| Franco Manni 
 | 
| Storia reale e storia immaginaria nel Signore degli Anelli 
 
 | 
| 
 
 
 | 
| 
   
      Leggo e rileggo il Signore degli Anelli e mi sento immerso in un mondo diverso da
      quello dall'esperienza prevalente nella mia giornata. Certo, questo in 
      qualche modo accade per qualsiasi romanzo che interessi : le
      vicende sono vissute da altre persone (i personaggi) e loro sono le
      decisioni, le gioie e i pericoli . In più, nel Signore degli anelli, mi  sembra
      di immergermi nel Medioevo. Se però leggo dei libri di storia medievale,
      la mia mente rifiuta questa sensazione : quale che fosse il secolo del
      Medioevo in cui potessi essere trasportato con la fantasia , esso non
      sarebbe mai lo scenario del SdA. Questo
      è molto più ampio del Medioevo, più complesso, più "ideale",
      e più legato a me e alla mia esperienza, anche se magari non alla mia
      esperienza quantitativamente prevalente.   Un
      millefoglie storico   
      Tolkien
      voleva parlare del nostro mondo
      e per farlo ha usato ciò che lui amava in quanto oggetto del suo lavoro :
      i ricordi di cui l'archeologo e il filologo dispongono del Medioevo,e più
      precisamente dell'Alto Medioevo1. Tolkien diceva che la vicenda
      del SdA ha luogo nel Nordovest
      della Terra di Mezzo - equivalente per latitudine alle coste europee e a
      quelle settentrionali del Mediterraneo - in un periodo simile a quello in
      cui avvengono quelle lotte tra i regni romano-barbarici che sfociano nella
      costituzione del Sacro Romano Impero con capitale Roma. Se Hobbiton e
      Rivendell sono alla latitudine di Oxford, Minas Tirith è a quella di
      Firenze. Le Bocche dell'Anduin e la città di Pelargir sono alla
      latitudine dell'antica Troia2.Però, già il fatto che in
      questo passo Tolkien citi Troia e Firenze, la prima città importante
      nell'Età Antica e la seconda nel Rinascimento, ci indica che Tolkien,
      affascinato dall'Alto Medioevo (studiava il Gotico, l'antico Anglosassone,
      Beowulf, ecc.),era però in
      generale affascinato da tutta la Storia.    
      Si può avere interesse per la Storia
      sia per nostalgia verso il passato (e questa motivazione c'era certamente
      in Tolkien),sia per capire la genesi del presente e dunque capire il
      presente con quella profondità che il semplice esame dei risultati, privo
      di quello delle cause, non permette. Anche questa motivazione c'era in
      Tolkien,e, secondo me, è stata la più importante. Il suo mondo - come
      vedremo in dettaglio - è come una torta millefoglie che sia stata
      tagliata così che si veda come è fatta. Il punto di vista con cui il
      lettore può osservarne gli strati è duplice, a causa di due tecniche
      letterarie usate da Tolkien : verticale, per un effetto di profondità,
      orizzontale, per un effetto di complessità.   
      Il primo punto di vista è più evidente
      e ne ha parlato esplicitamente lo stesso Tolkien3,ed è stato
      rigorosamente dimostrato dal critico Tom Shippey4 (e dunque ad
      esso accenno solo rapidamente) : al lettore del
      SdA vengono narrate le vicende - della durata di circa un anno -
      avvenute alla fine della Terza Era. Ma qua e là, e in realtà assai
      spesso, vengono proposti squarci della storia passata di tutte e tre le
      Ere. Questo avviene attraverso racconti, poesie, canti, monumenti,
      iscrizioni, paesaggi naturali, antichi artefatti. Gli eventi passati non
      vengono mai narrati con completezza, ma, appunto, attraverso squarci
      fugaci. Questa tecnica crea l'effetto
      di profondità che accresce grandemente, nel mondo immaginario
      descritto, l'apparenza della realtà. Infatti ogni mondo reale ha un suo
      passato strutturato, che non viene  mai
      a nessuno presentato in generale e completamente, ma viene indagato in
      questa o quella sua parte quando un'occasione esterna o un bisogno interno
      lo impongono. Un motivo importante per cui il  SdA
      è tanto più coinvolgente del Silmarillion
      è proprio il fatto che solo per esso possono esistere i piani temporali
      retrostanti e dunque esserci l'effetto realistico di profondità, mentre
      per il  Silmarillion
      no, in quanto esso stesso costituisce tali piani. Ed è anche il motivo
      principale per cui Tolkien preferì non pubblicare il Silmarillion,
      come riconosciuto da lui stesso, e dal suo maggior esegeta Shippey5.   
      Il secondo punto di vista, più
      sfuggente, anche se più massicciamente presente nel SdA,
      che io sappia non è stato indagato esplicitamente dalla critica (anche se
      diversi spunti compaiono in un articolo di Christina Scull6).
      È il punto di vista "orizzontale" o sincronico,
      per il quale diversi strati storici sono compresenti e spazializzati , cioè trasformati in territori della Terra di Mezzo.   
      I Tumulilande rappresentano la tarda Età
      della Pietra e la prima Età del Bronzo(3000 aC)7.   
      Numenor, con le sue colossali
      costruzioni funebri e l'imbalsamazione dei cadaveri è l'antico Egitto. Ma
      anche l'antico Israele che, al tempo della monarchia (900 aC), passa dal
      culto aniconico di Jahvè (di Eru sul Meneltarma) a quello idolatrico e
      l'Israele dell'Esodo con la fuga di Elendil/Mosè con il "resto"
      dei Fedeli. D'altra parte i sacrifici umani nel tempio che Sauron erge a
      Melkor richiamano gli usi degli antichi Cartaginesi e degli Aztechi ;
      mentre la conquista a scopo di rapina e schiavismo ricorda la Roma
      imperiale nella diversità della sua politica estera rispetto a quella
      della Roma repubblicana8.   
      Arnor rappresenta l'Impero Romano
      Occidentale nel IV e V secolo con le lotte intestine dei suoi imperatores,
      ma anche le complicatissime guerre delle tribù barbariche e dei Regni
      romano-barbarici ,in specifico di quelli anglosassoni e di quello
      merovingio9.   
      Carrieri ed Esterlings rappresentano i
      popoli nomadi e seminomadi  slavi,
      magiari, bulgari, peceneghi, mongoli, tartari e turchi nelle loro continue
      scorrerie dall'Oriente all'Europa Tardoantica e Altomedievale.    
      Le stirpi dei Nani con le loro secolari
      faide sono i Re germanici dal V all'VIII secolo,così come raccontato, per
      esempio, nella Historia
      Langobardorum di Paolo Diacono.   
      Gondor è - sono parole di Tolkien - una
      sorta di orgogliosa, venerabile ma sempre più impotente Bisanzio, che
      prima arriva a un picco di potere (X secolo) ma poi sfocia in un decadente
      Medioevo (XI-XV secolo)10. D'altre parte Tolkien scrisse anche
      che i Numenoreani di Gondor furono orgogliosi, peculiari e arcaici come
      gli ipertradizionalisti antichi Egizi, cui assomigliano per l'amore per le
      costruzioni gigantesche e l'interesse per tombe e antenati ; ma nella
      teologia ricordano gli Ebrei11. In generale per Tolkien la
      Caduta di Numenor rappresenta la fine dell'Età Antica e l'inizio del
      Medioevo12.   
