Paola Volonghi

 

 

appunti tratti dalle lezioni di filosofia del
 prof. Maurilio Lovatti 
(anno scolastico 2005-06)

 

S. Agostino

 


I padri della Chiesa sono teologi che vogliono approfondire i temi del cristianesimo e approfondirli in modo più sistematico, utilizzando anche concetti tratti dalla filosofia. C'è una Patristica latina: massimo esponente Sant'Agostino e una Patristica orientale.
Dal IV secolo fino alla fine del XII tutti i maggiori teologi e filosofi cristiani hanno articolato le loro idee utilizzando come sfondo il platonismo: si parla quindi di platonismo cristiano. Nel periodo tra il XII e il XIV secolo, invece, il cristianesimo è pensato su un'intelaiatura filosofica aristotelica.
Agostino nasce nel 354 d.c. a Tagaste, in Algeria (allora Africa romana); la sua lingua madre era il latino. Nasce nel tardo impero romano , in cui da una parte c'erano i ricchi patrizi con grandi terreni che possedevano anche migliaia di schiavi, dall'altra c'erano i poveri. Agostino non era né ricco né povero. Suo padre era un piccolo proprietario terriero e possedeva qualche schiavo; erano quindi benestanti. Il padre, per farlo studiare, poiché si rivela sin da piccolo molto intelligente, ha dovuto fare grandi sacrifici e fare studiare solo uno dei figli. Al tempo non c'erano scuole pubbliche, solo private. Completa gli studi a Cartagine. Le scuole di allora erano totalmente diverse: erano essenzialmente scuole di retorica e le altre materie venivano studiate solo per fornire utili esempi alla retorica. In pratica solo la retorica era importante.
L'alunno che usciva da queste scuole poteva intraprendere quattro professioni:
· Intraprendere una carriera politica
· Seguire la carriera forense (giudice e avvocato)
· Insegnare
· Diventare retore (una piccolissima minoranza)
Erano scuole mnemoniche (per esempio dovevano studiare a memoria l'Eneide).
L'opera più famosa di Agostino s'intitola Confessioni, in cui narra della sua vita dalla nascita alla conversione.
Legge a 16 anni l'Ortensio di Cicerone, opera andata persa, che era un'esortazione alla filosofia. Averla letta ha rivoluzionato il suo pensiero, perché fino ad allora nessuno gli aveva mai fatto capire l'importanza della verità.
Come primo atto della ricerca della verità si rivolge alla Bibbia. È del tutto naturale che ciò avvenga: la madre Monica è una cristiana convinta (al contrario del padre, Patrizio, che invece si era battezzato solo in punto di morte). Agostino ha così avuto un'educazione cristiana; non ha comunque ricevuto il battesimo, secondo l'usanza del tempo di battezzare solo in età adulta. L'incontro con la Bibbia è tuttavia deludente: scrive nelle Confessioni: "ebbi l'impressione di un'opera indegna della maestà ciceroniana". Questa reazione è in effetti del tutto comprensibile in un giovane educato alla raffinatezza della lingua e all'eleganza dello stile, posto di fronte a un testo oscuro, rozzamente tradotto, costruito su miti ingenui forse adatti alla fede dei semplici individui, non certo alle pretese di un intellettuale di alto livello.
Decide quindi di allontanarsi dal cristianesimo.
Convive con una ragazza, da cui ha un figlio, Adeodato, che morirà giovane.. Lui rimane comunque fedele per ben 15 anni alla madre di suo figlio.
A Cartagine Agostino (17 - 18 anni) aderisce al Manicheismo
Termine che deriva da Mani (III secolo d.c.), profeta persiano che sostiene che esistono due dei, uno buono e uno cattivo. Quello buono ha creato le cose buone (luce, cose belle) mentre quello cattivo le tenebre e il male. Tutto l'universo è come un campo di battaglia tra i due dei. Nell'uomo c'è un'anima buona e una cattiva, l'uomo è perciò dilaniato, continuamente dominato da queste due potenze opposte. Ecco perché uno si può convertire da un momento all'altro o cambiare idea improvvisamente. Consideravano tutti gli enti come enti di tipo materiale (non avevano l'idea di enti spirituali).
Agostino aderisce al manicheismo per i seguenti motivi:
· Sembrava dare una spiegazione razionale all'esistenza del male (per Epicuro se c'è Dio ed è buono e onnipotente non dovrebbe esistere il male).
· Toglieva la responsabilità all'uomo: se compiva qualche cosa di male era dovuto all'anima malvagia.
· Dava spiegazioni più razionali di quelle cristiane.
Viene assunto come insegnante nella stessa scuola di Cartagine dove aveva studiato. Si lamenta però del fatto che gli alunni sono indisciplinati. Si vuole quindi trasferire a Roma. Prima però incontra il vescovo Fausto di Milevi, il più celebre teologo manicheo del tempo. A lui fa numerose domande, alle quali Fausto ammette di non poter rispondere. Decide quindi di staccarsi dal manicheismo.
