Franco Manni

 

 

Teorie e immagini della ragione

 

 

 

 

 

ñ     definizione minima di “ragione”: 1) concepire, 2) giudicare, 3) argomentare

ñ     Intelligenza (al singolare):  innata? acquisita? Quale sia l'origine, è una dote di ambigua valutazione nell'opinione sociale.

ñ     Intelligenze (al plurale): matematica, emotiva, morale, scientifico/filosofica, imprenditoriale, estetica

ñ     teorie: diversamente che sulla “acqua”, sulla “ragione” c'è una pluralità di teorie, cioè di tentativi “seri” e “professionali” di trovarne l'essenza: esempi degli Stoici e degli altri Razionalisti, degli Empiristi, di Kant, dei Positivisti, di Freud

ñ     immagini: ci sono “immagini” oltre che teorie, volendo dire che ci sono: mezze idee; luoghi comuni;  metafore e visualizzazioni. Tra queste ultime vediamo i simboli di: Vittoria sulla Ferinità, Luce, Figure Geometriche

ñ     luoghi comuni e proverbiali sulla ragione, e cioè derivazioni non meditate da teorie almeno implicite. Qui do alcuni esempi di proverbi risalenti all'Antichità greca e romana.

ñ     r., verità, errore: è possibile possedere (definitivamente) la verità o solo avvicinarvisi  (indefinitivamente)? La verità coincide con la certezza soggettiva e dunque tutti hanno ragione dal loro punto di vista (cosiddetto “relativismo”) oppure no, ed esiste l'errore? Come è possibile l'errore?

ñ     sensi e ragione: l'animalità dell'uomo e i sensi esterni ed interni; le appetizioni derivanti dai sensi interni (“sentimenti”)

ñ     r. pratica e r. teoretica: “tecnica” e “saggezza” volte all'azione; “scienze” e “sapienza” fini a sé stesse.

ñ     r. e tradizione: la fede/fiducia nelle “Autorità” individuali o collettive (cioè nelle altre persone che ci hanno preceduto) quale “presupposto” per la conoscenza razionale, ma non quale “principio valoriale” “Manifestum est autem ex dictis quod causa et radix humani boni est ratio” (Tommaso d'Aquino)

ñ     r. e Male: la r. Tende naturalmente al bene, e il male la può allontanare indefinitivamente dal suo oggetto, ma non la distrugge

ñ     r. individuale e r. interpersonale: a) l'educazione; b) il linguaggio; c) la cultura; d) il dialogo critico e le sue precondizioni sociali (istruzione, pubblicità, libertà di espressione) e individuali (anticonformismo, coraggio, tolleranza, eros).

ñ     il Neoilluminismo degli Anni Sessanta del XX secolo: la valutazione della “razionalità” nella società e della “intelligenza” nell'individuo. Pregi: curiosità, vitalità, ricerca della giustizia. Difetti e distorsioni di come entrambe venivano concepite: utopismo, pragmatismo, individualismo, intellettualismo.

ñ     Voi: quale valutazione avete incontrato nella vostra famiglia e/ nella cosiddetta società?

ñ     Voltaire e i Limiti della Ragione

ñ     Tucidide e l'Elogio della ragione

Ragione, verità, errore

 

 

ñ     “Quid est veritas?” (Giovanni, 19, 33-40)... come attualizzare per noi tale scena?

ñ     la conoscenza come “presenza intenzionale” (SVR 110-1)

ñ     la conoscenza come astrazione

ñ     miseria e grandezza dell'intelletto (SVR 153-4)

ñ     definizione di “verità” (SVR 159-161, Popper MC 101-2)

ñ     verità mediatamente evidenti e verità immediatamente evidenti (SVR 179)

ñ     il problema dell'induzione, l'apriori (Immanuel Kant! Popper CC 319), “verificazione”, falsificabilità, la mancanza della definitività e il progresso ( Popper MC 101-2, 208-9, 213-4,  CC 619, 621)

ñ     l'errore, la sua natura pratica e non teoretica, le forme dell'errore (SVR 198-199, Popper CC 633-4, 636)

ñ     il problema del relativismo e dello scetticismo : presentazione del tema e dibattito coi corsisti (Popper, MC 57, 59, 64 69, 71-2, 72-3)