      I Rohirrim rappresentano gli
      Anglosassoni dal V all' XI secolo13 e il loro rapporto con
      Gondor rappresenta quello tra i regni romano-barbarici e Bisanzio14.Ma
      i Rohirrim rappresentano anche gli "indiani" del Nordamerica,
      coi loro cavalli, le loro praterie e il loro ingenuo e severo senso
      dell'onore15.   
      Mordor in generale rappresenta il
      dispotismo degli antichi Imperi Orientali (egizio, caldeo, mesopotamico,
      persiano),con le loro deportazioni di interi popoli e l'esteso regime
      schiavistico (ma richiama anche il dispotismo a noi contemporaneo : gli
      esperimenti "razziali" e il tentativo di introdurre un nuovo
      paganesimo dei nazisti nel Governatorato del Reich e nei Territori
      Orientali ; mentre Bocca di Sauron che aspira a insediarsi a Isengard
      ricorda i governi di Vichy, Bratislava, Budapest).   
      L'Isengard di Saruman è come un potente
      covo di pirati medievali e moderni fino al secolo XVIII : un'Algeri
      saracena o un'isola caraibica della Filibusta.   
      La Città del Lago (nello
      Hobbit) è come una lake-town europea dell'Età del Bronzo16mescolata
      con una città lagunare o fluviale, una Venezia o un'Amsterdam mercantili
      del Tardo Medioevo (XIV-XV secolo).   
      Lorien e Rivendell mescolano le corti
      baronali della Provenza trobadorica del Basso Medioevo (XII-XIII secolo)
      con le abbazie benedettine e specificamente cluniacensi dell'Alto Medioevo17.   
      Gli Uomini delle Montagne fondono le
      orde Neolitiche con le tribù ottocentesche del Terzo Mondo nei loro primi
      contatti con gli Europei colonizzatori.    
      Non solo, dunque, la Terra di Mezzo è
      nel suo complesso una mescolanza di periodi storici diversi, ciascuno
      riferito a una regione geografica, una specie di 
      sincronizzazione della
      diacronia (rendere contemporaneo ciò che si presenta solo in
      successione temporale),ma anche in alcune sue singole regioni c'è
      ugualmente una mescolanza,come abbiamo appena visto in alcuni esempi.   
      L'esempio più evidente è la Contea.Per
      renderla compatibile con le altre regioni della Terra di Mezzo che saranno
      visitate dagli hobbit , essa contiene un certo qual medioevo generico (piume sul cappello,archi e frecce,spostamenti o a
      cavallo o a piedi,esistenza di un Conte,ecc.) o un Ancien Règime
      generico(famiglia estesa e non nucleare; non c'è l'elettricità; i viaggi
      sono molto scarsi e la maggior parte della gente nasce,vive,muore nello
      stesso paese ; l'economia è quasi solamente agricola). Cioè essa
      contiene quegli elementi generici di "passato" che sono durati
      per millenni e sono compatibili con quasi tutti i "passati"
      espressi geograficamente ( e non temporalmente) nelle altre regioni della
      Terra di Mezzo.   
      Però - specificamente - essa contiene
      (e mescola con gli elementi precedenti) elementi "moderni" e
      anche "contemporanei"18: si usano le piante americane
      patata e tabacco (l'"erba pipa" nelle prime stesure del SdA veniva chiamata proprio "tabacco") ; è organizzato
      uno stabile servizio postale per
      tutti (e non solo per gli aristocratici) ; esiste un Museo Civico ;
      non esistono relazioni vassallatiche nè di signoria rurale19;
      vi sono smial o casette "a schiera" ; Lobelia usa l'ombrello ;
      è presente,nelle case borghesi,l'orologio da parete20; Sharkey
      introduce l'ammasso di beni allo stato,l'inquinamento industriale dei
      fiumi, il proibizionismo di alcol e tabacco, le ciminiere.   
      Come scriveva Emilia Lodigiani, la
      Contea rappresenta la "vita quotidiana"21,la quale
      non può esistere nè reggersi autonomamente isolata dal più vasto
      back-ground culturale, politico, militare : gli Hobbit come stirpe
      derivano dagli Uomini e gli Uomini hanno ricevuto il linguaggio,la
      scrittura e le scienze dagli Elfi ; specificamente la pace nella Contea
      esiste solo perchè Elfi e Uomini (gli ultimi sono i Raminghi) hanno
      contenuto le forze del male. Analogamente, la Contea 
      simboleggia il presente reale, in cui il lettore si identifica (Lo
      Hobbit e il SdA sono stati
      scritti - il "Libro Rosso" - 
      dal punto di vista degli Hobbit). E il presente non può esistere
      senza il passato,nè può reggersi senza una conoscenza
      storica (conoscenza - historia
      magistra vitae - che viene mediata alla popolazione Hobbit da alcuni
      suoi membri scelti, soprattutto Bilbo e Frodo).   
      Se entriamo nel più intimo cuore lirico
      della Contea,vediamo un Hobbit ben pasciuto (Bilbo, Frodo prima del
      viaggio) nella comoda villetta-smial di Bag End,seduto in una comoda
      poltrona,intento a fumare la pipa,mentre l'orologio a muro e il crepitio
      del fuoco nel caminetto scandiscono il tempo di attesa per la cottura di
      pasticcini  e pandispagna
      destinati al tè delle cinque,mentre fuori il giardiniere si sta occupando
      di prato e aiuole fiorite. È - questo autentico cuore lirico della Contea
      - una scena molto infantile e molto celibataria22(a livello
      psicologico),molto piccolo-borghese(a livello sociale),molto campagnola (a
      livello territoriale),molto XX secolo (a livello temporale). Rappresenta
      cioè una condizione di vita estremamente staccata dalla conoscenza dei
      grandi avvenimenti storici.Noi sappiamo che Bilbo e Frodo hanno
      "sangue Took",vivono delle avventure importanti e conoscono Elfi
      e Stregoni, ma questi fatti sono proprio ciò che li rende
      "diversi",che non li assimila ma al contrario li distingue dalla
      Contea.   
      Sembra dunque che Tolkien parlando degli
      Hobbit voglia parlare dei suoi lettori (oltre che di una parte di sè
      stesso)23verso cui sente assieme una commozione simpatetica e
      un dubbio critico. Parlando degli Elfi,di Aragorn,di Barbalbero e
      soprattutto di Gandalf24, parla di quella minoranza di persone
      (oltre che di un'altra parte di sè stesso) che rivestono il necessario
      ruolo di "apritori di occhi"25,e specificamente
      apritori di quella "conoscenza storica" essenziale per la difesa
      e la promozione della "vita quotidiana" (certamente la
      "conoscenza storica"se è un elemento necessario per quella
      difesa e quella promozione,non è però un elemento sufficiente : Saruman
      è esperto studioso della "tradizione degli Anelli" e di molte
      altre storie, ma tale conoscenza non gli basta per evitare di diventare
      una grande ingannatore e un grandissimo autoingannatore).    Tutti all'Età del Bronzo !   
