Dio dopo Auschwitz

di don Angelo Pizzetti

 

 

“Perché Cristo dopo l’Olocausto?” – è la domanda che una studentessa di una mia classe si pone nel tema di religione.
Nella conversazione anche in un’altra classe usciva un problema simile: “come si può credere in Dio dopo Auschwitz?”.
Questo mi dice tutta l’utilità dell’iniziativa “Un treno per Auschwitz”, infatti trovo nei ragazzi un’apertura di domanda che altrimenti sarebbe assopita o distratta. Ma sarebbe un peccato se l’esito di questa grande provocazione fosse uno scetticismo, un cinismo dinanzi alla vita, una ricapitolazione dinanzi al male che arriva alla conclusione: comunque il male vince ed ha l’ultima parola sull’uomo e sulla vita!
Spinto dunque dalle parole di san Pietro: “Siate sempre pronti a dare ragione della speranza che è in voi”, cerco di dare risposta alle domande che i ragazzi, e dunque il Mistero attraverso di loro, fa anche a me. Ogni circostanza, infatti, è data dal Mistero perché noi possiamo fare un passo verso di Lui, come coscienza e come libertà, come amore.
Come si può credere in Dio dopo Auschwitz? Questa domanda per me si può paradossalmente ribaltare: come si può non credere in Dio dopo Auschwitz? Infatti Auschwitz è l’evidenza che qui i conti non tornano: ci deve essere qualcosa d’altro! O il nostro stesso cuore, questa esigenza di giustizia, di felicità e di pienezza, è un assurdo, una scheggia impazzita in un universo senza senso, un universo che è “una favola raccontata da un pazzo in un eccesso di follia”, come dice Shakespeare, oppure non è tutto qui, c’è un oltre, se la realtà è razionale ci deve essere un oltre.
Mi ha colpito di recente un noto giurista positivista, sempre fermo nelle sua posizione atea, proprio lui afferma che c’è una cosa alla fine che non gli permette di chiudere il cerchio: che vittime e carnefici facciano la stessa fine. È una constatazione evidente che senza un Oltre la giustizia è impossibile!
Ma più ancora. Se non ci fosse un Oltre, se non ci fosse Dio, Auschwitz sarebbe l’ultima parola su tutte quelle persone che lì hanno sofferto. Se non ci fosse un Dio quelle persone sarebbero ultimamente definite dall’ingiustizia atroce che hanno subito. Il cuore, che è esigenza di giustizia, si ribella al solo pensiero. Ma se c’è Dio, ora tutte quelle persone sono abbracciate da un Amore che è più grande della morte, se c’è Dio è possibile anche per loro una pienezza e una gioia che qui non hanno sperimentato ma che è la grande promessa del loro cuore, come del cuore di tutti. Solo se c’è Dio la loro vita ha un senso, un destino buono, un compimento possibile.
E ora veniamo alla prima domanda: perché Cristo dopo l’Olocausto? Anche qui si può paradossalmente capovolgere la domanda: chi altri fuori di Cristo illumina persino l’Olocausto? Chi è Gesù Cristo se non l’innocente che viene ingiustamente condannato a morte con un supplizio atroce? Qualcuno dinanzi all’Olocausto si chiede: dove è Dio? Dio ha già risposto: facendosi uomo in Gesù Cristo Dio si è identificato con l’innocente ingiustamente maltrattato e ucciso. Dio si identifica col bisognoso che soffre. Ma al tempo stesso Gesù Cristo mostra l’onnipotenza di Dio che è l’Amore, e apre alla speranza perché con la resurrezione la morte è vinta. Cristo è dunque la cifra che illumina l’Olocausto: anche nell’Olocausto si può vedere il volto di Dio nell’innocente che soffre ingiustamente, e solo grazie al fatto della resurrezione di Cristo si può sperare nella vittoria dell’amore di Dio oltre la capacità di calcolo e di misura umane. Solo la verità dell’annuncio di Cristo può dare un senso persino all’Olocausto. Figure come padre Kolbe ed Edith Stein, sono dentro l’atrocità di questo evento un punto luminoso di coscienza che trascina con sé, abbracciandoli, tutti i milioni che non sono arrivati, nel corso della vita, a trovare un significato al loro dolore, ma che ora contemplano – ne sono certo – la verità delle cose, e partecipano finalmente a quel mondo buono, nuovo e vero a cui è destinato il nostro stesso cuore.


don Angelo Pizzetti

 

 

Angelo Pizzetti, sacerdote della diocesi di Brescia, ha conseguito nel 2003 la  licenza  in teologia presso i Domenicani di Bologna affiliati all’Angelicum; nel 2020 il dottorato in teologia presso la Facoltà Teologica di Lugano.  Dal 1999 insegna Religione nelle scuole superiori. Collabora con altri sacerdoti  al Santuario diocesano Rosa Mistica – Madre della Chiesa in località Le Fontanelle di Montichiari.  Nel 2015 ha pubblicato il saggio Il destino ultimo. È in pubblicazione la tesi di dottorato La visione di Dio. Scopo del desiderio umano e compimento del desiderio. La proposta di Agostino.

 

Per contatti od osservazioni: angelopizzetti@hotmail.it

 

 

 

Maurilio Lovatti - indice generale degli scritti