettitudine di intenzione. E', per esempio, il caso dell'illustre Vescovo francese Fénelon, che dopo lunghe discussioni si vide condannata una sua operetta nella quale aveva esposto alcune idee a proposito di una questione teologica agitata in quel tempo. Il venerando prelato volle dare personalmente dal pulpito della sua cattedrale notizia della condanna, per professare poi apertamente la sua filiale adesione alle decisioni del Papa. Gesto magnifico e generoso, imitato poi in tempo più vicino a noi da un altro insigne Vescovo italiano. E nè l'uno nè l'altro insigne prelato credette di diminuire la sua dignità con quell'atto di sottomissione. Anzi ne crebbe la stima di cui erano universalmente circondati.
Come veri cristiani accettiamo dunque docilmente la parola della Chiesa, che noi cercheremo di attingere dalle sue fonti autentiche o da chi ce la presenta in modo autorizzato e sicuro, non da figli avversari capaci di rappresentarcela alterata, incompleta, o messa in una luce falsa, circondata dalla diffidenza o dall'odio.

SEGUIRE I SUOI AMMONIMENTI

Quello che abbiamo detto della Chiesa quando ci insegna qualche cosa, dobbiamo pure ripetere quando qualche cosa ci comanda. I suoi comandi, come le sue esortazioni, sono anch'essi ammonimenti che ci vengono da Dio per il bene delle anime nostre, ed insieme per il bene della Chiesa stessa, che è il bene comune. E' naturale che anche la vita del cristiano, non meno che la sua intelligenza, sia orientata secondo le direttive che ci vengono da chi ci parla in nome di Dio.
D'altra parte la Chiesa ci lascia tanta libertà di azione e di iniziativa con cui possiamo esercitare nel bene la nostra attività, e solo ci fissa certi confini oltre i quali la nostra azione non sarebbe buona.
E' doloroso quindi quello che si è verificato recentemente, quando la Chiesa ha ammonito tutti i fedeli del pericolo rappresentato dal Comunismo, che fonda il suo programma di riforme sociali su una ideologia atea e materialista, e ne fa espressamente propaganda. Aderendo, ci ha detto la Chiesa, a quelle idee perdete la fede e vi mettete voi stessi fuori dalla comunità cristiana; e se pur pretendendo di conservare le dottrine della fede, appoggiate le loro organizzazioni, vi rendete grandemente colpevoli di aiutare una propaganda che tenta di strappare le anime alla fede.
Di fronte a questo grave ammonimento il dovere di ogni cristiano era ed è di obbedire. Invece pur troppo alcuni vi si sono rifiutati. La ragione? la difesa dei loro interessi materiali. Quasi che ci si possa mettere a rischio di perdere la fede od aiutare i suoi nemici per un vantaggio nostro materiale, mentre Cristo nel suo Vangelo ha detto a chi vuol essere suo discepolo: "Che giova all'uomo guadagnare anche il mondo intero, se poi patirà danno all'anima sua? ". E quasi che non si possano procurare i propri interessi e cercare di migliorare le proprie condizioni in altro modo e con altri aiuti, senza mettersi a favorire i nemici della fede. Che ci direbbero in proposito i nostri Martiri, i nostri Santi Patroni, che per la fede di Cristo hanno saputo sopportare i tormenti e la morte?
Ed alcuni, pochi per verità, non hanno voluto comprendere il provvedimento della Chiesa che vietava di prendere come padrini al Battesimo o alla Cresima persone che avevano disobbedito apertamente al suo ammonimento, quasi che si potesse aspettare un aiuto nell'opera di educazione cristiana dei fanciulli (e tale è appunto l'ufficio del Padrino) da parte di coloro che disobbediscono ai comandi della Chiesa.
Questo non è vivere da cristiani, membri della S. Chiesa nostra Madre, incaricata ad additarci la via della salvezza. Questo vuol dire non avere una giusta idea di quello che il cristiano è.
Ma noi vogliamo credere che questa aberrazione, frutto di un momentaneo accecamento e di una insidiosa propaganda, passerà presto e tutte le nostre buone popolazioni si vorranno sempre mantenere fedeli a Dio ed alla sua Chiesa che ci parla in nome di Dio.