      Se gli Hobbit rappresentano i lettori
      del XX secolo, se le regioni della Terra di Mezzo sono un atlante storico
      e se i personaggi come Gandalf,Elrond e Aragorn sono i docenti di storia,
      perchè Tolkien più volte ha affermato che gli eventi della sua saga sono
      eventi della nostra Terra,in particolare dell'Europa,avvenuti però in un
      lontano passato?26 Tolkien anzi è stato abbastanza dettagliato
      : il presente suo e dei lettori del SdA
      (seconda metà del XX secolo) corrisponde alla fine della Sesta Era o
      all'inizio della Settima, e, poichè ciascuna Era dura circa 2000 anni,
      tra la fine della  Terza - e cioè gli eventi del SdA
      - e la pubblicazione del romanzo corrono 6000 anni27. Che senso ha,però, costruire prima una Contea simillima a quella in cui vive il Jeeves di Wodehouse, e poi dire che essa esisteva - coi suoi orologi,le sue vedove con l'ombrellino,i suoi prati curati e i suoi tè delle cinque - 6000 anni fa,tra Neolitico ed Età del Bronzo ?   
      La risposta che mi sembra più sicura è
      questa : ciò avviene perchè nè il XX secolo della Contea, nè la
      Bisanzio di Gondor, nè qualsiasi altro tassello del tableau historique
      della Terra di Mezzo sono reali ; e sono invece tutti 
      idealizzati . Nella
      Contea non ci sono armi, non ci sono omicidi,nè incesti,nè stupri,nè
      rapine, non ci sono conflitti sociali,non ci sono epidemie,non c'è
      mortalità infantile,non c'è la fame nè il cancro, tutti sono longevi e
      le uniche morti descritte (come quella di Otho Sackville Baggins) sono
      "di vecchiaia". La Bisanzio gondoriana,diversamente da quella
      reale28,sembra avere un certo qual sistema feudale (come si
      vede nel principe Imrhail e negli altri Magnati che affluiscono per
      l'estrema difesa di Minas Tirith), ma non ci sono le continue guerre
      feudali presenti cronicamente ovunque gli storici abbiano riconosciuto
      l'esistenza di un sistema feudale,come nell'Europa Occidentale medievale29e
      nel Giappone dei secoli.XII-XVI.30. E, solo avendo più spazio
      a disposizione, l'elenco si potrebbe allungare assai.   
      È vero che pochi tra i lettori del SdA
      sono in grado o sono interessati a riconoscere le pesanti diffrazioni tra
      il medioevo immaginario tolkieniano e quello reale ; ma quasi tutti i
      lettori tolkieniani,volenti o nolenti,non potrebbero fare a meno di
      accettare come reale l'Inghilterra rurale della Contea. Ecco allora che
      respingendo la "modernità"della Contea 6000 anni fa (ed assieme
      ad essa tutto il "Medioevo"delle regioni circostanti), Tolkien
      riesce a rendere compatibili due cose : fare identificare il lettore negli
      elementi novecenteschi della Contea, e non permettere che un confronto
      insostenibile rovini tale identificazione.    Medioevo per sempre    D'altra
      parte,traslocare il tempo della Guerra dell'Anello 6000 anni fa implica
      far cominciare la Prima Età 12000 anni fa, e questo però avviene - come
      sa ogni lettore del SdA e del Silmarillion
      - senza mutare lo status  "medievale"
      delle civiltà elfiche,umane e nanesche (non consideriamo gli Hobbit della
      Contea,la cui cronaca conosciuta non risale più in là della fine della
      Terza Età). In tutte e tre le Età vediamo un unico e sempre uguale
      standard di civilizzazione, e questo è "medievale".   
      Così si pongono due 
      altri problemi dell'uso tolkieniano della Storia nelle sue opere di
      fiction.Il primo è che il tempo passa in un certo senso (nascono e si
      distruggono regni;cambiano i continenti;nascono,agiscono e muoiono le
      persone), ma in un altro senso sembra non passare (non cambiano le
      conoscenze scientifiche, tecnologiche, artistiche, letterarie, giuridiche,
      religiose) : è come se la civiltà fosse immobile,
      come se vi fossero solo avvenimenti puntuali (battaglie, avventure,
      decessi, ecc.) ma non vi fossero processi "di lunga durata"31.   
      Il secondo problema è che questa
      "immobilità" avviene all'insegna del "Medioevo" : sia
      all'inizio della  Prima Età
      sia alla fine della Terza ci sono smpre gli stessi tipi di armature,l'incastellamento,la
      monarchia ereditaria,l'assenza di industria. Ma anche l'assenza di una
      schiavitù diffusa.    
      Perchè questa immobilità ? Perchè
      essa avviene all'insegna del "Medioevo" ? Comincio col
      rispondere alla seconda domanda.   
      Bisogna premettere che il
      "Medioevo"di cui si parla è tra virgolette per più ragioni :
      vi sono elementi dell'Età Antica,come a Mordor la deificazione di Sauron
      e la schiavitù,e come ,in generale,la superlentezza
      dei cambiamenti (nei 4000 anni dell'Età Antica i cambiamenti culturali e
      sociali sono stati molto più lenti che nei 1000 anni del Medioevo). Poi
      vi sono elementi dell'Età Moderna come la presenza di monarchie nazionali
      più che feudali ; la presenza di eserciti soprattutto appiedati;
      l'ideologia -notata da T.Shippey richiamandosi all'aforisma di Lord Acton
      - che il potere corrompe sempre e non è possibile che la persona che
      ricerca il potere possa mantenersi buona32. Inoltre lo scenario
      di un'alleanza di molti popoli (i "Popoli Liberi della Terra di
      Mezzo") che, in nome della libertà e di altri valori che vadano al di là di
      quelli della mera politica di potenza dello stato, combattano un comune
      oppressore che intende conquistare e asservire il mendo, è un'idea che
      non c'è nè nel Medioevo nè nell'Ancien Règime, ma compare solo con le
      alleanze europee al tempo della Rivoluzione Francese e di Napoleone I
      Bonaparte. Inoltre,come già accennato, non compare chiaramente il
      vassallaggio (la parola stessa è usata solo a proposito di Gwaihir e
      delle sue aquile) nè la servitù della gleba. Non compare - soprattutto -
      una Chiesa organizzata con le usanze da essa diffuse nella vita popolare.   
      Poi si potrebbe dire che Tolkien abbia
      scelto proprio il Medioevo perchè l'Età Antica aveva concezioni
      (sacrifici umani; politeismo; giochi gladiatori; deificazione dei
      regnanti; licenza sessuale ; schiavitù) troppo diverse dalle nostre, e
      quindi in cui difficilmente i lettori avrebbero potuto identificarsi.
      D'altra parte,l'Età Moderna non si prestava facilmente all'idealizzazione
      di ambienti e personaggi alla quale,come si è detto, Tolkien mirava :
      burocrazia,industrializzazione,società di massa,ecc. avrebbero 
      ricordato troppo da vicino la realtà effettiva non idealizzata.     
      Il Medioevo esprime bene - inoltre - l'ideale
      "germanico"del Beowulf
      per cui "il cuore sia più saldo e più fermo il proposito, più
      prode l'animo se la frza vien meno". Questo ideale però Tolkien lo
      voleva corretto (come esplicitamente dice nel suo Il
      ritorno di Beorhtnoth, figlio di Beorthelm33) così : il
      coraggio disperato è un valore morale solo se non è corrotto dal
      desiderio della gloria,del "buon nome", ma è motivato solo
      dalla fedeltà di un sottoposto ai suoi superiori34. E questa
      correzione poteva essere approvata a un livello socialmente diffuso solo
      in una società cristianizzata come quella medievale, più che in quella
      tutta pagana dell'Antichità.   
