Franco Manni

Recensione del film

Belli e dannati

 

 

Regia : Gus Van Sant

Produzione : U.S.A.  , 1991

Titolo originale : My private Idaho    Durata e Formato : 102  minuti , Colore

Cast : River Phoenix ( Mike) , Keanu Reeves  (Scott) , William Richert (Bob) , Chiara Caselli (Carmela) , James Russo , Rodney Harvey ,  Udo Kier

 

 

Storia di due ragazzi di vita e di marciapiede del Nord-Ovest degli USA che si prostituiscono  : Mike , narcolettico e drogato , è alla ricerca della madre ; Scott ha scelto i bassifondi in rivolta contro il padre ricco e potente , ma torna alla classe di origine grazie all’amore di una ragazza italiana . Il personaggio è modellato sul principe Hal di Enrico IV di Shakespeare ed è corredato di un moderno Falstaff .

 

 

 

 

una famiglia normale e una buona educazione sarei stato una persona equilibrata …Mi piacerebbe parlare con te , non sento di poterti stare vicino….cosa sono per te ? Io ti amo !”

Mike  a  Scott vicino al fuoco

                                                                                                                

Il sesso , materia apparentemente centrale in questo film , viene messo in scena non per suscitare sensualità , ma bensì due altre emozioni . La prima è l’allegria : con senso dell’umorismo il regista costruisce scene sessuali comiche come quella dei pin-up boys che si parlano dalle copertine delle riviste porno, o quella del perverso ossessionato dalla pulizia, o quella recitata da Scott e Mike davanti alla polizia municipale , o nelle acrobatiche e plateali posizioni degli accoppiamenti “fermate” come in foto pornografiche. L’altra (e prevalente) emozione è la lancinante tristezza : Mike crolla e fugge nel sonno quando i suoi clienti cominciano a spogliarlo “oggettificandolo” e mostrando di non vedere niente dei suoi bisogni di affetto ( per esempio quando un cliente lo strappa dalla situazione infantile-buona del cartone animato I Simpson ).

La coppia Mike/Scott forse è uno sdoppiamento della personalità del regista . Mike è la parte perdente, omosessuale, orfana, bisognosa di affetto; Scott è la parte vincente, eterosessuale, provvista di genitori , che scansa l’affetto (per Bob e per Mike). Ma il protagonista è Mike , totalmente indifeso che solo chiede tenerezza al mondo (e agli spettatori). Sembra una specie di santo martire , e ciò è un punto di forza emotiva del film ma è anche un punto di debolezza artistica , perché persone tutte buone e senza egoismi né cattiverie non esistono da nessuna parte, né tra gli integrati né tra gli emarginati .

 La particolare forma di emarginazione di Mike è causata da una storia di gravissimo abbandono famigliare . Il regista continuamente ci rimanda ai sogni e ai ricordi coatti dell’infanzia e della madre perduta , seguendo con intelligenza la teoria psicanalitica di Freud, senza pesantezze didattiche ma in maniera poetica e struggente.   Poetico è anche il colloquio col fratello maggiore Dick a cui Mike confessa con ingenuità di avere saputo da molto tempo di essere…. suo figlio !

 L ‘amore è il grande sconfitto del film : è sconfitto quando la madre di Mike abbandona suo figlio piccolo in un istituto e quando  i clienti di Mike si scordano di essere degli adulti di fronte a un ragazzo sofferente, è sconfitto quando Scott rinnega e lascia il suo “maestro” Bob anche se dice di amarlo, è sconfitto quando Scott e Carmela amoreggiano privi di sensibilità davanti a Mike e anche lo irridono e poi Scott abbandona Mike .  Eppure all’amore viene attribuito un ruolo importantissimo : nella scena notturna accanto al fuoco Mike dichiara il suo amore per Scott e, se Scott avesse potuto ricambiarlo, il regista sottointende che questo fatto avrebbe cambiato radicalmente le vite dei due giovani : Mike avrebbe per la prima volta trovato una famiglia e Scott avrebbe finalmente sconfitto dentro di sé (e non solo nel comportamento esterno) l’ideologia di potere di suo padre . Due personaggi (Scott e Bob) interpretano dialoghi tratti dall’ Enrico IV di Shakespeare a significare che delle eterne forze umane agiscono anche nella Seattle degli anni dei Nirvana proprio come nell’Inghilterra del Cinquecento.

 Nuvole, strade , fiumi con salmoni, edifici fatiscenti costruiscono un palcoscenico teatrale  per il dramma di Mike, molto bene interpretato da  un River Phoenix (“bello e dannato” anche nella vita : morì a 23 anni per abuso di stupefacenti) a metà strada tra James Dean e Leonardo Di Caprio, ma più vicino al primo che al secondo .

 Alcune domande per il dibattito : chi raccoglie Mike nell’ultima scena ?  cosa simboleggia la casetta di legno che si vede all’inizio e alla fine del film ? E’ psicologicamente realistico il personaggio di Scott?

 

 

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