La madre non voleva che partisse per Roma, allora Agostino escogita un trucco: le dice di andare a pregare insieme una notte e mentre lei prega per lui, prende la nave e parte con il figlio e la compagna. A Roma si trova abbastanza bene. Siamo nel 383: l'impero è sotto Teodosio (in Oriente), l'ultimo imperatore che tiene unito l'impero, muore nel 395; in occidente muore Graziano e sale Valentiniano II. Agostino va a Milano dove assume la carica di retore. Questo perché il governo di Roma al tempo era in mano al prefetto dell'urbe: nel periodo in cui Agostino insegnava a Roma, il prefetto era Simmaco, un pagano. Questi pensò di mandarlo da Sant'Ambrogio, vescovo autorevole a Milano, sperando di metterlo in difficoltà con la presenza di Sant'Agostino, di cui era conosciuto il passato manicheo. Ma è proprio grazie ad Ambrogio che Agostino si convertirà. Quando è a Milano era solito ascoltarlo in cattedrale, non perché gli interessassero le prediche, ma perché Ambrogio era un rinomato oratore. Ne rimane colpito e gradualmente ne apprezza anche il contenuto. La madre Monica però lo aveva fidanzato con una figlia, di soli 10 anni, di un patrizio ricchissimo. Deve abbandonare la compagna, che è costretta a separarsi dal figlio, torna in Africa e si fa suora. Non potendo sposare la fidanzata, perché l'età minima per sposarsi era 12 anni, prende con sé una concubina.
A Milano conosce inoltre il neoplatonismo. Non conosceva bene il greco, ma attraverso le traduzioni di Mario Vittorino, Agostino può leggere le opere e rimane particolarmente colpito da Plotino. Sono due le idee che lo attirano:
· Esistono enti spirituali, mentre il manicheismo credeva solo nell'esistenza di enti materiali.
· Trova la risposta al problema del male, uno dei motivi che l'avevano spinto al manicheismo. L'idea neoplatonica era che il male non esista in quanto tale, come principio autonomo, ma sia solo privazione di bene. È la rinuncia dell'anima a ripercorrere la strada che riconduce a Dio.
Avviene una vera e propria conversione nel 386 al cristianesimo che sfocerà in un battesimo nel 387 (impartito da Ambrogio stesso).
Dopo la conversione rompe il fidanzamento che gli era stato imposto dalla madre e intraprende un regime di vita ascetica. Si trasferisce a Cassiciaco, in Brianza, con amici dove si dedicavano allo studio e alla meditazione.
Scrive tre operette:
1. De beata vita: sulla natura della felicità.
2. Soliloquia: colloquio con se stesso.
 Dice: "Dio e l'anima: questo desidero conoscere. -Nulla di più?-. Assolutamente nulla". Secondo Agostino la filosofia non deve occuparsi di tutto ma solo di antropologia (al tempo era sinonimo di psicologia: rapporto con se stessi) e teologia (rapporto con Dio).
Le cose che interessano veramente al sapiente sono studiare l'anima e Dio.
3. Contra Academicos: fa riferimento all'Accademia di Platone (morto ormai da 8 secoli) che era diventata scettica (con Carneade) :all'interno c'era una corrente di scetticismo che riteneva che non si poteva raggiungere nessuna verità certa. Agostino è stato scettico, non nel senso che ha aderito a questa corrente, ma nel senso che, mentre è a Roma e durante i primi mesi a Milano, è dubbioso e si domandava se esistessero verità certe o no. In quest'opera va contro allo scetticismo. Elabora tre tesi:
· Non è vero che non esistono verità certe: quelle della matematica e delle geometria, per esempio, sono tali.
· Se anche non è possibile essere certi di verità fattuali, tuttavia occorre ammettere le verità di proposizioni disgiuntive, cioè possiamo non avere dubbi anche su affermazioni che sfuggono alla nostra esperienza diretta. Se mi chiedo: ci sono uno o più universi? Anche qui possiamo avere frasi certe:" C'è un solo universo o ce ne sono molti" è una frase sempre vera, ma che non mi dice nulla, prende il nome di tautologia (è come se dicessi domani piove o non piove).
· Dal fatto che la conoscenza sensibile sia imprecisa, non si può ricavare l'impossibilità della conoscenza vera: quello che i sensi attestano è sempre vero nel campo delle apparenze, l'errore consiste nell'estendere il valore di verità al campo dell'intelleggibile, Cioè è vero che la conoscenza dei sensi ci può ingannare, però l'errore sta nel fatto che consideriamo l'apparenza sensibile come verità. Se per esempio vedo la montagna più grande del sole, è vero che io la percepisco più grande del sole; quindi se dico "Vedo il sole più grande della montagna" dico un'affermazione falsa. Quella vera sarebbe "Vedo la montagna più grande del sole". Se dicessi "La montagna è più grande del sole" sarebbe falso.
· C'è poi una quarta tesi, meno esplicita, ma non per questo meno importante, che verrà ripresa da Cartesio: supponiamo che uno dubiti di tutto (di tutti i teoremi, delle verità dei sensi…), anche se lo fa, non dubita di dubitare, ma per dubitare bisogna esistere, quindi non dubita di esistere: lo scetticismo integrale non ha senso, perché se dico "non si può conoscere nulla con certezza", di questa frase si è certi e quindi è un controsenso.