      Altri motivi : nel Medioevo affascina la
      stratificazione delle culture passate (Teodorico che mantiene il Senato
      romano ; Federico II nella sua reggia a Palermo che mescola elementi
      anticoromani con quelli bizantini,normanni,arabi e del feudalesimo franco35),
      stratificazione che c'era anche nell'Antichità ma è da noi - dato lo
      stato dei documenti - molto meno conosciuta. Nel Medioevo e non
      nell'Antichità - inoltre - nascono una civiltà e una lingua inglese
      originali (dalla sintesi dei Celto-britanni,Romani,Anglosassoni.E però,quella
      medievale, è un'Inghilterra non ancora Riformata - ma
      "cattolica" - e non ancora "insularizzata"- ma con
      profondi legami linguistici,culturali e dinastici col continente -
      diversamente che nell'Età Moderna. Nel Medioevo, infine, Tolkien può
      usare appropriatamente una serie di lingue di sua invenzione,ricalcate su
      quelle germaniche e celtiche che tanto amava.36   
      Se si legge qualche libro serio di
      storia medievale37, si fa subito la prevedibile scoperta che i
      Re medievali erano tutti - certo in misura diversa - sia buoni sia
      cattivi, e non si riesce a trovare in nessun momento di quei 1000 anni
      quella contrapposizione polarizzata tra un'alleanza con scopi chiaramente
      di conquista, asservimento e omicidio, e un'alleanza con scopi di difesa
      della libertà e della giustizia : alleanze del genere - o nei
      fatti,o,almeno,nell'ideologia - si vedono solo a partire dalla Rivoluzione
      Francese e,soprattutto,a partire dalla Seconda Guerra Mondiale.   
      Seguendo dunque Tom Shippey,mi sembra
      che Tolkien volesse anche
      (non,però,come scopo principale) parlare di quel momento storico che è
      la metà del XX secolo, coi suoi specifici problemi politici. Ma,come
      altri scrittori fantastici britannici nello stesso periodo (T.H.White,G.Orwell,C.S.Lewis,W.Golding)
      non potesse fare ciò usando un modulo letterario realistico. Tutti quanti
      questi autori non si occuparono direttamente
      di politica e di problemi sociali,poichè sentirono che al di sotto di
      questi problemi ce ne sono altri più importanti (per esempio l'indagine
      sulla natura del Male) che molti autori "realisti"furono tentati
      di evadere o proprio non vedere38. Tolkien scelse di usare lo
      schema fantastico del Medioevo, come T.H.White, mentre Orwell scelse il
      futuro prossimo, Golding l'isola deserta nell'Oceano,Lewis il viaggio
      interplanetario.    Tanti avvenimenti , un solo mutamento   
      Per rispondere alla seconda domanda (perchè
      Tolkien "immobilizza"la Storia?), cominciamo col notare che il
      Medioevo - secondo la nostra percezione comune - facilita l'idea di
      immobilità ; noi fatichiamo a distinguere la varie fasi della storia
      medievale occidentale (per esempio le fasi del feudalesimo39) :
      percepiamo molto la differenza tra il XVIII e il XX secolo, quasi per
      niente quella tra il VII e il IX o l'XI e il XIII, ci sembra che ogni
      generazione di contadini,monaci e guerrieri medievali sussumesse
      interamente e senza aggiunte il patrimonio di idee e abitudini dalla
      generazione precedente. Che questo si debba a qualche caratteristica
      lentezza "oggettiva" del Medioevo (e ancor più dell'Antichità)
      in sè, oppure a una nostra ottusità "soggettiva"a discriminare
      (analoga a quella per cui tutti i cinesi sembrano uguali agli occhi
      dell'europeo), è un problema complesso che qui non discuterò. Rimane
      comunque il fatto.     
      Certamente gli storici medievali non avevano coscienza del
      mutamento storico : registravano fastelli di avvenimenti, ma non notavano
      mutamenti : e Tolkien nel Silmarillion
      e negli squarci retrospettivi del SdA
      non racconta i secoli e i millenni passati come potrebbe fare uno storico
      moderno, ma li racconta come potrebbe fare Paolo Diacono nella sua Historia
      Langobardorum40.   
      Fino a un certo punto Tolkien accetta,
      come presupposto filosofico di questa immobilità, la teoria platonica :
      per Platone tutta la conoscenza è preesistente alla Storia, è già data
      all'inizio nell'iperuranio, durante la vita viene ricordata, ma non
      accresciuta nè modificata ; non esiste il progresso41. Così
      per Tolkien alcune conoscenze sono innate, "naturali" (date da
      Iluvatar ?), come quelle riguardanti l'organizzazione famigliare42,
      e tutte le altre conoscenze (astronomiche, artistiche, militari,
      linguistiche, ecc.) vengono insegnate dai Valar agli Elfi all'inizio della
      loro Storia : più agli Eldar e meno ai Moriquendi, ma comunque sin
      dall'inizio un patrimonio viene trasmesso e poi sostanzialmente conservato
      senza mutamenti ( certi sviluppi particolari, come l'arte dell'oreficeria
      in Feanor e in Celembribor, non sono significativi per la sostanza delle
      abitudini sociali degli Elfi). Gli Uomini, d'altra parte, nelle prime tre
      Ere si trovano nella stessa situazione, solo che per loro il ruolo giocato
      dai Valar è svolto dagli Elfi.   
      È vero che,con la Quarta Era, gli
      Uomini si sganciano dalla tutela degli Elfi e degli Istari (e dunque,
      ultimamente, dei Valar) e sviluppano un "Tempo degli Uomini" che
      conduce alla nostra storia reale,
      fino al nostro presente,che non è più "medievale", e quindi
      presuppone un'"accensione"del mutamento storico. Ma la Quarta
      Era non viene descritta da
      Tolkien : egli espunse l'Epilogo
      del SdA43 e abortì
      il sequel ambientato dopo la morte di Aragorn44.   
      Come giustamente ha notato Tom Shippey45,il
      dialogo tra Legolas e Gimli a Minas Tirith ha un'importanza rilevante nel SdA
      : i rappresentanti delle due principali razze non-umane della Terra di
      Mezzo discutono sulla Storia e sul ruolo degli Uomini in essa : essi
      vengono descritti come i nuovi protagonisti che soppianteranno i
      vecchi,avendo come difetto principale l'incostanza e come principale
      pregio l'intraprendenza46. Si tratta di una profezia dal
      significato ambiguo : Legolas - contro Gimli che riveste il ruolo del
      detrattore - mette in risalto le qualità degli Uomini,in base alle quali
      - profetizza l'Elfo - gli Uomini "sopravviveranno" a Elfi e
      Nani. Ma questa vitalità è un vero valore ,se è vero ( e non è
      contraddetto da Legolas) ciò che dice Gimli,e cioè che gli Uomini non
      sono capaci di portare a termine ciò che iniziano e di conservare le cose
      buone del passato ?   
