palazzo Lovatti in Roma
 edificato da Clemente Lovatti

 

 

Clemente Lovatti (1779-1860) era proprietario del prestigioso palazzo, prospiciente la Piazza del Popolo a Roma, analogo nel disegno ed in simmetria a quello dei Torlonia del Valadier. Lo stabile è stato eretto tra il 1818 e il 1823 (in concomitanza della sistemazione della Piazza del Valadier) dallo stesso Clemente accorpando vari fabbricati di scarso valore artistico, come i fienili del duca Don Giuseppe Maria Altemps, ed altre proprietà di privati e di vari enti religiosi, facenti parte di un isolato a confine dell'allora Piazza dell'Oca e Via dell'Inferno. Questo palazzo, veramente pretenzioso, sì da competere con quello antistante dei Torlonia, lo menziona il Moroni, precisando che, se non il disegno, l'impresa che lo realizzò si doveva allo stesso Clemente Lovatti:

"il Conte Clemente, anch'egli contribuì all'ornamento della patria pel palazzotto eretto per suo conto sulla Piazza del Popolo, maestoso ingresso primario di Roma, d'uniforme disegno all'altro del principe Torlonia".

Clemente, ambizioso, sì da competere con il meglio della società romana dell'epoca, per appagare il suo spirito d'ascesa sociale, mirò a nozze prestigiose, sposando Maria di Prospero dei principi Santacroce, una delle famiglie più aristocratiche di Roma.
Industrioso ed intraprendente, fu l'artefice di molti edifici a Roma e dintorni come quello innalzato ad Albano verso il 1830, data in cui, come ricorda un documento, Clemente svincola dal censo dovuto al Capitolo della Cattedrale un'area di sua proprietà, precedentemente occupata da una casa poi crollata, per ricostruirvi un grande stabile portato a compimento verso il 1835, anno, come abbiamo visto, della presenza di Matteo ad Albano.
A Clemente, sempre nelle vesti d'imprenditore, si devono pure alcuni progetti mai attuati per il miglioramento urbanistico della città di Roma; tra questi, la fondazione di un vero borgo "industriale" e militare nei pressi di Porta S. Giovanni.



Tratto da Alberto Crielesi, Matteo, Clemente e Antonio Lovatti: capimastri, architetti ed imprenditori romani, in "La Strenna dei romanisti", anno 2007, pag. 217-219

 

 

 

 

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