Franco Manni

Recensione del film

L'infernale Quinlan

 

 

Regia : Orson Welles

Produzione : Universal Pictures, USA 1958

Sceneggiatura : Orson Welles

Cast : Charlton Heston (Vargas), O. Welles (Quinlan), Janet Leigh (Susan), Joseph Calleia (Menzies), Akim Tamiroff (“Zio Joe” Grandi), Marlene Dietrich (Tana), Mort Mills, Zsazsa Gabor, Ray Collins, Mercedes Mc Cambridge, Joseph Cotten

dura 93 minuti, è in bianco e nero, è in lingua originale con sottotitoli italiani, il titolo originale è Touch of  Devil

 

 

 

 

Figure di Esistenza è la seconda sezione del nostro ciclo di film : se nella precedente sezione al centro dell’attenzione c’erano i rapporti interpersonali di gruppo, qui al centro di ciascun film c’è una singola persona con la sua avventura esistenziale .

La trama del film di stasera all’inizio è frammentata e - anche se solo all’inizio - difficile da seguire : in una cittadina americana al confine col Messico qualcuno fa saltare in aria l’imprenditore Linnekar.  Quinlan, un vecchio e stimato detective (dotato, grazie alla gamba malata, di un soprannaturale sesto senso), conduce le indagini assieme al suo fidato aiutante Menzies. Poiché esse avvengono anche oltre confine, si aggrega a Quinlan un poliziotto messicano, Vargas, che casualmente si trovava sul luogo assieme alla propria moglie americana. Vargas è pedinato dai parenti locali (“Zio Joe” e nipoti) di un malvivente che lui ha messo sotto processo a Città del Messico. Vargas si accorge che Quinlan , allo scopo di incastrare un sospetto (Sanchez), falsifica delle prove e minaccia Quinlan di denunciare tale abuso. Inoltre scopre che nei casi risolti nel passato da Quinlan sempre la difesa aveva contestato la veridicità delle prove portate dall’accusa.  Così, avendo un nemico comune, Zio Joe e Quinlan si alleano per incastrare Vargas e togliergli credibilità ; per i loro scopi trovano un punto debole in Susan, la moglie di Vargas.  Vargas deve quindi contemporaneamente salvare sua moglie, difendere sé stesso e trovare prove inconfutabili che dimostrino la disonestà di Quinlan.

Ci sono due livelli di messaggio in questo film :  uno politico e uno esistenziale. A livello politico questo è un film formidabilmente antirazzista : l’arroganza razzista, la prepotenza, la faciloneria e anche la disonestà degli yankees è continuamente messa in mostra, mentre i messicani, pur senza nessuna idealizzazione, ci fanno nel complesso una figura migliore . Inoltre è un film che contesta fortemente il romanticismo del poliziotto “duro e puro” che fa il giustiziere solitario insofferente agli “imbrogli” della legge e della burocrazia :

Quinlan : ” La legge interessa agli avvocati, noi poliziotti siamo come soldati in guerra”.  Vargas :”Ma ai soldati non piace la guerra e la fanno solo perché è necessario. In uno Stato libero la polizia fa rispettare la legge”.   Quinlan : “Il nostro è un mestiere duro ...è molto difficile”.  Vargas : “E’ facile solo in uno  Stato di Polizia !  Questo è il punto : comanda il Poliziotto o la Legge ?”.  Quinlan : “In tutti questi anni di duro lavoro io non mi sono mai arricchito”.  Vargas : ”Ma per onesti che siano , certi poliziotti abusano del proprio potere in altra maniera”.

A un secondo e più profondo livello troviamo un messaggio di tipo esistenziale. Come il protagonista del capolavoro di Welles  Citizen Kane ( Quarto potere), Quinlan ha subìto una perdita affettiva originaria che guasta tutta la vita successiva :  Kane aveva perduto la gratuità e la spensieratezza dell’infanzia , Quinlan ha perduto, assassinata, sua moglie. L’oggetto perduto è idealizzato come l’unico degno di amore , e tutto il resto perde valore : rimane una persona che si degrada attraverso la prepotenza, la solitudine e l’alcool  , convinta che , siccome il mondo è sporco e crudele, bisogna essere per primi e più degli altri sporchi e crudeli. All’amico Menzies che gli rinfaccia di aver manipolato le prove nei processi per falsare la Verità, Quinlan risponde : “No ! Per fare Giustizia”. 

D’altra parte il “positivo” Vargas serve ultimamente per mostrare a tutto tondo l’individualità di Quinlan, e anche la sua “grandezza” : la società deve difendersi dai Quinlan, ma anche i Quinlan servono la società in maniera insostituibile, come  il film mostra alla fine.  Più profondamente ancora, troviamo l’epitaffio di Tana per Quinlan : “Non è importante ciò che si dice della gente”.  La cosa più importante è ciò che la gente è  , come ciascuna persona segna in maniera unica e irripetibile le vite degli altri (cosa Quinlan è stato per Menzies, Tana e anche per Vargas).    E’ il mistero dell’individualità  .

Sul piano formale Orson Welles fabbrica un film avanti coi tempi : non ci sembra vero che sia del 1958 e troviamo le movenze di Assassini nati : per l’arditezza delle inquadrature, l’anticonvenzionalità del montaggio, il commento musicale, la violenza di alcune scene (anche se l’edizione che vediamo è censurata e solo nel Febbraio del 1998 la casa produttrice ha annunciato di voler diffondere l’edizione originale).  Nel cast prestigioso che usa, l’attore più bravo è poi lo stesso Welles. Una curiosità : osservate il nevrotico portiere di notte del motel e confrontatelo con Psycho di Hitchcock che è di due anni dopo .  

 

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