      Ora, Aragorn Gemma Elfica, pur
      rivestendo il ruolo di primo Re della Quarta Era - Era degli Uomini - non
      sembra affatto rispondere alle descrizioni di Legolas e Gimli : certamente
      non a quella di Gimli,perchè egli è il Costante per eccellenza,colui che
      è capace di vivere a lungo nell'anonimato,svolgendo un servizio non
      riconosciuto, ritarda azione politica e matrimonio al fine di portare a
      compimento,al momento opportuno, la sua missione. Ma certamente neanche a
      quella di Legolas : egli rifoggia
      la spada rotta, riunisce il
      regno diviso, ripianta l'albero
      avvizzito, ma non semina "semi nuovi", non intraprende nuove
      iniziative. Egli è un Conservatore della Tradizione,dà inizio alla
      Quarta Era non perchè ne interpreti il destino caratteristico, ma perchè
      governa il trapasso ad essa dalla Terza Era. Egli salva la libertà dei
      Popoli della Terra di Mezzo, ma non usa tale libertà per creare cose
      nuove.   
      Egli è il conservatore di cosa ? Come
      già dice il suo epiteto (Elessar),egli (allevato a casa di Elrond e suo
      genero, discendente dei Numenoreani di Elendil,cioè di quelli Fedeli sia
      agli Elfi di Tol Eressea sia agli Elfi della Terra di Mezzo) è l'Uomo
      conservatore della Tradizione Elfica.     
      Ora, Tolkien non ha inteso narrare le vicende del Tempo degli
      Uomini (IV,V,VI era), mentre ha narrato, anche in maniera molto
      dettagliata (come testimoniano il Silmarillion, i Racconti
      incompiuti e i 12 volumi della History
      of Middle Earth) le tre ere del Tempo degli Elfi. Le tre ere degli
      Uomini sono quelle della nostra storia reale e dunque esse sono piene -
      come Tolkien sapeva bene e i suoi lettori almeno vagamente - di mutamenti
      storici. Invece le tre ere degli Elfi non
      hanno qualcosa di analogo ai Rinascimenti,ai Risorgimenti, alle Riforme;
      alla conversione dei popoli al cristianesimo, alla feudalizzazione della
      società,all'avvento dei Comuni e del potere borghese,alla costituzione
      degli stati nazionali,alla Rivoluzione liberale in Inghilterra,alla
      Rivoluzione Democratica negli Stati Uniti, alla Rivoluzione
      liberal-democratica e in parte anche socialista in Francia ; alle
      rivoluzioni scientifiche copernicana, galileiana, newtoniana, darwiniana,
      einsteiniana; all'Illuminismo, al Romanticismo, al Positivismo; alle
      scoperte di Nuovi Mondi, alla colonizzazione, alla decolonizzazione; alle
      "rivoluzioni" agraria, industriale, dei trasporti e delle
      telecomunicazioni e informatica; al boom demografico e all'avvento della
      società di massa ; alla burocratizzazione, alla costituzione del welfare
      state e al dispiegarsi della divisione del lavoro in una società
      complessa.   
      Il Tempo degli Elfi è una storia
      "fredda",piena di avvenimenti ma senza mutamenti. Tranne uno.   
      Se dalla Prima alla Terza Era gli Elfi
      non innovano le proprie conoscenze e la propria organizzazione sociale,
      però essi - dalla Prima alla Terza Era - vivono un vero ,anche se unico,
      mutamento storico. Questo mutamento è essenzialmente interiore,anche se
      ha importanti effetti esterni, e non possiamo chiamarlo nè intellettuale,nè
      politico,nè sociale : esso è infatti un mutamento morale.  
         
      Gli Elfi di cui Tolkien racconta la storia non sono i Vanyar e i
      Teleri di Valinor,ma sono quelli della Terra di Mezzo : i Moriquendi che
      non hanno voluto lasciarla e i Noldor che vi sono voluti ritornare. Stirpi
      elfiche che hanno molto amato la Terra di Mezzo - a causa della sua
      bellezza,e a causa del dominio indipendente dai Valar che avrebbero potuto
      fondarvi - da volervi rimanere per migliaia di anni,anche se la sapevano
      abitata da Melkor e dai suoi servitori.   
      Ma questi Elfi della Terra di
      Mezzo,dalla Prima Era alla fine della Terza fanno un grande cambiamento :
      nella Prima sono fondatori di Regni,costruttori di Città, fabbricatori di
      Anelli, istruttori di Popoli, generali di grandi Guerre. Alla fine della
      Terza sono sfuggenti abitatori dei boschi,ridotti nei
      "monasteri" di Rivendell e di Lorien per ospitare,curare e
      consigliare,sempre più disaffezionati dalla Terra di Mezzo,in procinto o
      di partire al di là del Mare o di "sbiadire".   
      L'Elfo caratteristico della Prima Era è
      Feanor,con la sua grande "bravura"ma col suo grandissimo
      orgoglio (e,pur se in misura minore,tali sono anche Finrod, Thingol,
      Turgon). L'Elfo caratteristico della Terza Era è Elrond (Mezzelfo che ha
      scelto il destino dei Priminati): senza alcuna ambizione terrena ,
      "abate" di Rivendell, col cuore già al di là del Mare.   
      Gli unici Elfi viventi nella Terra di
      Mezzo sia nella Prima sia nella Terza Era sono Glorfindel e soprattutto
      Galadriel. Glorfindel nella Prima Era è l'Eroe Guerriero che cade per
      difendere quanto resta del popolo della sua patria, Gondolin47.
      Glorfindel reincarnato48 alla fine della Terza Era è un
      messaggero e scout per individui di altri popoli, Aragorn e Frodo, alle
      cui imprese non prenderà parte49.   
      Galadriel nella Prima Era è
      un'orgogliosa principessa dei Noldor che va nella Terra di Mezzo contro il
      volere dei Valar, non per recuperare i Silmaril come Feanor,ma neanche per
      moderarne la leadership sul popolo come Fingolfin. Ella nella Terra di
      Mezzo cerca "un dominio suo"50. Galadriel alla fine
      della Terza Era è la donna che più non si allontana dal suo sposo
      Celeborn51,che conserva in segreto l'anello Nenya,che sorveglia
      i movimenti del Nemico,che ospita e incoraggia la Compagnia
      dell'Anello,che rifiuta - nella memorabile scena con Frodo - ogni
      prospettiva di dominio, che va con Elrond e con Gandalf ai Rifugi Oscuri e
      lascia per sempre la Terra di Mezzo.   
      L'immobilità storica - cominciamo a
      vedere - ha un senso perchè riferita al Tempo degli Elfi.Una storia degli
      Uomini senza mutamenti culturali e sociali risulterebbe senza senso e
      porterebbe allo scetticismo teologico e alla disperazione : perchè
      innumerevoli generazioni di individui nascerebbero e morirebbero, se ciò
      non servisse in nulla alle generazioni successive,se non facesse procedere
      in nessun cammino,se non adempisse nessuna missione ? L'Antichità reale
      ha certamente avuto mutamenti storici,ma la storiografia antica di essi
      non era cosciente ; per essa la natura umana era immutabile e il tempo era
      ciclico ; da qui il profondo scetticismo verso gli Dei della tradizione e
      il penoso senso di disperazione che - come un fiume carsico -
      riemergono,nonostante le intenzioni,in un Tucidide o in un Tacito.   
      Invece gli Elfi di Tolkien vivono
      migliaia di anni,ed ecco allora che un senso del passare del tempo lo
      possono trovare nelle loro esperienze individuali
      : esperienze di persone che,nel
      corso della propria vita, a fatica e lentamente imparano,lasciano gli
      errori passati,hanno una maturazione morale.   