ñ     le verità immediatamente evidenti (SVR 179)

ñ     il problema dell'induzione, l'apriori (Immanuel Kant! Popper CC 318- 319), “verificazione”, falsificabilità, la mancanza della definitività e il progresso ( Popper MC 208-9, 211-212, 213-4,  CC 619, 621)

ñ     l'errore, la sua natura pratica e non teoretica . La colpa è di dire di vedere quando non si vede , c'è dunque bisogno di una purificazione morale (SVR 198-199)

ñ     ma c'è una altra teoria (falsa) sulla colpa dell'errore, e cioè quello di esser colpevoli di non vedere la verità a causa dei propri “pregiudizi”, quasi fosse possibile per l'individuo “togliere tutti i propri pregiudizi”, come se potesse esistere una “verità manifesta” all'individuo da solo. Invece la verità è difficile e l'individuo non deve pensare di averla da solo, è meglio dunque avere un tot di scetticismo come gli Antichi (il “so di non sapere” socratico). Se si segue il razionalismo ingenuo (individualista) facilmente si cade in un più distruttivo scetticismo e allora si cerca di ricorrere a una autorità che ci unifichi, ci colleghi, ma essa porta a distorsioni di dogmatismo, autoritarismo e persecuzione. Ecco che la soluzione del mondo moderno è un razionalismo non “ingenuo” (individualistico) ma “critico” (interpersonale)    Popper CC 633-4, 636)

ñ     le forme dell'errore:  (Croce, Logica 239)

 

Il Relativismo

 

ñ     Protagora e il “Principio di Non Contraddizione” di Aristotele

ñ     lo scetticismo è la causa o una causa del relativismo: avendo sfiducia nella ricerca della verità fatta da noi stessi, ci pieghiamo dall'idea che tutto può essere vero, quello che prevale al momento... l'immagine del vecchietto dopo la Messa  che attraversa la strada appoggiato a sua moglie, con la faccia attonita e una smorfia di sofferenza...

ñ     la differenza del relativismo dalla tolleranza, e la frase di Voltaire su di essa:  “Non condivido quello che dici! Ma sono pronto a dare la mia vita affinché tu abbia il diritto di esprimerlo!”

ñ     le due alternative al relativismo: l'autoritarismo dogmatico;  la discussione critica ( il dibattito critico alla ricerca della verità è difficile, ma non è impossibile)

ñ     la difficoltà del Giusnaturalismo proposta da Bobbio ne L'età dei diritti

ñ     l'etica della situazione, la “aggettatezza” di Jean Paul Sartre...e, più che altro, la teoria metafisica “nothing but history” 

 

Sensi e Ragione 

 

ñ     i vari piani della percezione della realtà materiale esterna all'uomo: sensibili propri (sensi esterni) , sensibili comuni (sensi esterni) , senso comune (senso interno) , strutture (intelletto)  SVR III 120-121

ñ     i 5 sensi esterni e la loro gerarchia:

Ø      massimamente conoscitivi : vista e udito

Ø      odorato, gusto, tatto

ñ     i 4 sensi interni (due ricettivi e due conservativi):

Ø      senso comune (ricettivo) McCabe 124-127

Ø      immaginazione (conservativo) McCabe 132

Ø      virtus cogitativa negli animali superiori (ricettivo) McCabe 114

Ø      reminiscenza negli animali superiori (conservativo) SVR III 121-123; McCabe 135-137... esempio della torrefazione mattutina romana della mia infanzia...non è una valutazione di bene e di male (che fa solo l'intelletto!)... è un “ancoraggio” al proprio passato animale, cioè di un animale che si rende conto di avere un passato!