FRATERNITA' CRISTIANA

Docilità quindi della mente, docilità dell'operare. Ma v'è un'altra caratteristica che deve essere propria del cristiano come membro della Chiesa. E' un vivo sentito spirito di fraternità.
Siamo tutti membri della medesima Chiesa, di questa immensa famiglia che ha Dio per Padre, che Cristo ha resa feconda col suo Sangue prezioso, che tutti ci ha generato alla vita della grazia nelle acque battesimali, e ci ha allevato e ci assiste maternamente. Davanti a Dio ed alla Chiesa siamo tutti eguali, perchè tutti impreziositi dal Sangue di Cristo che ci ha redento e dalla medesima destinazione alla vita eterna, dove le preferenze non saranno date dalle condizioni sociali ed economiche, ma unicamente dalle virtù esercitate e dalla grazia conservata ed accresciuta. In tutti c'è l'immagine di Dio che ci ha creato, il carattere di Cristo che ci ha segnati come suoi seguaci e fratelli, e che ci ha comandato di amarci come Egli ci ha amato; ed il suo amore ha raggiunto la vetta più alta, di dare la vita per noi.
Queste non sono elevazioni poetiche, è una realtà vera: è Cristo che ha voluto la sua Chiesa così. Ora bastano queste magnifiche divine realtà per tutti stringerci con un vincolo grande di bontà e di amore: amore non di parole ma di fatti, amore tanto più grande, quanto più grande è il bisogno del fratello.
Figli dilettissimi, se tutti sentissimo questa fraternità che ci stringe davanti a Dio, intorno a Cristo, nelle braccia della Chiesa nostra Madre che ci ha generato, ne dovrebbe risentire un caldo influsso benefico tutto il mondo, anche nei suoi rapporti esteriori. Maggiore vicinanza e comprensione tra le classi sociali, dove il messaggio cristiano ci dice che quelli che si trovano in condizioni privilegiate devono sentire d'essere stati favoriti dalla Provvidenza per essere suoi strumenti nella elevazione degli altri; devono sentire come un disagio proprio la vista di fratelli che si trovano nella miseria senza il necessario per una vita decorosa; disagio che li deve spingere ad imporsi il programma di fare ogni sforzo per diminuire fino al possibile la troppa distanza fra le classi sociali, con un'opera di elevazione della classe lavoratrice, fino a farla partecipare in misura più proporzionata di quello che in molta parte è frutto del suo lavoro, per sovvenire poi con la beneficenza alle necessità che rimarranno sempre anche in ogni migliore sistemazione sociale. Maggiore comprensione e fraternità anche fra i popoli destinati a collaborare nei disegni della Provvidenza che tutti li assiste, non a combattersi per distruggersi, in nome di opposte ideologie o di contrastanti interessi.
E se parliamo di questa fraternità fra i membri della Chiesa di Cristo, non è quasi in nome di una specie di nazionalismo cristiano, che opponga i membri della Chiesa a coloro che sono fuori. No, perchè il Sangue di Cristo è stato sparso per tutti gli uomini, e quelli che per qualunque motivo non fanno effettivamente parte della Chiesa, le appartengano, diciamo, potenzialmente, perchè il regno di Cristo è fatto anche per loro, e Cristo e noi con Lui non desideriamo altro se non che si faccia davvero l'unico ovile da Lui auspicato. Quindi l'amore del cristiano si estende anche a quelli che sono fuori della Chiesa, che gli sono anch'essi fratelli. Ma se intanto quelli che vivono nella Chiesa e per la Chiesa ne attingessero lo spirito e lo realizzassero nella loro vita, una ondata di bontà e di amore invaderebbe il mondo, fino a soffocare l'odio che purtroppo lo domina.
E' tale la vita dei cristiani, la nostra? che esame di coscienza! essa ci infonde, ma ci deve spingere verso una mèta: realizzare al massimo tutto quel tesoro di bontà e di perfezione che ci appartiene perchè il nostro Salvatore ce lo ha assegnato.

"SENTIRE CUM ECCLESIA"

Ancora un altro pensiero. Appunto perchè il cristiano si sente figlio della Chiesa, membro di questo Corpo mistico di Gesù, deve sentire intimamente, profondamente tutto quello che riguarda la sua Chiesa. E' il sentire cum Ecclesia, programma lasciatoci dai Santi. Nulla ci deve essere estraneo di quello che le appartiene. La Chiesa gode per la gloria che viene a Dio dalla glorificazione dei suoi Santi; e noi godremo con essa. La Chiesa gode per i buoni successi delle Missioni, che diffondono nel mondo il Regno di Dio e noi godremo con essa e ne ringrazieremo il Signore. La Chiesa soffre per la perdita di figli suoi che si allontanano da lei, vittime di una triste propaganda di errore e di male; e noi soffriremo con lei e offriremo le nostre preghiere per il ritorno degli erranti. La Chiesa è perseguitata nei suoi figli, nei suoi Vescovi e Sacerdoti, nelle sue istituzioni; si vede impedita nel libero esercizio della sua missione di salvezza; vede avanzarsi pericoli minacciosi per altre regioni finora rimaste immuni. Noi sentiremo le sue preoccupazioni, i suoi timori, e pregheremo e offriremo a Dio per questo i nostri sacrifici. La Chiesa ci chiede la nostra cooperazione per conservare la fede nelle nostre popolazioni, per migliorarne i costumi. E noi risponderemo al suo appello secondo le nostre possibilità, ispirandoci ad un apostolato, che sia pure in modi e proporzioni diverse, è insito nella corrispondenza che ogni cristiano deve alla grazia ricevuta da Dio di appartenere alla sua Chiesa.
Figli miei, questo è vivere, per quanto è possibile, integralmente da cristiani. E' tale davvero la nostra vita?

