Siamo
cattolici apostolici romani, figli devoti e membri vivi, almeno d'abito e di
proposito, dell'unica Santa Chiesa e tali intendiamo e speriamo di restare,
con la grazia di Dio, fino alla tomba, nella eternità della Chiesa
trionfante. Cattolici rispettosi della santa tradizione; ossequienti della
sacra gerarchia; osservanti (pur con le nostre debolezze e peccati) della
santa legge; professanti fermissimamente la fede cristiana cattolica fino
alla condanna dell'ultima eresia, il modernismo, fino al dogma
dell'infallibilità, non solo della Chiesa cattolica, come unica depositaria
della divina rivelazione ma anche del Papa, quando, come Capo della Chiesa e
legittimo interprete della Sacra Scrittura e tradizione, insegna "ex
cathedra, in materia di fede e di costumi", come in un argomento
apodittico e definitivo di verità. Cosicché, fin d'ora, a priori,
condanniamo come la Chiesa condanna, ripudiamo come la Chiesa ripudia,
ritrattiamo come vuole la Chiesa che si ritratti, e vogliamo che sia come
non detto tutto quello che eventualmente avessimo a dire contro il dogma
cattolico.
Siamo italiani al cento per cento, a nessuno secondi (diciamo a nessuno)
nell'amore dell'Italia, perché subito dopo Dio e la sua Chiesa, dopo la sua
verità e la sua giustizia, anzi per amore stesso di Dio e della sua Santa
Religione, per il nostro cattolicesimo stesso, amiamo la patria nostra;
sopra ogni altra cosa al mondo, più di noi stessi e della nostra vita...
Siamo repubblicani, perché riteniamo, con P. Lacordaire, che la
repubblicana sia la forma di governo " più logica e più legittima
", ossia più conforme alla ragione ed al diritto comune. Siamo
repubblicani perché riconosciamo che col duplice tradimento del re dell'8
settembre... il Regno d'Italia ha cessato d'esistere per tutti gli italiani
e per tutti gli uomini onesti, e ad esso è succeduta, nel modo più
legittimo, la RSI, sotto la guida di colui, che, fino alla vigilia della
vergognosa catastrofe, era il Duce universalmente conosciuto da popoli e
governanti, da Pontefici e Sovrani...
Siamo repubblicani, perché Dio ci comanda, per bocca di S. Paolo, di
"obbedire ai nostri superiori". Siamo infine repubblicani perché
crediamo che la salvezza, anzi la vittoria d'Italia, può venire e verrà
soltanto dalla RSI e dal suo Capo e dal suo Governo, pur proveniente dal
fascismo un po' a ragione, ma molto più a torto, malfamato, ripudiato e
condannato.
Perché prima di tutto Mussolini e il fascismo non hanno fatto soltanto del
cortigianismo monarchico e borghese, dell'indulgentismo, del gerarchismo,
del paratismo, ma anche qualche altra cosa, come la Conciliazione, la
restaurazione del Matrimonio cattolico, l'insegnamento cattolico nelle
scuole, l'Ordinariato militare, la legislazione sociale, le bonifiche, le
colonie marine, montane ed elioterapiche, le opere assistenziali popolari,
villaggi e le case rurali e operaie, l'Impero, la guerra vittoriosa di
Spagna, Monaco, l'Albania ed altre grandi opere di civiltà che non c'è
bisogno di ricordare. Poi, ed ancor di più, perché la RSI "tiene fede
alla parola data secondo la tradizione d'onore della nostra Nazione e
continua la guerra" a fianco dei grandi, leali, generosi alleati
liberamente scelti per una causa sacrosanta...
Questi in breve i nostri principi religiosi e politici. Fedeli ad essi ed al
precetto di Cristo, diremo sempre quello che sentiamo di dover dire, senza
equivoci, senza reticenze, senza veli di " carnale prudenza, sì sì,
no no ". E ci studieremo di "insegnare", come il Divin
Maestro, "la via di Dio nella verità, senza guardare in faccia alle
persone" né di parte farisaica né di parte erodiana. "Tutto
quello che udiamo nelle orecchie predicheremo di sui tetti", nella
fiducia che tutti gli italiani, almeno i cattolici, che vogliono stare
"dalla parte della verità, ascoltino la sua voce", anche se,
priva di ogni autorità, ha solo il valore che ha, per quello che dice.
Giacché, anche se sacerdoti, in questo foglio, parliamo da semplici
cittadini e da uomini privati; il che non vuoi dire, s'intende, che ciò che
diciamo possa disdire alla dignità sacerdotale ed alla professione
cattolica, che anzi è nostro fermissimo proposito di fare onore all'uno e
all'altro sacro carattere.
I giudei a Cristo, Uomo-Dio, preferirebbero Barabba, assassino sedizioso e
alla regalità del Cristo il dominio straniero, e gridano: non abbiamo altro
re che Cesare.
Noi invece proclamiamo "non abbiamo altro re che Cristo",
"Dio e Patria, Verità e Giustizia" è la nostra bandiera...
All'armi Italiani: Dio lo vuole. L'Italia agli Italiani: a noi!
tratto da Annarosa
Dordoni, Crociata Italica. Fascismo e religione nella repubblica di
Salò (gennaio 1944 - aprile 1945), SugarCo, Milano 1976, pp. 23-24
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