ñ     l'intelletto: è 1) lo “apriori”, è 2) lo “universalizzare”, è 3) il collegare. Ed esso è 4) l'oggettivizzare... SVR129-130

ñ     sintesi sulla conoscenza sensitivo-intellettiva del “sinolo umano”: il pensiero e il linguaggio sono la stessa cosa, perchè siamo “animali pensanti”, cioè abbiamo sia i sensi sia l'intelletto...noi uomini siamo in mezzo tra i Fratelli animali e i Fratelli angeli, che - entrambi -  non parlano...noi uomini siamo i  più pensanti tra gli animali e i meno pensanti tra i pensanti...siamo gli “animali linguistici”McCabe 118-122, 131-133, 139-141

ñ     questa considerazione implica che l'essenza del pensiero è l'interpersonalità, perchè senza comunicazione non esiste il linguaggio

 

  

Le facoltà mentali appetitive nell'animale umano

 

ñ     la sensualità: una facoltà, due potenze: concupiscibile (che tende al bene sensibile, e rifugge dal male sensibile) e irascibile (che si oppone agli ostacoli che impediscono di raggiungere i beni sensibili che il concupiscibile appetisce e impediscono di fuggire i mali sensibili che il concupiscibile rifugge)

ñ     i sentimenti: 11 appetizioni basata sulla conoscenza del mondo che viene dai sensi (interni ed esterni):

Ø      Potenza Concupiscibile dell'anima: amore/odio, desiderio/sent. innominato, piacere/dolore

Ø      Potenza Irascibile dell'anima: speranza/disperazione, timore/audacia, ira

ñ     la volontà: basata sui concetti e sui giudizi dell'intelletto

ñ     sintesi sulla appetizione sensitivo-intellettiva del “sinolo umano”...una insufficiente ricerca del Bene, però una ricerca!

 

Ragione pratica e Ragione teoretica

 

ñ     Come e (quanto nel come) usiamo il “pensiero” nella nostra giornata? Pratico (cosa vogliamo fare, come vogliamo ottenere ciò), o Teoretico (analisi per capire qualcosa del mondo esterno ed interno... Una difficoltà è questa: che la conoscenza teorica può esser motivata da quella pratica: analizziamo e cerchiamo di indagare al fine di utilizzare queste conoscenze, conoscere il carattere di una persona per sapere come comportarci con lei...conoscere la composizione mineralogica e geologica di un terreno per sapere come e cosa costruirci su...

ñ     ma: non tutto è finalizzato alla pratica, mi sembra... pensiamo all'arte...ai romanzi, ai film... lì conosciamo senza scopi pratici...e la bellezza in generale non è appetitiva ma è conoscitiva...dei paesaggi naturali, nei corpi umani, nei “beaux gestes” di persone eroiche...e ancora: nei pettegolezzi sui “fatti della vita di altre persone”, nei racconti storici in generale e della vita delle persone care in particolare, nella variegatezza del mondo della “natura” passata (dinosauri) e presente (leoni e gazzelle, stelle e buchi neri) …. conoscenza fine a sé stessa!

ñ     E quando pensiamo a noi stessi? Sembrerebbe che tale pensiero sia solo finalizzato alla pratica (come agire bene, ridurre vizi, evitare errori etc.) …. ma questo solo se noi crediamo che l'etica sia tutto, se diamo ad essa troppa importanza... se invece pensiamo che noi più di tanto non possiamo fare sul nostro carattere, sulle nostre abitudini e dunque azioni... ecco che allora potrebbe esserci una specie di “abbandono” contemplativo su questo: che a noi è stata data una missione o ruolo , già lo stiamo compiendo, e mai lo potremmo adempiere così come lo immaginiamo... allora ecco il pensiero teoretico: come, perchè inquadrare la nostra missione, il nostro ruolo (le nostre sventure e avventure etc.) nel contesto più ampio della storia degli altri e con gli altri? Una curiosità (e una meditazione!) svincolata dal progetto di azione...

ñ     teorie sulla pratica: va dove ti porta il cuore; chi non sa fare insegna; ho fatto, ho fatto ma non ho visto niente;  chi fa, sbaglia; chi non lavora, non mangi; l'ozio è padre dei vizi; l'ignoranza produce baldanza, la riflessione indugio; primum vivere, deinde philosophari... e altri detti!

ñ     teorie  sulla teoria: da che pulpito viene la predica; tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare: philosophia magis speculativa magis practica; medice, cura te ipsum; per la persona intelligente basta poco; ciò che vogliamo lo crediamo anche volentieri... e altri detti!

