Franco Manni

 

 

Pluralismo, smarrimento, speranza, coraggio

la "buona battaglia" e la "buona alleanza"

 

 

Non concordo con coloro che dicono  che i nostri contemporanei abbiano in gran parte perso la fede cristiana!

Sì, certo, ci sono anche queste persone. Ma non mi risulta che siano la maggioranza degli Italiani o degli Occidentali.

Secondo me, chi afferma questo confonde:

a) l’avere perso la fede, con

b) l’averla “secolarizzata”.  

La cristiana (sia cattolica, sia protestante!) “Teologia della Secolarizzazione”[1] sostiene infatti che oggi i cristiani espliciti (e non “anonimi”) non siano affatto diminuiti rispetto al passato.

Essi hanno – però! -  purificato” la propria fede da molte scorie delle varie Culture Profane (a cominciare da quelle Greca e Romana antiche, e a continuare con quella Germanica medievale, e poi l'Illuminismo settecentesco, il Romanticismo ottocentesco, lo Scientismo novecentesco, etc. ), che lungo i secoli si erano mescolate al Vangelo.

Essi hanno – inoltre! - “storicizzato” la propria fede con i vari contributi vitali che le varie Culture Profane (a cominciare da quelle Greca e Romana antiche, e a continuare con quella Germanica medievale, e poi l'Illuminismo settecentesco, il Romanticismo ottocentesco, la Psicanalisi novecentesca, etc. ), che lungo i secoli hanno incarnato e fatto vivere lo spirito del Vangelo.  

Il cristiano “secolarizzato”( o, usando una parola più comune, “progressista”): 

1.                 prende sul serio il secondo comandamento mosaico e molto meno spesso che nel passato nomina il nome di Dio invano ;

2.                 egli prende sul serio la Differenza Assoluta tra Creatore e Creatura e non idolatra dunque alcun Re, o Imperatore, o Duce, o Tradizione Umana, o Sommo Sacerdote ;

3.                 egli prende sul serio la Positività della Creazione e dunque non disprezza il mondo, la carne, la gioia, la storia, gli affetti rifugiandosi in un platonico ascetismo o in un farisaico narcisismo morale ;

4.                 egli prende sul serio l'Onnipresenza divina e non la relega in aree “sacre” o in una “storia sacra” ;

5.                 egli prende sul serio l’Onnipotenza divina e non riduce Dio a facitore di miracoli antropomorfici e magici ;

6.                 egli prende sul serio l’Alterità divina e non attribuisce alla Provvidenza di Dio i progetti  e le mentalità delle culture umane ;

7.                 egli prende sul serio la capacità creativa di Dio e non gli conferisce attributi di tipo naturalistico o antropomorfico ;

8.                 egli prende sul serio il Mistero della Chiesa (lievito del pane, e non pane!) e non la riduce a una società gerarchica e giuridica e confessionale e corporativa con ambizioni imperialistiche, non clericalizza la Chiesa e non ecclesializza il Mondo ;

9.                 egli prende sul serio la Dignità della persona umana e la onora specialmente con il grande rispetto della libertà in materia di religione ;

10.             egli prende sul serio il Mistero della Fede e della Speranza e dunque non materializza e non semplifica - pretendendo di descriverlo - l’aldilà ineffabile della vita eterna ;

11.             egli prende sul serio il Mistero della Carità e dunque non attribuisce alla volontà di Dio l’umana volontà di installare tribunali e condanne per individui, gruppi, culture, periodi storici.

 

Faccio questa analisi critica perché, se fosse vero che solamente coloro che hanno perso la fede possono trovarsi a loro agio nella cosiddetta “Modernità”, non si spiegherebbe come mai tanti cristiani espliciti (e non anonimi) apprezzino il romanzo di Tolkien,  Il Signore degli Anelli, che è il singolo libro più letto nella storia della Civiltà Occidentale (il primo è la Bibbia).

