Notte stellata

L’io e il suo destino

di don Angelo Pizzetti

 

 

 

 

 

 

C’è un quadro di Van Gogh che mi ha sempre affascinato, perché esprime, a mio giudizio, la posizione autentica dell’uomo dinanzi alla realtà. Si tratta di Notte Stellata.

Il cielo stellato

Ciò che occupa la maggior parte del dipinto e che ne dà il titolo è appunto il cielo stellato. Il firmamento rappresenta l’essenza, la profondità, la verità della realtà. È ciò che ci richiama di più anche fisicamente l’Infinito. Tutti conoscono l’epitaffio di Kant: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me». E qui viene raffigurato come qualcosa di vivo, ardente: l’essenza della realtà, ciò che costituisce la realtà, ciò da cui sgorga e il suo destino è una Presenza, è un Infinito che si manifesta come bellezza. La bellezza è la realtà in quanto ti tocca, in quanto ti riguarda. La bellezza secondo san Tommaso è lo splendore del vero, cioè è la verità non solo in quanto è, ma anche in quanto ti riguarda, è per te, ti corrisponde. Infatti qui il cielo stellato è come se erompesse e si avvicinasse alla Terra, all’uomo fatto di terra, a te, a me.

Il cipresso

Se lo sfondo è occupato dal cielo stellato, in primo piano svetta un cipresso, che pare essere una fiamma, inquieto come una fiamma. Da quando l’ho visto l’impressione che ho avuto è stata: «Ma questo sono io!».
Il cipresso è l’uomo, è Van Gogh, sono io dinanzi alla realtà. Meglio è l’io desto, sveglio, vivo. Mentre tutto il mondo è addormentato sotto le colline perché «Tutto cospira a tacere di noi – scrive Rilke - un po’ come si tace un’onta, forse un po’come si tace una speranza ineffabile», c’è qualcosa che è desto dinanzi alla bellezza della realtà, e che, solo, si protende oltre le colline. É il cuore dell’uomo, la fiamma del cuore.
«Oltre i monti, oltre i mari, cerco per me qualche cosa che per forza ha da esserci, altrimenti non mi spiegherei quest’ansia che mi tiene, e mi fa sospirar le stelle» scriveva Pirandello. Il cuore dell’uomo è infatti desiderio, de-sidera, mancanza delle stelle. Così se l’uomo è desto, se ha gli occhi sgranati, si protende per afferrare la bellezza che vede.
Ma ecco che più si protende oltre le colline per afferrare le stelle, per essere una sola cosa con la bellezza, più si rende evidente la sproporzione, la distanza incolmabile. E tutto ciò è messo in luce da due elementi: il movimento ed il colore. L’io (il cipresso) ha questa forma conica che tende al cielo, con un movimento verticale, il cielo contrariamente ha un movimento orizzontale. Il colore del cipresso è marrone, mentre quello del cielo è sostanzialmente azzurro.
Se tutto finisse qui sarebbe un’inquietudine disperata, una struggente nostalgia (Sehnsucht), un desiderio infinito senza la possibilità di soddisfazione: «C’è una meta, ma non c’è una via» direbbe Kafka.

La chiesa

Ma nel quadro c’è un particolare: la sola forma definita nel paese addormentato è la chiesa. Di essa, poi, risalta il campanile che si innalza - la sola cosa insieme all’io (il cipresso) - oltre le colline. Ed il campanile ha la stessa forma dell’io e lo stesso colore del cielo.
È un’intuizione lontana - lontana perché la chiesa è piccola rispetto all’io - che dentro la storia, radicato dentro il mondo, c’è qualcosa che c’entra con le stelle e c’entra col mio cuore, legato alle stelle e al mio cuore (re-ligare). È come l’intuizione di una via, di una possibilità che salva dalla disperazione dell’io data dalla mancanza di una via per raggiungere la propria meta.
C’è sulla terra un luogo - Cristo, Cristo lì dove ti tocca, dove ti è contemporaneo, la Chiesa dunque - un luogo che c’entra con le stelle e c’entra col mio cuore. «Io sono la via» ha detto quell’uomo!

Questo quadro per me raffigura l’atteggiamento inquieto dell’uomo dinanzi alla bellezza del reale che intravvede lontanamente dentro la storia una possibilità di risposta al suo struggente desiderio.

 

 

Angelo Pizzetti, nato a Montichiari nel 1971, ha conseguito il dottorato in Teologia alla Facoltà Teologica di Lugano (2020). Sacerdote della diocesi di Brescia, dopo il baccellierato in Teologia presso lo Studio Teologico Paolo VI affiliato alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale (1996), ha ottenuto la licenza in Teologia presso lo STAB di Bologna aggregato all'Angelicum (2003). Nella collana Essay Research Series della If Press ha pubblicato il saggio Il destino ultimo (2015). Nella collana Biblioteca Teologica della Cantagalli & EupressFTL ha pubblicato il libro La visione di Dio. Scopo del desiderio umano e compimento del desiderio. La proposta di Agostino (2021).

 

 

Per contatti od osservazioni: angelopizzetti@hotmail.it

 

 

 

 

Maurilio Lovatti - indice generale degli scritti