III

LE ACCUSE CHE SI FANNO ALLA CHIESA

A questa Chiesa, così alta nel suo fine, e fondata sui meriti del Sangue di Cristo e sulla sua divina assistenza, si fanno molte volte delle accuse. Se ne sono sempre fatte, a cominciare dai farisei e dagli scribi, che tanta opposizione e tante calunnie fecero a Gesù, male interpretando le sue parole e le sue azioni più sante.
a) - Vi sono spiriti inquieti che dicono di scandalizzarsi per le esteriorità del culto che la Chiesa pratica. Essi vorrebbero intendersela con Dio in un modo tutto spirituale. Ma costoro non riflettono che a Dio, autore di tutto il nostro essere, anima e corpo, è giusto che si renda l'omaggio dell'una e dell'altro. Inoltre noi, appunto perchè non siamo solo spirito, abbiamo la tendenza ad esprimere anche esteriormente le nostre idee e i nostri sentimenti; per cui tutte le preghiere e i riti della Liturgia, quando siano accompagnati dalla attenzione della mente, non solo sono perfettamente legittimi, ma servono anche ad alimentare la nostra pietà interiore. La Chiesa poi esercita su queste manifestazioni esterne la sua direzione, perchè non abbiano a deviare od assumere carattere superstizioso.
b) - Nè sono giustificate le accuse che si fanno alla Chiesa di spirito commerciale e di esosità, perchè riceve o anche domanda del danaro. Se lo facesse nel senso di fare una specie di commercio delle cose sante, o per avidità di ricchezze, il rimprovero sarebbe giustificato. Ma altra cosa è l'uso che la Chiesa fa del danaro per costruire edifici necessari per il culto e per le opere destinate a rendere possibile l'educazione cristiana dei fedeli e specialmente della gioventù, o alla beneficenza, od anche al sostentamento dei suoi Sacerdoti, occupati nel servizio dei fedeli e nell'esercizio delle opere di pietà e di religione. Può darsi che da parte dell'una o altra persona di Chiesa vi siano degli abusi degni di riprensione, che la Chiesa stessa è pronta a condannare e reprimere. Ma è una cosa irragionevole condannare ogni uso del danaro per gli scopi sopra indicati.
Del resto basta informarsi delle condizioni economiche della grande maggioranza del nostro Clero per vedere come non abbia ragion d'essere il preteso scandalo delle ricchezze della Chiesa e delle sue mire bottegaie. E se vi sono uomini di Chiesa che si trovano in possesso di benefici o prebende cospicue, è la Chiesa stessa che interviene ad imporre contributi per una giusta partecipazione alle necessità degli altri.

CHE COSA HA FATTO LA CHIESA PER LE CLASSI UMILI?