Ne Il Signore degli Anelli il nome di Dio non viene pronunciato, e clero e templi non esistono. Anche il cristiano secolarizzato, proprio perché è secolarizzato, può apprezzare intensamente  il romanzo tolkieniano, e lo apprezza – tra gli altri motivi – anche perché in esso trova la stessa secolarizzazione della religione che egli trova nella propria vita.

 

In questa sua vita il Cristiano Secolarizzato/Progressista, tra l’altro, trova:

a) quella stessa Drammaticità, e

b) quegli stessi imprevedibili e spaesanti Pluralismo mondano e Smarrimento esistenziale, così simili a quelli della Terra di Mezzo tolkieniana.

 

Drammaticità che la religione “costantiniana”[2] edulcora e opacizza continuamente con le sue rassicuranti Filosofie della Storia, le sue semplificate Ricette Morali, i suoi Antropomorfici Aldilà.

Pluralismo mondano e Smarrimento esistenziale che la religione “costantiniana” continuamente nega o addirittura deplora con  i suoi richiami al conformismo, al perbenismo, al concentrarsi esclusivamente sul principio dell’autorità giuridica dimenticando in pratica quella spirituale.  

Drammaticità (che significa Ricerca dell'Ideale, Buona Battaglia, Alleanza e Speranza, ma – anche - Tristezza!), Pluralismo, Smarrimento.  

Voglio citare - a proposto del cammino del cristiano “secolarizzato” o “progressista” che dir si voglia – le parole del più importante teologo del Concilio Vaticano II, Karl Rahner, e invito i presenti  a verificare le  consonanze con la propria esperienza di vita: 

La vita del cristiano è caratterizzata da un realismo “pessimista” e dalla rinuncia a un’ideologia costruita in nome del cristianesimo. Stando a una teologia catechistica corrente, ci si sarebbe da pensare che il cristianesimo cominci solo là dove si rispettano determinate norme morali o cultuali o socio-ecclesiali. Ma ciò non è vero. Il compito vasto, veramente totale del cristiano in quanto cristiano è quello di essere un uomo, naturalmente un uomo con quella profondità divina che è inevitabilmente presente e dischiusa nella sua esistenza. E di conseguenza la vita cristiana è appunto accettazione dell’esistenza umana in generale, in contrapposizione a una protesta ultima.

Ciò però significa che il cristiano vede la realtà così come essa è. Il cristianesimo non lo obbliga a vedere la realtà del suo mondo esperienziale, della sua vita e della sua storia in una luce ottimistica.

Al contrario, lo obbliga a vedere questa esistenza come oscura, amara, dura e radicalmente pericolosa in maniera inconcepibile.[…]Quando egli osa guardare in faccia tutto questo, quando sostiene e vuole sostenere pienamente lo spettacolo di questa realtà estremamente pericolosa, allora spera e si rifugia con tutto sé stesso nella promessa del Dio vivente, la quale gli garantisce che questo Dio riesce vittorioso col suo amore onnipotente in mezzo ai pericoli dell’esistenza[3]

 



[1]                 Cfr. T. Luckmann, La religione invisibile, Il Mulino, Bologna, 1969 ; P. L. Berger, Il brusìo degli angeli, Il Mulino, Bologna, 1969 ; P. Vanzan e G. Basso, Bibliografia italiana della secolarizzazione e della ‘morte di Dio’, in “Rassegna di Teologia” numero 11(1970), pp. 120-141 e numero 13 (1972), pp. 195-213. Per una trattazione breve e facilmente accessibile (con ampia bibliografia) si veda la voce Secolarizzazione di A. Milano, in Giuseppe Barbaglio e Severino Dianich (a cura di), Nuovo Dizionario di Teologia, Edizioni Paoline, Roma, 1982, pp. 1438-1466.

[2]              Così chiamata da Costantino il Grande, il quale inizia un (lungo) periodo in cui il cristianesimo è tentato di venire a patti col Potere, o addirittura di cercarlo avidamente.

[3]              Corso fondamentale della fede,(1976), trad. italiana Edizioni Paoline. Milano, 1984, pp. 512—513.

 

 

 

 

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