      Questa dunque mi sembra la risposta alla
      domanda che sopra mi ero posto (perchè c'è immobilità
      nella Storia immaginaria narrata da Tolkien?): Tolkien attraverso gli
      Elfi vuole parlare di un aspetto dell'esperienza umana52. Non
      l'esperienza collettiva dell'umanità, ciò che propriamente chiamiamo Storia,
      ma l'esperienza singola dell'individuo,ciò che chiamiamo
      Vita. Infatti proprio come per gli Elfi nel loro insieme durante le
      tre ere non vi sono mutamenti culturali e sociali, così accade nella vita
      di ciascun singolo uomo : il carattere
      non cambia, perchè non possono cambiare i dati culturali e sociali del
      mondo che lo ha formato : un uomo del XIII secolo - che sia Dante
      Alighieri o il più umile servo della gleba - non potrà mai pensare e
      sentire e agire come un uomo del XVIII o del XX secolo, come sanno bene
      gli storici delle "mentalità"53.   
      Se però il carattere non cambia, la
      vita di un uomo ha senso perchè cambia la risposta che egli dà al suo
      carattere.Il libero arbitrio non sta nel cercare di essere un'altra
      persona e di vivere una realtà esterna/interna diversa da quella che il
      Destino ha dato ; ma sta nel cercare di comprenderla ("conosci te
      stesso") e così fare una critica
      - quali gli aspetti buoni,quali quelli cattivi - e nel comportarsi di
      conseguenza. E questa è la maturazione morale,che per Tolkien è l'unico
      mutamento registrato nella Storia degli Elfi, in quanto - ritengo - tale
      "Storia" non vuol parlare (almeno non in primo luogo) della
      Storia, ma della Vita.   
      Con una tecnica letteraria per nulla
      "medievale" o "tradizionale" e simile a quella del En
      attendant Godot di Samuel Beckett, come ha osservato Delle Rupi,
      Tolkien fa raggiungere a Frodo e Sam, nei pressi di Cirith Ungol, la
      consapevolezza di essere personaggi fittizi : "i personaggi diventano
      leggende, i narratori diventano personaggi e gli ascoltatori diventano
      narratori"54. I tre autori del Libro
      Rosso dei Confini Occidentali - Bilbo, Frodo, Sam - sono protagonisti
      delle vicende narrate, consapevoli che le vicende che vivono servono a una
      narrazione. Servono, cioè, all'ascoltatore/lettore che riceverà un
      messaggio,un insegnamento che lo aiuterà a capire di essere lui ora
      l'attore, il continuatore della storia. De
      te fabula docet : la storia parla della tua vita.    La Storia dal punto di vista dei Valar e la Storia dal punto di vista di Iluvatar   
      Eccetto Melkor, gli Ainur erano contenti
      della prima Musica di Iluvatar,il loro atteggiamento era conservatore : quando Melkor introduce la dissonanza, per gli Ainur
      la cosa migliore sarebbe eliminarla . Invece Iluvatar la mantiene e la
      incorpora in una nuova Musica più gloriosa della prima.Gli Ainur
      ,diventati Valar, nel plasmare Arda vogliono interpretare la prima Musica
      e,fattolo,aspirano a conservare il risultato. All'avvento dei
      Primogeniti,lo scopo dei Valar è di portarli via dalla Terra di Mezzo -
      dove,evidentemente non a caso,li aveva collocati Iluvatar - per farli
      vivere a Valinor e condividere con loro la contemplazione di una bellezza
      immutabile.   
      Quando i Noldor decidono di tornare
      nella Terra di Mezzo,ciò avviene raccogliendo la calunnia contro i Valar
      seminata da Melkor ("i Valar vogliono che restiate a Valinor per
      dominarvi"), in mezzo ai violenti litigi tra Feanor e i suoi
      fratellastri, guidati - almeno in parte - da una prospettiva di
      vendicativa avidità (la riconquista dei Silmarils), e uccidendo
      l'imparentata stirpe dei Teleri. Vi sono tutti gli elementi del racconto
      biblico della Caduta di Genesi,3 : il recepimento della calunnia del Serpente-Satana contro
      Jahvè, l'incomprensione sopravvenuta e le accuse reciproche tra Adamo ed
      Eva, il desiderio del frutto proibito, l'uccisione di Abele da parte di
      Caino. I Valar dunque,riuniti a Consiglio e attraverso la Prima Profezia
      di Mandos, condannano questa emigrazione dei Noldor.   
      Però : se è vero che di fatto l'emigrazione dei Noldor è avvenuta in mezzo al peccato,
      non era possibile in linea di
      diritto che essa avvenisse senza peccato ? E i Valar,oltre al
      condannarla a causa di tale peccato, non l'avrebbero forse ugualmente
      avversata - almeno nei loro cuori - se essa fosse avvenuta senza peccato ?   
      Se è dubbia la risposta affermativa
      alla prima domanda, non lo è - come provano le azioni dei Valar
      precedenti  ai peccati dei
      Noldor - la risposta affermativa  alla
      seconda domanda : per il punto di vista conservatore che i Valar hanno
      della Storia, la cosa migliore per gli Elfi è di vivere a Valinor la
      propria vicenda, che, invece, andando nella Terra di Mezzo, sarebbe dai
      Valar largamente imprevista.   
      Ora,se - come ho argomentato nel
      paragrafo precedente - la Storia
      immaginaria raccontata da Tolkien è Storia solo impropriamente,perchè
      è principalmente una metafore della vita individuale, nel paragrafo
      presente vorrei però suggerire che  il
      Senso della Vita viene
      manifestato nel SdA senza
      seguire integralmente  il
      punto di vista "conservatore" dei Valar, ma seguendo almeno in
      parte il punto di vista
      "creativo" di Iluvatar.   
      Il punto di vista dei Valar è quello
      platonico di "andata"e "ritorno" (mimesi e metessi) :
      il mondo temporale emana dal mondo eterno, e poi ad esso ritorna.
      L'emanazione è "copia imperfetta" dell'archetipo perfetto, ed
      è anche "caduta" infelice - nel ciclo delle reincarnazioni -
      dallo stato di beatitudine. Il ritorno restaura lo stato primordiale,
      rispetto al quale il tempo intermedio non porta qualcosa di nuovo o di
      significativo. Così gli Elfi,dopo gli errori/erramenti nella Terra di
      Mezzo, ritornano a Valinor : o nelle Aule di Mandos (perchè uccisi), o ad
      Eldamar (perchè volontariamente imbarcatisi nel Grande Mare).   
      Bilbo ne L'Hobbit - il cui sottotitolo è Andata
      e Ritorno - quando dopo la sua avventura ritorna nella Contea, non è
      sostanzialmente mutato : Tolkien termina il romanzo scrivendo "e
      visse felice e contento", sottolineando la ripresa di quella
      interrotta beatitudine "borghese"e "infantile" nella
      comoda casa di Bag End, che era stata descritta all'inizio. È vero che
      ora Bilbo non è più semplicemente benestante ma è diventato proprio
      facoltoso.E soprattutto è vero che ha potuto evitare di dimenticare la
      propria "parte Took", ha potuto metterla alla prova e scoprire
      in sè grandi doti di coraggio,saggezza e generosità. Ma tutto ciò - nel
      1937 - è ancora un tema solo abbozzato : anche perchè romanzo dedicato
      espressamente ai bambini, Lo Hobbit conclude con lo schema platonico e il ritorno a una vita
      individualistico-infantile di mangiate,scherzi conviviali,fumate e
      sonnellini.    
