giovedì 25 febbraio 2010, ore 20.30

 Auditorium Livia Bottardi della Scuola media Bettinzoli, via Caleppe, 13  Brescia

 Serata filosofica

 Ragione e sentimento nelle scelte dell'uomo

introdotta da un dialogo tra il prof. Maurilio Lovatti, docente di filosofia al Liceo Copernico di Brescia, e il prof. Franco Manni, docente di filosofia al Liceo Leonardo di Brescia.

resoconto dell'incontro di Daniele Berto 

   

 

 

 

Giovedi 25 febbraio 2010 presso l'Auditorium Livia Bottardi di Brescia si è tenuta una serata filosofica organizzata dalla Circoscrizione Sud di Brescia con i professori di filosofia Maurilio Lovatti e Franco Manni riguardo al tema Ragione e sentimento nelle scelte dell'uomo. Presiede l'avv. Luca Feroldi, presidente della commissione cultura della Circoscrizione Sud. L'avv. Feroldi ha presentato al pubblico i due relatori:
Franco Manni ha studiato filosofia alla Normale di Pisa e teologia alla Gregoriana di Roma, ha pubblicato studi su Benedetto Croce e su alcuni autori della tradizione crociana: Sorel, Gramsci, Gobetti, Bobbio. È stato coautore e curatore di alcuni libri su Tolkien fra cui Introduzione a Tolkien (Simonelli Editore) e ha firmato l'introduzione all'edizione italiana di J.R.R. Tolkien Autore del Secolo di Tom Shippey (Simonelli Editore). Inoltre, ha fondato e cura il periodico Endòre - La Rivista della Terra di Mezzo. Ha curato la nuova edizione di Liberalismo e democrazia di Norberto Bobbio (Simonelli Editore). Insegna al liceo scientifico Leonardo di Brescia.
Maurilio Lovatti insegna filosofia e storia al Liceo scientifico di Stato "Nicolò Copernico" di Brescia. Collabora con l'Università cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia, come cultore della materia in filosofia morale e storia della filosofia. Ha approfondito lo studio del pensiero filosofico del '900, in particolare le sue ricerche e i suoi articoli riguardano la filosofia di Wittgenstein, Popper, Hare e Railton. Dal 1995 si è impegnato anche con continuità a ricerche sul pensiero di John Locke e in particolare sul Saggio sull'intelletto umano. E' stato relatore alla conferenza mondiale per il terzo centenario di John Locke all'Università di Oxford (2004). Negli ultimi anni si è dedicato soprattutto a studi di filosofia della scienza e di filosofia della medicina e ha tenuto comunicazioni alla Scuola internazionale di filosofia e storia della biologia e della medicina di Nettuno (Roma). Ha da poco pubblicato il volume Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, che verrà presentato la sera dell'8 aprile, nella stessa sala ove si svolge la serata filosofica.
   

 

 

Ecco in sintesi il dialogo introduttivo al dibattito.  

Definizioni di ragione e sentimento:

La ragione è una caratteristica propria dell'uomo, gli uomini hanno la ragione e possono pensare.
La ragione consiste in tre livelli:
1- Abbiamo concetti universali attraverso l'astrazione
2- Abbiamo un insieme di concetti che usiamo per formulare i giudizi
3- Il ragionamento è una catena di giudizi, o meglio di proposizioni.
La ragione si usa o per conoscere o per orientare le proprie azioni.
Con il termine sentimento si intende la capacità di provare sensazioni ed emozioni in modo consapevole, il sentimento è la metafora del cuore, è una appetizione e se la ragione rappresenta il mondo, lo descrive, il sentimento lo appetisce (da adpetere:tendere verso) "tende verso " (noi tendiamo verso qualcosa). Se prendiamo come esempio il dolore e il piacere questi due sentimenti sono due tendenze, l'uomo tende verso il bene e fugge dal male. Il sentimento ha anche un fenomeno corporeo basti pensare alla vergogna che a livello corporeo ci fa arrossire.

 

 

 

Si passa poi ad esaminare la concezione del rapporto tra ragione e sentimento in vari filosofi, partendo da quelli della Grecia antica.

SOCRATE E' il primo grande filosofo greco, non scrive nulla. Socrate non si occupa di sentimenti, era molto oggettivo e nonostante fosse un filosofo pieno di stupore e una persona molto affettiva, nella sua filosofia non si dedica al sentimento. Si occupa di combattere la perversione della ragione dei sofisti.
PLATONE attraverso il mito dell'auriga contenuto nel Fedro possiamo capire che è la ragione che deve guidare le passioni. Nel mito infatti il filosofo descrive un carro guidato da un auriga e trainato da due cavalli uno bianco e l'altro nero. Il cavallo bianco è obbediente, laborioso, quello nero è disobbediente. L'auriga che guida i cavalli e decide dove andare rappresenta l'anima razionale,il cavallo bianco l'anima irascibile e quello nero l'anima concupiscibile. La ragione quindi deve controllare le passioni per decidere. I sentimenti però non possono essere eliminati (il carro del mito infatti senza cavalli non può andare avanti), le passioni servono alle scelte della vita.