Quando Agostino si converte al cristianesimo dice che il platonismo è stato importante per lui, perché gli ha fatto capire che il male non è una realtà originaria e che esistono enti spirituali, mentre il cristianesimo (oltre a confermare le dottrine fondamentali del platonismo) introduceva l'incarnazione e cambiava il fine ultimo dell'uomo (raggiungere la vita eterna).

Agostino cosa pensa del rapporto fede - ragione?
Egli pensa che siano state date entrambe da Dio e quindi non ci può essere un'opposizione tra le due. Il dubbio sta nel fatto che la fede (tramite le Scritture) ci comunica qualcosa in più.
Es: con la filosofia si può dimostrare che esiste Dio, ma il fatto che Dio sia buono, che ami l'uomo… ci viene rivelato dalle Sacre Scritture (l'uomo non può venire a conoscenza di queste cose solo con la ragione).
Agostino, comunque, insiste sul fatto che un atteggiamento di fede aiuta a esercitare meglio la ragione e allo stesso tempo la ragione aiuta a capire meglio le Scritture:
 CAPISCO (o CONOSCO) PER CREDERE, CREDO PER CAPIRE (o CONOSCERE).

Agostino usa poi l'espressione Furto Sacro.
La cultura dei contemporanei di Agostino era greco - latina (pagana). Prendiamo per esempio l'Eneide, testo scolastico da studiare a memoria, conteneva tante affermazioni
contrarie al cristianesimo. Quando questo diventa religione di Stato, l'insegnante si trova costretto a tagliarne dei pezzi, ma deve valorizzare i frammenti di verità presenti.
Agostino muore nel 430 e dopo la caduta dell'impero romano (476) arrivano i barbari e nei conventi si dovrebbe insegnare il cristianesimo.
Il problema era questo: se l'insegnante era cristiano doveva leggere e insegnare gli scritti pagani o no? Qui avveniva il furto sacro: il cristiano ruba alla cultura antica tutto ciò che ha dato di buono e che poteva andare incontro al cristianesimo.

Fra le dottrine platoniche e neoplatoniche quali sono compatibili con il cristianesimo?