      Nel SdA
      - che proprio con mangiate e scherzi conviviali si apre - rimane qualcosa
      di questo punto di vista : Frodo e Sam non muoiono a Monte Fato ma -
      salvati dalle Aquile/Deus ex machina
      - sopravvivono e ritornano nella Contea : essa è stata nel frattempo
      corrotta e inquinata, ma viene guarita e pulita in breve tempo. Fiori e
      praticelli tornano a splendere attorno alla casa di Bag End e - almeno per
      Sam - il ciclo delle giornate pacifiche riprende : egli infatti può dire,
      nell'ultima riga del romanzo, "sono tornato a casa".   
      Ma,accanto a questo punto di vista, ce
      n'è un altro che, nel SdA,
      prevale : Frodo non può rimanere nella Contea, certe ferite non possono
      essere guarite, deve partire per il Mare e la Morte ; anche Sam sa che non
      può più attendersi di rivedere Galadriel a Lorien o Elrond a Rivendell o
      Gildor Inglorion nei boschi della Contea o Gandalf a Bag End. Essi sono
      partiti per sempre. Anche Sam arriverà ai Rifugi Oscuri (come detto in
      Appendice).   
      Come la Terra di Mezzo è la nostra
      Terra, prima magica, e poi nel presente non più magica, così la vita si
      sviluppa allontanandosi dall'infanzia,che può essere ricordata ma verso
      cui non si può - e non si deve - tornare55. Giustamente
      Fiorenzo Delle Rupi,nel suo saggio sulla "modernità"del SdA,
      nota che qui, diversamente che ne Lo
      Hobbit,il ritorno è negato sin dalle prime pagine56. La
      vita ha un senso, perchè Iluvatar non è vincolato da niente, e
      continuamente crea un contesto di realtà in cui le nostre avventure
      esistenziali - che necessariamente includono la conoscenza,il dolore,la
      morte - non sono semplici vagabondaggi o "errori", ma diventano
      parti integranti di una futura Musica di imprevista bellezza.   
      Certamente questo è un punto di vista
      cristiano. Mentre per il pensiero greco "la situazione migliore per
      l'uomo è di non essere nato e, subito dopo, di morire da giovane",
      per un cristiano, anche se egli sa che un bambino crescendo soffrirà e
      commetterà molti peccati, non per questo si augura la morte dei bambini
      affinchè "tornino subito in Cielo con gli angioletti".   
      Per il cristianesimo le vicende
      temporali sono "storia di salvezza"; non esiste il ritorno delle
      "anime"a un Iperuranio o a un Paradiso Terrestre; la natura
      umana non è immutabile ma è chiamata a trasformarsi in una sopranatura
      divina57; il dolore è una porta d'accesso privilegiata a tale
      trasformazione; la morte non è annullamento ma è compimento, però è
      morte di tutto l'uomo, anima e corpo e non solamente del corpo come per
      Platone o per gli Elfi (essendo l'anima immortale e pronta a
      reincarnarsi); e addirittura il peccato è una "felix culpa"58.   Conclusioni   
      L'uso abbondante di elementi tratti dalla Storia reale nel SdA non avviene,secondo me, perchè Tolkien volesse parlare
      principalmente della Storia reale passata o presente.   
      Tolkien riprovava l'uso
      dell'allegoria,nella quale viene istituito un rapporto "uno-a-uno"
      tra un elemento X significante e un elemento Y significato, rapporto che
      non lascia libertà nè all'emittente del messaggio nè al ricevente.
      Ammetteva invece la presenza nella propria opera di un "large
      symbolism"nel quale i rapporti tra significante e significato sono
      molteplici, non univoci e non predeterminati59   
      Ciò che in tale maniera libera e non
      univoca è simboleggiato dalla presenza della Storia nell'opera di Tolkien
      è il senso della vita in
      alcuni suoi aspetti : ·            
      apertura
      verso la complessità e la drammaticità del mondo, apertura di cui un
      presupposto importante è la conoscenza
      storica ; ·            
      immobilità
      del carattere personale,al di là della molteplicità degli avvenimenti ; ·            
      possibilità
      di una maturazione morale come
      risposta libera all'immobilità del carattere ; ·            
      accettazione
      della novità imprevista, del
      proprio sentiero che confluisce in una vasta Via senza ritorno,
      accettazione che comprende - pur se solo implicitamente - l'accettazione
      del ruolo creativo di Iluvatar
      anche nei riguardi del Male.     
      L'idealizzazione dei
      singoli dati storici, la spazializzazione
      del tempo che rende contemporanei elementi storici precedenti e
      successivi, l'assimilazione di
      tutti gli elementi storici a un Medioevo
      generico, sono tutte tecniche letterarie funzionali 
      per raggiungere il sopradescritto scopo filosofico del simbolismo storico tolkieniano.   
      L'effetto
      di profondità dato dalla creazione particolareggiata di una Storia
      immaginaria passata retrostante il piano temporale in cui si svolge
      l'azione del SdA è una tecnica letteraria funzionale a un altro scopo, questa
      volta estetico: quello di dare 
      al romanzo "the intimate consistence of reality",di farne
      una "subcreation"in cui i lettori possano immaginare di
      "vivere".   