ñ     ci sono due ragioni pratiche: la Abilità (ars, téchne) e la Saggezza (prudentia, phronesis)

ñ     Abilità: queste realizzazioni tecniche ci danno il nostro mondo!...che non è quello del Medio Evo per es.... gli Antibiotici, Medicina e Chirurgia, la Elettricità e l'Elettronica, i Concimi Chimici, Motori e Trasporti, ecc. ecc....le grandi realizzazioni delle Arti (Tecniche) rimanda al fatto che la nostra vita di adesso la vogliamo con esse!... nessuno di noi vorrebbe un mondo del passato in cui le tecniche di cui usufruiamo (di solito condanniamo con la laus temporis acti le tecniche di cui NON ci serviamo!)  fossero meno sviluppate: in cui non ci fosse l'airbag, o l'email, o la TAC, o la conservazione dei cibi...

ñ     dal fatto che la Ars (téchne) non sia sufficiente al bene, non ne consegue che essa non sia necessaria (Ia-IIae, qu. 57, art. 3, respondeo, alla fine)... mentre tutte le polemiche contro “la tecnica” alla Carlyle, alla Heidegger etc. dicono che la Ars (téchne) non è neanche necessaria e, - anzi! - è negativa!

ñ     sulla saggezza e sulle virtù morali (giustizia, fortezza, temperanza) : a) le virtù morali non possono esistere senza la saggezza pratica mentre possono esistere senza arte, senza sapienza e senza scienza; b) la saggezza pratica non può esistere senza virtù morali mentre lo possono le altre 4 virtù intellettuali... c) il reperire i mezzi ….

ñ     cosa significa “reperire i mezzi” ?: La saggezza trova i mezzi adatti a raggiungere i fini a cui tendono le virtù morali, quelle che governano le appetizioni sensibili (sentimenti) … il discorso su di essa dovrebbe farci riflettere su esperienze della nostra vita in cui pensiamo a come – per es. - diventare più coraggiosi? Beh, sì, mi sembra esistano... ma perchè vogliamo diventare più coraggiosi?... a) perchè abbiamo già la teoria che il Coraggio ci serve per esser felici...b) perchè il Coraggio ci serve ad ottenere dei fini particolari diversi da sé stesso ….

ñ     gli elementi della saggezza: in primis la sollecitudine (vigilanza), e poi la memoria, l'intuizione dei “singolari”, la docilità, la rapida congettura, la analiticità della deliberazione , la previdenza, la circospezione, la cautela.

ñ     Il vizio di contrarietà cioè l'imprudenza (la stoltezza) e i suoi elementi: la precipitazione e la incostanza

ñ     il vizio di privazione: la negligenza

ñ     i vizi simili alla virtuosità della saggezza: la “prudenza della carne” e l'astuzia

ñ     Karl R. Popper e la sua “critica della ragion pratica”: le riforme dovute alle circostanze del tecnologo sociale a spizzico (cioè occasionale) contrapposte all'organicismo sistematico dell'utopismo (marxista o d'altro tipo)

ñ     la conoscenza teoretica (contemplativa): la sapientia in Tommaso d'Aquino è in parte diversa dalla sophìa di Aristotele: 1) è un dono divino per cui, vivendo nell'amore, si ha una certa qual conoscenza per  “connaturalità”  delle realtà divine; 2) è “democratica” nel senso che è presente in tutti gli uomini in stato di grazia (“gratia gratum faciens”: dunque nella condizione di gratitudine filiale per la vita che si vive; 3) è associata alla settima “beatitudine” (“felicità”), quella della Pace: “beati gli operatori di pace perchè sono chiamati figli di Dio”

ñ     vexata quaestio: quale delle due più importante? ...bisogna rispondere “secundum quid!”, e cioè: per un aspetto l'una (senza la sanità dei sentimenti è impossibile il retto giudizio, senza la volontà è impossibile motivare l'uso della conoscenza teoretica, senza la pratica non si sopravvive, senza la pratica non si può vivere interpersonalmente soprattutto nella lotta alle ingiustizie e alle malattie); per un altro  aspetto l'altra (senza la teoria non si sa dove andare cioè il fine, senza la teoria non si sa come è fatto il mondo, senza la teoria non ci si accorge degli errori, senza la teoria non si hanno dei piaceri importanti della vita)

Ø     il Quarto Vangelo su Marta e Maria

Ø     leggiamo Enrico Berti sul confronto che Aristotele fa tra Sapienza e Saggezza (pp. 264, 267, 268-69);

Ø     passo da: Dei doveri dell'uomo di Giuseppe Mazzini sul primato della azione sul pensiero;

Ø     dialogo tra il mago Sparviero e il ragazzo Arren nel romanzo  La spiaggia più lontana di Ursula le Guin (pp. 311-12, 338):

Ø     esempi: 1) della pratica: Napoleone, Winston Churchill, padre Marcolini... 2) della teoria: Benedetto Croce, Albert Einstein, Teresina di Lisieux... 3) di teoria e pratica: Giuseppe Mazzini, Sigmund Freud...