1. DOTTRINA DELLE IDEE.
Secondo Agostino la dottrina delle idee è compatibile con il cristianesimo; c'è differenza tra scienza e opinione, tutto si basa sulla scienza. Ma cosa ci può essere in Platone che va contro il cristianesimo? Secondo Platone le idee esistono nell'iperuranio e sono eterne, ma per Agostino ciò non è possibile, perché tutto è creato da Dio. Agostino fa una piccola correzione prendendo spunto dal neoplatonismo: l'intelletto è emanato dall'Uno, le idee sono eterne, ma non originarie. Quindi Agostino dice "Le idee sono eterne perché sono nella mente di Dio". 
C'è un secondo problema che si pone relativamente alla dottrina delle idee in potenziale contrasto con il cristianesimo. Per Platone tutte le idee sono concetti universali e noi non possiamo riceverle dall'esperienza, che è sempre conoscenza sensibile di enti individuali, particolari, ma le abbiamo dalla reminescenza (conoscenza a priori dell'anima).
Per il cristianesimo questo non è possibile, perché l'anima umana non esiste prima di incarnarsi nel corpo, quindi Agostino espone la "Teoria dell'illuminazione": l'uomo (come gli altri animali) ha una conoscenza sensibile, ma ha anche la RAGIONE (ciò che lo differenzia dagli animali, cioè la capacità di astrarre) perché, per Agostino, l'uomo è stato "illuminato" da Dio. Gli storici della filosofia hanno dato di questa due interpretazioni:
a) Dio creatore ha fornito l'anima intellettiva all'uomo, capace di apprendere anche le idee "astratte".
b) Dio continua ad intervenire (siccome è onnipotente), illuminando la conoscenza umana (se non ci fosse Dio, la conoscenza umana sarebbe limitata all'opinione).

2. ANIMA - CORPO/ METEMPSICOSI: è vero che l'anima è più importante del corpo, ma è parte vitale; un'anima armoniosa governa meglio. Per Platone l'anima si reincarnava, mentre per Agostino e il cristianesimo l'anima si incarna una sola volta in un solo corpo. C'è anche un altro aspetto: per Platone il corpo è "una prigione dell'anima" mentre per i cristiani tutto è buono, anche il corpo, perché tutto è creato da Dio. A volte però Agostino, per la sua propensione per il platonismo, si fa influenzare ed è più platonico rispetto alla concezione cristiana, assumendo atteggiamenti critici verso la corporeità.

3. TIMEO (GENESI del COSMO)
E' il punto più contrastato. Secondo i cristiani Dio ha creato il mondo dal nulla, mentre al tempo della filosofia greca questo concetto non esisteva, e per Platone il Demiurgo ha plasmato la materia prima (eterna) con le idee, mentre per Plotino l'Uno ha emanato tutta la realtà. Secondo Agostino esiste la creazione dal nulla, ma prende da Plotino il fatto che tutto dipende dall'Uno, come nel cristianesimo tutto dipende da Dio.

4. I VALORI : il furto sacro è totale. Socrate diceva che i valori fondamentali non sono il coraggio, la bellezza, la nobiltà… e per Platone e Plotino questi sono svianti e per Agostino i veri valori sono la solidarietà, la generosità, l'umiltà… Infatti Agostino nota anche che Gesù, nel discorso delle beatitudini, dice "Beati…gli umili… i poveri di spirito ecc." e riprende questi valori.

Agostino dà le dimissioni da retore ufficiale (anche perché aveva avuto una malattia ai polmoni e faticava a parlare) e dopo il fallimento dell'esperienza di Cassiciacum decide di tornare in Africa.
Si trasferirà a Ippona, dove verrà acclamato dal popolo vescovo nel 397 (al tempo si usava così: non serviva fare una carriera ecclesiastica. Se uno era imparziale, onesto e capace era già avvantaggiato). Anche Ambrogio era stato acclamato vescovo di Milano. Perché questo? Perché al tempo lo Stato era in sfacelo dappertutto e quindi il popolo si affidava alla Chiesa (che aveva onestà, prestigio…) anche per funzioni civili e amministrative.
Anche Agostino a Ippona dovrà svolgere i compiti di giudice.
Per via terra arriva a Roma e poi si reca a porto di Ostia per prendere la nave. Però c'è un periodo di lotte fra imperatori e la navigazione è bloccata. Perciò per qualche tempo se ne sta a Ostia, dove la madre si ammala (lei gli dice che lo vede veramente convertito e "può morire in pace", senza preoccupazioni). E dopo un po' muore. Agostino si trova quindi solo (non ha più la madre, il figlio muore giovane, le compagne sono una ripudiata e una fatta suora).