      I diretti
      riferimenti alla Storia contemporanea (per esempio gli esperimenti
      totalitari di Sauron ; l'amministrazione burocratica e antiecologica di
      Saruman nella Contea) certamente sono presenti60  e hanno importanza , ma 
      - almeno nelle intenzioni di Tolkien – un’importanza
      secondaria.         Note al testo   1 Il Medioevo è quel periodo che,per convenzione degli storici occidentali, individua quella parte della storia occidentale che va dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 dC) alla caduta dell'Impero Romano d'Oriente (1453) o alla scoperta dell'America (1492). L'Alto Medioevo è la sua prima parte,dal V secolo alla fine dell'Impero Carolingio (X secolo). 2 JRRT,Letters,Allen&Unwin,London,1981, n.294,p.376. 3 JRRT,Letters,cit,n.247, pp.333-334 4 The Road to Middle Earth,Harper Collins,London,1992,pp272-281 5 JRRT,Letters, cit, n.182, p.237, n.247, pp.333-3334; Shippey,The Road,cit,pp 203-204, 273-274. 6In cui si parla del "feeling that some readers have that Tolkien's writings recover a lost part of actual history". C.Scull, The Influence of Archaeology and History on Tolkien's World, in Scholarship and Fantasy: proceedings of the Tolkien Phaenomenon, Painosalama, Oy, Turku, 1992, p.34 7 Scull, The Influence, cit,p.39. 8 Ibidem,p.41. 9 Ibidem,pp.41-43. 10 JRRT,Letters,cit,n.131,p.157. 11. Ibidem,n.211,p,281 12 Ibidem,n.131,p.154. 13 Shippey,The Road,cit,pp 111-119 14 Georg Ostrogorsky, Storia dell'impero bizantino, Einaudi, Torino, 1968, pp.39-125 15 Shippey,The Road, cit, p. 115 16 Scull,cit,p.40. 17 Edmond Pognon,La vita quotidiana nell'Anno Mille, BUR, Milano, 1989, pp.115-132 18 Secondo la convenzione quasi universalmente accettata dagli storici occidentali,l'Età Moderna va dal 1492 al 1789 (Rivoluzione Francese) o al 1815 (Congresso di Vienna) o al 1870 (fine della costituzione degli stati nazionali e inizio dell'imperialismo) o al 1918 (fine della Prima Guerra Mondiale e dell'egemonia europea nel mondo). Conseguentemente l'Età Contemporanea va da una di quelle date ai giorni nostri,cioè al presente vissuto dallo storico e dal suo ascoltatore. 19 Cfr. Marc Bloch,La società feudale, (1939), Einaudi,Torino,1987, pp171-315 20 JRRT,The Return of the Shadow,Harper Collins,London,1993, p.15 21 Invito alla lettura di Tolkien, Mursia, Milano, 1982, p.95 22 Il parallelo per coniugati fu da Tolkien -dopo critiche altrui e ripensamenti propri- espunto dalla redazione definitiva del SdA : cfr. The Epilogue in JRRT,Sauron Defeated, Harper Collins, London,1992,pp.114-135 23 JRRT,Letters,cit,n.213, pp.288-289. 24 Gandalf,più ancora di Elrond e di Aragorn,si presenta come l'esperto ricercatore e l'efficace trasmettitore della conoscenza storica. Ciò in molte parti del romanzo,e soprattutto nei capitoli L'Ombra del passato e Il Consiglio di Elrond. 25 JRRT,SdA,cit,p.375 26 JRRT,Letters,cit,n.211 p.283, n.294 p.376, n.183 p.244. 27
      JRRT,Letters,cit,n.211
      p.283.L'idea di vivere alla fine della Sesta Età del mondo o all'inizio
      della Settima non è originale di Tolkien,ma la troviamo già in Beda il
      Venerabile monaco inglese dell'ottavo secolo, nel suo De
      temporum Ratione (cfr. Pognon, La vita
      quotidiana, cit., pp. 71-73.. 28 Peculiarità dell'Impero Bizantino rispetto al Sacro Romano Impero è di non avere avuto il feudalesimo, caratteristica questa che da alcuni storici (come Ostrogorsky, Storia, cit) è stata giudicata un vantaggio per quella civiltà, mentre da altri (come Kazhdan, Bisanzio e la sua civiltà, Laterza, Bari, 1995) è stata giudicata uno svantaggio. 29 Cfr.M.Bloch,cit,pp. 333-339, 457-470; Pognon, cit, pp.303-315. 30
      Cfr Edwin O. Reischauer, Storia del
      Giappone, Bompiani, Milano, 1994, pp. 37-67.. 31 Esempi di processi di "lunga durata" : la diffusione del feudalesimo; il passaggio dalla famiglia estesa alla famiglia nucleare; l"industrializzazione; la diffusione del cristianesimo; l'affermarsi del liberalismo; l'affermarsi della democrazia;ecc. 32 Lord Acton (uno storico inglese della fine del secolo scorso) diceva: "Power tends to corrupt, and absolute power corrupts absolutely" (il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente). Tom Shippey (The Road, cit, p.125) discute bene questa idea centrale nel SdA e fa giustamente notare come essa non sia presente nè nell'Antichità nè nel Medioevo, ma sia specifica della Modernità: sia un Platone sia un Tommaso d'Aquino non l'avrebbero sottoscritta, perchè pensavano che chi cerca il potere, ottenutolo, può poi usarlo male ma anche bene. 33 JRRT,Albero e foglia,Rusconi,Milano,1988, pp.224-225. 34 Non sembra che Tolkien si sia reso conto che esattamente questa posizione fu quella assunta come linea di difesa dagli imputati nazisti del processo di Norimberga. 35
      Ebherard Horst, Federico II, Rizzoli,
      Milano, 1995, pp. 169-215. 36 Cfr.Shippey, Tolkien as a Post-war Writer, in Scholarship and Fantasy, cit., p.217 37M.Bloch, La società feudale, cit; Henri Pirenne, Storia economica e sociale del Medioevo, (1937), Garzanti, Milano, 1967; Johann Huizinga, L'autunno del Medioevo, Sansoni, Firenze, 1966. 38 T.Shippey, Tolkien as a Postwar Writer, cit., pp. 217-236. Shippey osserva come tutti i 5 autori britannici ebbero una diretta esperienza delle tragedie della guerra, e che la Gran Bretagna fu il solo paese occidentale (a parte i "nemici"Austria e Germania) ad essere impegnato in guerra per 10 anni su 31 : dal 1914 al 1918 e dal 1939 al 1945. 39 Cfr.Bloch,La società feudale,cit,pp.171-270,363-375, 442-455, 471-489. 40 Mondadori,Milano,1994 41
      Platone, Fedone, Fedro; La repubblica 42 Cfr.JRRT, Laws and Customs among the Eldars, in Morgoth's Ring,Harper Collins,London,1994 ,pp.207-217 43 JRRT, Sauron Defeated, cit., pp.132-133 44 JRRT,The New Shadow nel XII volume della History of Middle Earth à paraitre presso la Harper Collins. 45 The Road,cit,p.199. 46 JRRT, SdA, cit, pp 1046-1047 47 JRRT, Il Silmarillion, Rusconi, Milano, 1978, p.306; Racconti perduti, Rusconi, Milano, 1987,pp. 239-240 48 JRRT, The Return of the Shadow, cit, pp. 214-215. 49 JRRT, SdA, cit, pp.271 e ss. 50 JRRT,Il Silmarillion,cit,p. 97; Racconti incompiuti, Rusconi, Milano, 1981, . pp. 311-317: "Dei figli di Finarfin, sono l'ultima. Ma il mio cuore è ancora pieno di orgoglio. Quale mai torto ha commesso la dorata casa di Finarfin che io debba chiedere il perdono dei Valar o accontentarmi di un'isola in mezzo al Mare, in origine Aman la Beata? Qui sono più potente." 51 Diversamente che nei tempi precedenti. Cfr. JRRT, Racconti Incompiuti, cit, pp. 323-327, 332. 52 JRRT,Letters,cit,.n.153, p. 189: "Elves are certain aspects of Men and their talents and desires". 53 Si definisce "mentalità" quel nucleo di convinzioni che accomunano tutti gli uomini di un certo contesto storico-geografico,indipendentemente dall'istruzione,dalla genialità personale,dal sesso,dalla professione,dalla ricchezza,dall'età. 54 Fiorenzo Delle Rupi ,The Lord of the Rings come romanzo moderno, "Terra di Mezzo" n.1, aprile 1995, pp.37-39. Cfr. JRRT, SdA, cit , p.859. 55 Cfr. F.Delle Rupi, The Lord of the Rings ecc., cit, p.38. 56 Ibidem,pp.30-31. 57 Così avverando - per quanto attraverso un percorso opposto,di umiliazione e non di superbia - la profetica menzogna di Satana ad Adamo ed Eva in Genesi,3 :"eritis sicut Dii". Cfr. p. Louis Ladaria, Antropologia teologica, Pontificia Università Gregoriana, Roma, 1983, p.214. 58 Come,nella liturgia romana, viene cantato nell'Exultet della Veglia Pasquale. 59 JRRT, Foreword alla seconda edizione di The Lord of the Rings; Shippey,The Road, cit, pp. 150-152. 60 Cfr.Shippey,The Road, cit, pp. 152-156.       
 | 
| 
 | 
| 
 | 
| 
 Franco Manni indice degli scritti 
 | 
| 
 
 
 Maurilio Lovatti main list of online papers 
 |