 

ARISTOTELE Nonostante fu per molti anni discepolo di Platone afferma "mi è amico Platone ma mi è più amica la verità" non condividendo il pensiero del suo maestro. Secondo Aristotele la ragione comanda i sentimenti. I sentimenti possono essere opposti alla ragione anche se di regola non lo sono, la ragione è infatti in grado di dominarli.
La ragione governa il corpo, il corpo obbedisce come un servo al suo padrone. La ragione, dice Aristotele, comanda i sentimenti ma non come comanda il corpo, essa li comanda come un politico comanda in una democrazia( si riferisce ad un politico in quanto il politico è in grado di convincere) Come può la ragione persuadere i sentimenti? Il giusto mezzo che la ragione trova nel campo dei desideri è il coraggio.

 

 

 

STOICI Prendiamo in considerazione i fondatori dello stoicismo e quindi Zenone di Cizio, Crisippo di Soli e Cleante da Asso. Gli stoici vogliono eliminare le passioni, queste infatti sono viste come malattie. Secondo gli stoici la ragione non deve essere disturbata dalle passioni, l'uomo deve agire facendosi guidare esclusivamente dalla ragione. L'invidia, la paura, la compassione ...devono essere eliminate perché inquinano la ragione.

CRISTIANESIMO Nel Cristianesimo abbiamo un grande filosofo che è Gesù, che spiega la sua filosofia con parabole, massime.
Parabola del fariseo e del pubblicano.
Il fariseo è virtuoso, i pubblicani invece erano gli esempi dei traditori dei ladri poiché erano esattori delle tasse per i romani. Il fariseo e il pubblicano salgono al tempio per pregare e il primo pregando dice: "Dio io digiuno due volte a settimana e faccio l'elemosina". Il pubblicano invece battendosi il petto dice: "Dio abbi pietà di me peccatore".
Gesù dice che il pubblicano torna a casa giustificato da Dio, il fariseo invece no. Inoltre Gesù dice rivolgendosi ai farisei: "i ladri e le prostitute vi precederanno in Paradiso".
Con questa parabola Gesù ci dice che le risorse per raggiungere la felicità, la salvezza non partono direttamente dall'uomo ma da Dio. La ragione e il sentimento? Sono risorse umane e come tali non sono sufficienti per raggiungere la salvezza.

 

 

 

 

ILLUMINISMO EUROPEO
HUME La ragione è schiava delle passioni.
Scrive Hume: "Non è contrario alla ragione che io preferisca la distruzione del mondo intero piuttosto di graffiarmi un dito".
Io non posso, sulla base della ragione, dire che è meglio graffiarmi un dito piuttosto che il mondo venga distrutto. Se non ho un criterio razionale, ne deriva che la validità dei giudizi dipende dalle passioni.
Abbiamo quindi due possibilità:
- Non c'è nessuna morale, ognuno fa quello che si sente;
- La morale deve fondarsi sul sentimento (tesi di Hume). secondo la tradizione filosofica occidentale, i sentimenti sono soggettivi e quindi non posso fondare la morale sul sentimento, perché le norme morali devono essere universali.
Hume però sostiene che esiste un tipo particolare di sentimento morale (moral sense) su cui si può fondare la morale.
Questo sentimento morale è un sentimento disinteressato, si fonda su una propensione naturale dell'uomo alla simpatia verso i suoi simili e tende all'utilità sociale. Ma se la simpatia fa parte della natura umana, come mai esistono i criminali? Hume, sostiene che la natura umana sia di per sé predisposta all'empatia, ma l'educazione, le ingiustizie sociali possano deformare e compromettere il carattere della persona.

KANT  Esclude i sentimenti dal giudizio morale. Secondo lui la ragione orienta i comportamenti dell'uomo su due piani: piano etico (che si fonda sull'imperativo categorico) e il piano della prudenza e dell'abilità (imperativi ipotetici). Kant dice che la morale si fonda sull'imperativo categorico, l'imperativo categorico è un imperativo che non ha condizioni, a proposito di questo Kant dice: agisci unicamente secondo quella massima in forza della quale tu puoi volere nello stesso tempo che essa divenga una legge universale. Si intende che l'unico motivo che ti deve guidare per fare un'azione buona è quello di renderla conforme ad una regola universale.
E' la ragione che decide cosa è giusto fare e l'etica è fondata sul dovere; il dovere lo si determina usando soltanto la ragione.


 

ROMANTICISMO
Il Romanticismo filosofico in particolare quello tedesco, si sviluppa da alcune idee dell'illuminismo, ragione e sentimento non hanno nulla a che fare. Gli Irrazionalisti sostengono che i sentimenti hanno ragione e la ragione ha torto. Per i romantici irrazionalisti la ragione porta alla infelicità [Leopardi teorizza molto bene questa concezione]. Ciò che è importante è che i romantici pongono attenzione ai sentimenti.
C'è un collegamento tra la psicoanalisi e l'etica romantica che è dato dall'attenzione che il romanticismo pone al mondo dei sentimenti che precedentemente era considerato ingombrante nella formazione dell'individuo, nelle relazioni tra gli uomini.

FREUD non dice "Viva il sentimento!" ma afferma che noi non possiamo fare i conti con una trasformazione positiva ("terapia") della persona se non conosciamo il campo dei sentimenti.

 

(fotografie di Maurizio Tomasi)

 

 

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