L'accusa principale che si fa ai nostri giorni alla Chiesa è questa: che cosa ha fatto in tanti secoli di esistenza per il vantaggio delle classi umili prive tante volte del necessario? E si aggiunge:
la Chiesa è sempre stata il sostegno dei ricchi, delle ingiustizie che vi. sono nella società capitalistica.
Orbene, innanzi tutto osserviamo che la Chiesa non ha come scopo principale il nostro benessere materiale. E' il mezzo stabilito dal Signore perchè noi possiamo salvare l'anima nostra, ch'è il fine ultimo che ci interessa tutti, e a cui dobbiamo tendere con tutte le nostre forze. Di fronte alla falsa concezione della vita che tutto riduce alle condizioni materiali, essa ci ricorda l'interesse dell'anima e ci guida ad una vita più buona e più alta.
Ma non è da credere che-la Chiesa trascuri i bisogni materiali, le condizioni sociali ed economiche di tutti, e in special modo delle classi umili, più trascurate e indifese. E questo ha fatto non con un movimento rivoluzionario e violento, che, come tutti questi movimenti, avrebbe insieme seminato rovina, ma diffondendo idee capaci di ispirare un sano e fecondo programma di vita. Non c'era e non c'è da aspettarsi ch'essa operasse direttamente delle riforme con una legislazione sociale come si può aspettare da un parlamento o da un corpo legislativo. Non era la sua missione, la sua competenza. Coloro che così accusano la Chiesa di non aver fatto, sono i primi a volerla escludere da ogni ingerenza politica, riservata, si dice, al potere laico; e spesso anche (è la storia di ogni giorno) la sospettano di ingerenze indebite sulle attività di governo nei diversi paesi.
L'influenza della Chiesa sulle legislazioni e sui costumi dei popoli si è esercitata in altre maniere. Essa ha lanciato al mondo idee capaci di orientare le anime verso un indirizzo di cristiana comprensione delle condizioni e dei bisogni di tutti, e specialmente delle classi umili.
Quando comparve al mondo il messaggio cristiano, l'umanità era pressochè dovunque divisa in due grandi classi: padroni e schiavi. Anche nello stesso mondo Greco e Romano, che rappresentava la più alta forma di civiltà, lo schiavo era considerato come una cosa, a completa disposizione del padrone; non aveva diritti; il padrone lo manteneva perchè serviva ai suoi bisogni, come si conserva una macchina. Il Cristianesimo non promosse una rivoluzione, nè emanò delle leggi che non gli erano possibili, ma predicò l'eguaglianza di natura degli uomini, tutti creature di Dio; mostrò le predilezioni di Cristo per i poveri, predicò la sua parola, che disse di considerare come fatto a Lui stesso quello che sarebbe stato fatto a vantaggio dei bisognosi. Era spezzato l'abisso che divideva le due classi. I padroni si sentirono in dovere di rispettare la persona dei loro servi, di amarli. Divennero frequenti le emancipazioni, possibile l'ascesa degli umili anche ai più alti gradi della stessa gerarchia della Chiesa. La. schiavitù veniva così a perdere il carattere inumano che l'aveva caratterizzata.
Quando il Cristianesimo ebbe la sua libertà e cominciò ad informare di sè la società, anche le leggi, e lo stesso Diritto Romano che aveva retto la potenza dell'impero, divenne più umano. Ed uguale influenza la Chiesa esercitò nelle legislazioni e nei costumi dei barbari che raccolsero, dapprima con la violenza, l'eredità della antica potenza romana.
La Chiesa favorì questa evoluzione; sotto la sua protezione l'artigianato prese a poco a poco la sua indipendenza, e spesso anche il suo posto nel governo della società.
Quando, per il trasformarsi della economia verso un sistema capitalistico, sorse e si rese acuta la questione sociale, la Chiesa, pur non appoggiando teorie e soluzioni radicali che avrebbero portato alla anarchia o a un dispotismo di una classe sull'altra, proclamò il diritto del proletariato ad una maggiore comprensione di sè. In questo senso si devono ricordare le immortali Encicliche di Leone XIII, di Pio XI, di Pio XII, ed i molteplici messaggi dello stesso Pio XII felicemente regnante, che ricordava con insistenza a tutti, compresi i governanti, la necessità di provvidenze a tutela delle classi lavoratrici, più deboli e bisognose, mentre, ricordando a queste la necessità di una cooperazione ordinata ed operosa, ricordava ai padroni ed agli imprenditori la necessità, l'obbligo di venire incontro a quei lavoratori, anche con riforme radicali, che attenuassero la distanza fra le due classi antagonistiche, e riconoscessero alla classe operaia il diritto di farsi valere nei rapporti coi datori di lavoro. E solo a compimento di quelli che erano i postulati di una giustizia sociale doveva poi venire il posto, mai sostituibile, della carità e beneficenza.
E' ingiusto quindi accusare la Chiesa di aver sempre favorito i padroni contro la classe operaia.
Sono state, queste, soltanto vane parole? No, perchè nei progressi che in questi ultimi tempi ha fatto un po' dovunque la legislazione sociale, e nella ascesa incessante della classe lavoratrice, se si deve riconoscere l'influenza spesso violenta di determinati sistemi e partiti, un osservatore sereno ed oggettivo non può disconoscere la parte avuta dalle idee sociali, lanciate e ribadite dalla parola costante, appassionata della Chiesa. Nè è giusto fare risalire ad essa la responsabilità del fatto che forse non si sia fatto abbastanza, o che alcuni, anche forse dei suoi seguaci, non l'abbiano sempre e in tutto seguita.
Figli dilettissimi, riconosciamo riverenti e grati la maestà della Chiesa che ci guida in nome del Signore, in mezzo a tanti errori e tante agitazioni. E tutti riconosciamo il dovere di ascoltare la sua parola, vivere la sua vita, che è la nostra vita. Solo in essa, perché opera di Dio, anche attraverso a deficienze e debolezze di uomini che la compongono, troveremo la via della salvezza per le nostre anime cristiane e per la stessa umanità, che deve essere cristiana se vuoi salvarsi dalla rovina.
Che Dio ci benedica tutti e ci salvi.

Brescia, Quaresima 1951.

 

 

 

 

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