ñ     Benedetto Croce in La Storia come pensiero e azione: il Passato è il pensiero teoretico; il Futuro è il pensiero pratico (pp. 28-29, 31-35)

ñ     non credo che “oggi” la società occidentale sia più portata alla pratica e meno alla teoria che in tempi precedenti... quel che voglio suggerire qui è che la ragione teoretica è sempre a rischio di smarrirsi, sia in una società sia in un singolo individuo, e che bisogna sempre spezzare una lancia a suo favore, ricordarci della sua importanza!

 

Conclusioni

 

In questa analisi si sono trattati tre argomenti riguardanti la Ragione umana: 

 

1.      contro il relativismo (tutte le affermazioni sono vere)  e contro lo scetticismo (nessuna affermazione è vera) abbiamo sostenuto che la comunicazione razionale è possibile. Contro il dogmatismo abbiamo sostenuto che essa è difficile e ha un bisogno necessario del dialogo critico.

 

2.      Critica della visione spiritualistico-individualista della ragione, visione che può esser così formulata: “la Ragione (la Mente) individuale è ospitata da un corpo e può comunicare con le altre menti, ma essa non dipende costituzionalmente né dal corpo né dalla comunicazione con le altre menti”. Invece si sono voluti mostrare due errori presenti in tale visione:

Ø    l'analisi dei sensi esterni e interni ha voluto sottolineare come a livello di singolo individuo la Ragione umana sia fortemente innestata nella Animalità umana.

Ø    La Ragione però non coincide con la sensibilità animale dell'individuo alla quale pur necessariamente si appoggia, e – invece – consiste nella comunicazione linguistica interpersonale 

 

                  3.  Per evitare gli opposti errori del pragmatismo e dello spiritualismo,  bisogna osservare che la ragione è sia pratica sia teoretica

 

Bibliografia

 

 

ü      Tucidide, La guerra del Peloponneso, libro secondo

ü      Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, Ia IIae, qu. 66, art. 1;  qu. 18, art. 5; qu. 85, art. 2

ü      Voltaire, Il filosofo ignorante, testi II, IV, VII, XII

ü      (a c. di Renzo Tosi), Dizionario delle sentenze latine e greche,  Rizzoli,1991

ü      Benedetto Croce, Logica come scienza del concetto puro (1908)

ü      Sofia Vanni Rovighi (SVR), Elementi di Filosofia, vol. primo, Logica Maior (1962)

ü      Karl R. Popper,(CC)  Congetture e Confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica (1969)

ü      Karl R. Popper, (MC)  Il Mito della Cornice. Difesa della razionalità e della scienza (1994)

ü      Aristotele,  Metafisica, libro quarto

ü      Voltaire, Trattato sulla Tolleranza

ü      Norberto Bobbio, L'età dei diritti

ü      David D. Roberts, Nothing but History

ü      Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, vol. 3, ( sezione Psicologia), 1963

ü      Herbert McCabe, On Aquinas, 2008

ü      Aristotele, Etica a Nicomaco, libro sesto,  335 a C.

ü      Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae (secunda pars), 1260-1273 d. C.

ü      Giuseppe Mazzini, I doveri dell'uomo ( 1840), testo online sul web

ü      Benedetto Croce, La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari, 1938

ü      Karl R. Popper, (MS) Miseria della storicismo (1943-44), Feltrinelli, Milano, 1997

ü      Enrico Berti, Profilo di Aristotele, Edizioni Studium, Roma,  1979

ü      Franco Manni, Lettera ad un amico della Terra di Mezzo, Simonelli, Milano, 2006 (sezioni su  Prudenza e su  Virtù Contemplative)

ü      Herbert McCabe, On Aquinas, Burns & Oates, London, 2008

 

 

 

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