Prendiamo ora in considerazione alcune polemiche che Agostino rivolge contro:
· DONATISTI: prendono il nome da Donato, vescovo morto nel 353. I donatisti si erano diffusi come una minoranza religiosa ed erano abbastanza numerosi in Africa. Durante le ultime persecuzioni cristiane (ricordando a riguardo quella di Diocleziano) molti preti, per non venire uccisi, accettavano di adorare l'imperatore o di compiere senza discussioni alcuni atti richiesti dall'Impero. Il problema che loro si ponevano era di tipo religioso non filosofico: si chiedevano se i sacramenti dati da un sacerdote peccatore erano comunque validi. Secondo loro i sacramenti dati da un prete o vescovo che aveva peccato non erano assolutamente validi. I donatisti avevano un ideale di Chiesa pura, solo i perfetti potevano far parte della Chiesa, e viene così a formarsi questa sorta di setta religiosa. All'interno dei donatisti c'era anche un movimento radicale, seppur con un numero di aderenti molto minore che venivano chiamati circoncelioni, violenti che assalivano la Chiesa ritenendola un'usurpatrice. Nel 405 l'editto di Onorio (imperatore d'occidente, figlio di Teodosio) dichiara eretici i donatisti ed emana dei decreti che prevedevano l'espropriazione delle chiese donatiste, che dovevano essere riconsegnate ai cattolici; chi andava contro a queste leggi poteva essere imprigionato o addirittura ucciso. Siccome Agostino era vescovo, e quindi aveva anche funzioni imperiali, si trova in contraddizione con questi decreti: secondo lui gli eretici non dovevano essere convertiti con la forza, ma si trova comunque costretto a far rispettare le leggi. Dopo questo editto si trova quindi favorevole alle persecuzioni. Ecco quindi che appare il problema filosofico: ci si chiede se sia lecito obbligare una persona a cambiare le proprie idee. Agostino si trova d'accordo con la conversione forzata, perché sostiene che un eretico non può raggiungere la salvezza e che è quindi una mancanza di amore lasciare che un eretico rimanga tale. Pensava che la fede fosse un dono di Dio che solo alcuni ricevevano, ma che l'uomo non era in grado di capire. Se all'uomo sfugge il motivo per cui Dio dona o no ad una persona la salvezza, anche convertire un eretico con la forza lo può condurre alla sua salvezza (se è stato scelto da Dio) e quindi un uomo per giungere alla fede può anche essere costretto.
Questa convinzione di Agostino influirà sul pensiero cristiano dei secoli successivi.
Es: il codice di Giustiniano, imperatore bizantino, che aveva fatto raccogliere le leggi romane e le aveva fatte ordinare. Un articolo del Codice prevedeva che lo Stato doveva comminare la pena di morte agli eretici. Quando c'erano i processi di eresia era il tribunale ecclesiastico a dichiarare se quella persona era eretica o no e, nel caso in cui lo fosse, lo Stato aveva il compito di eseguire la condanna.
L'idea che al di fuori della Chiesa non si poteva ottenere la salvezza viene ripresa in considerazione dai teologi. Quando viene scoperta l'America di chiedono: che colpa ne hanno i pellerossa che nemmeno conoscevano la Chiesa? Non è assolutamente possibile che nessuno di loro sia mai stato salvato.

· PELAGIANI: prendono il nome da Pelagio, contemporaneo di Agostino. Predicava a Roma. Nel 418 viene bandito da Roma e condannato dal Papa Zosimo. Pelagio credeva che se Dio ha dato all'uomo delle norme morali che vanno seguite, le ha date perché sapeva che l'uomo era in grado si seguirle. Se l'uomo può adempiere a tali regole, è ovvio che chi non pecca può salvarsi: l'uomo è quindi autosufficiente, da solo può salvarsi. Secondo Agostino se l'uomo poteva salvarsi con le proprie forze, allora il sacrificio di Cristo era stato inutile. L'uomo essendo debole per natura è tendenzialmente peccatore; per la grazia serve quindi l'aiuto di Dio.
L'idea che ha oggi la Chiesa è che la salvezza è il frutto della grazia e dell'adesione personale.
Secondo Agostino i pelagiani erano eretici. C'è da dire che però nei suoi scritti antipelagiani si era fatto un po' prendere la mano: alcune sue tesi posteriori al 410 sono concezioni che la Chiesa considera eretiche. Tornando alle argomentazioni di Agostino contro i pelagiani: Dio ha deciso dall'inizio chi sarà salvato e chi sarà dannato. La grazia è data secondo criteri che all'uomo sfuggono, i motivi sono imperscrutabili (non si comprendono). Dice: se la dannazione e la vita eterna fossero dati per i meriti, allora saremmo tutti dannati. Uno si potrebbe chiedere come mai Dio agisce in un modo così apparentemente ingiusti: Dio al posto di dannare tutti, in questo modo ne può salvare qualcuno. Riteneva che l'uomo era per natura dotato del libero arbitrio, con il peccato originale, però, le scritture insegnano che l'uomo ha "rovinato" la sua natura: l'uomo, quindi, tende al male. Se non fosse venuto Cristo per sacrificarsi tutti sarebbero dannati. La tesi eretica che Agostino sostiene in questi scritti è quindi la predestinazione.
C'è un ampio dibattito di come interpretare gli scritti di Agostino: alcuni dicono che le tesi eretiche si riscontrano solamente in questi scritti polemici e non in quelli teologici e filosofici e che quindi si era un po' fatto prendere dalla situazione.

De Trinitate:  scritto diviso in due parti. In una si cerca di far vedere come la concezione della Trinità ci porta a capire la concezione umana, l'altra parte è il contrario: si parte dall'analisi dell'uomo (antropologia) e si raggiunge la Trinità.
L'uomo ha delle facoltà: volontà, intelligenza e amore, per esempio. Io posso volere, capire, amare. Non si può conoscersi senza amarsi, né amarsi senza conoscersi, né conoscersi e amarsi fuori del pensiero. Tre facoltà distinte che hanno un unico soggetto che le esercita. Con la Trinità è lo stesso ragionamento: un unico Dio si presenta come Padre, Figlio e Spirito Santo.

Città di Dio (De civitate Dei)
E' un libro abbastanza corposo scritto negli ultimi anni di vita. 
Contesto storico: i Goti avevano assaltato Roma (410). Erano secoli che Roma non veniva attaccata, molti vedevano la fine della civiltà romana come la fine della civiltà cristiana. Agostino non era d'accordo: anche lui avrebbe voluto che i barbari non attaccassero la città, ma pensava che la sopravvivenza della cristianità non dipendesse dall'impero.
Due sono i temi principali trattati in quest'opera:
· Nella città di Dio c'è una concezione lineare del tempo e non ciclica. In quella ciclica tutto si ripete allo stesso modo, in quella lineare nel confluire del tempo avviene il miglioramento. Più passa il tempo più la società si evolve. Questo perché l'uomo impara dai suoi errori e perché l'anima è guidata dallo Spirito Santo. Tutto questo ha portato a una visione positiva di miglioramento. Ciò che Agostino non può accettare, nell'idea ciclica dell'eterno ritorno, è il fatto che essa renda impossibile la felicità eterna e la speranza. La felicità eterna si ottiene, secondo Agostino, solo con il Giudizio Universale. Se ogni cosa ritorna, se tutto si distrugge per poi rinascere uguale, il desiderio della felicità non ha più senso.
· Dottrina o teoria delle due città,
la Città terrena composta da coloro che amano se stessi, i propri interessi (potere, fama) e vivono "secondo la carne" e vanno verso la dannazione, la Città celeste composta da coloro che perseguono come fine amare Dio e il prossimo e vivono "secondo lo spirito" e vanno verso l'eterna salvezza.
Queste due società sono legate, mescolate fra loro. Esistono, ma non si vedono. Solo dopo il Giudizio Universale saranno distinte.
Non bisogna credere che lo stato si identifichi con la città terrena e che la Chiesa si identifichi con la città celeste. Lo stato, infatti, in quanto organizzazione politica, non ha valenza soprannaturale, non ha cioè a che fare con la salvezza ultraterrena. La Chiesa opera per la costruzione della città di Dio e per la salvezza, ma non esaurisce in sé la chiesa universale e invisibile di coloro che il "giudizio" chiamerà presso Dio. Secondo Agostino la storia non è altro che lo svolgersi nel tempo del conflitto fra le due città e del progressivo costruirsi della città di Dio, che vive "pellegrina" nel mondo prima di ritrovarsi compiuta e perfetta in cielo.
Pelagiani e donatisti credevano che nella Chiesa ci potessero stare solo i puri, quelli al di fuori erano tutti dannati. Agostino diceva invece che non necessariamente tutti i fedeli saranno salvati.

 

 

N. B. Gli appunti sono stati presi durante le lezioni e non sono stati rivisti, ne integrati con le spiegazioni del manuale di filosofia in adozione

 

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