giovedì 25 febbraio 2010, ore 20.30

 Auditorium Livia Bottardi della Scuola media Bettinzoli, via Caleppe, 13  Brescia

 Serata filosofica

 Ragione e sentimento nelle scelte dell'uomo

introdotta da un dialogo tra il prof. Maurilio Lovatti, docente di filosofia al Liceo Copernico di Brescia, e il prof. Franco Manni, docente di filosofia al Liceo Leonardo di Brescia.

resoconto dell'incontro di Carlo Bazzani 

 

 

 

 

Nell'ambito della Rassegna culturale della Circoscrizione Sud di Brescia (l'Albero della Sud), giovedì 25 febbraio 2010, alle ore 20.30, nell'Auditorium Livia Bottardi della Scuola media Bettinzoli, via Caleppe, 13 (trav. di via Corsica), si è svolta una "Serata filosofica" sul tema: Ragione e sentimento nelle scelte dell'uomo, introdotta da un dialogo tra il prof. Maurilio Lovatti, docente di filosofia al Liceo Copernico di Brescia, e il prof. Franco Manni, docente di filosofia al Liceo Leonardo di Brescia. Presiede l'avv. Luca Feroldi, presidente della commissione cultura della Circoscrizione Sud

Ecco in sintesi il dialogo introduttivo al dibattito.

   

 

Definizioni di ragione e sentimento:

(Lovatti) Ragione: gli uomini hanno la ragione e gli animali no, quindi gli uomini possono pensare e invece gli animali no. La ragione è costituita da tre livelli:
1) Noi possediamo concetti universali
2) Noi siamo capaci di formulare un giudizio
3) Il ragionamento è una catena di giudizi
L'uomo può usare la ragione per conoscere o per orientare le proprie scelte o azioni. La ragione serve anche per governare il comportamento umano.

(Manni) Sentimento: è la metafora del cuore. Il sentimento è un'appetizione (parola derivante da adpetere, tendere verso). Se la ragione rappresenta il mondo il sentimento lo appetisce, "tende verso" (noi tendiamo verso qualcosa).
Prendiamo per esempio il piacere e il dolore. Questi due sentimenti sono due tendenze, cioè tendere verso il bene e fuggire dal male.
Il sentimento è una tendenza di tutto l'uomo. Inoltre ogni nostra tendenza ha un aspetto corporeo, ha un fenomeno corporeo (per esempio l'ira, la vergogna e la paura hanno effetti corporei).

 

 

 

Si passa poi ad esaminare la concezione del rapporto tra ragione e sentimento in vari filosofi, partendo da quelli della Grecia antica.

(Manni) Socrate: è il primo grande filosofo, ma non scrisse nulla. Non si occupò dei sentimenti. Non era però una persona anaffettiva, anzi era molto affettivo. Manifestava rabbia, amore, il suo gusto per i piaceri e il suo stupore.
Nella sua filosofia non si occupò dei sentimenti poiché doveva combattere una perversione dell'uso della ragione, quella dei sofisti..

(Lovatti) Platone: lui usa il "mito della biga alata" (siamo nel IV secolo a.c. quando Platone ha circa sessanta anni, nella fase finale della cosiddetta maturità).
In questo mito, contenuto nel Fedro, Platone descrive un carro guidato da un auriga e tirato da due cavalli, uno bianco e uno nero. Il cavallo bianco è un cavallo ottimo, obbediente, prestante e laborioso. Il cavallo nero invece è un cavallo pessimo e disobbediente.
L'auriga deve guidare i due cavalli ed è lui che decide dove andare.
Con questo mito Platone descrive le varie funzioni dell'anima. L'auriga è l'anima razionale. Il cavallo bianco è l'anima irascibile (aggressività positiva) e il cavallo nero è l'anima concupiscibile.
Da questo mito possiamo capire che è la ragione che deve controllare le passioni per decidere. Però non possiamo eliminare le passioni come non è possibile togliere i cavalli al carro e sperare che vada avanti.
Quindi senza le passioni non si può vivere.

 

 

 

(Manni) Aristotele: fu per vent'anni discepolo di Platone, da quando aveva sedici anni a quanto ne aveva trentasei. Quanto Platone morì il capo della sua scuola divenne il nipote stesso di Platone.
Per quanto riguarda la ragione e il sentimento è in dissenso dal maestro. Aristotele diceva: "mi è amico Platone, ma mi è più amica la verità".
In dissenso con il suo maestro Aristotele diceva che Platone aveva troppo condannato i sentimenti (per esempio criticava l'arte, attività che stimola i sentimenti).
Aristotele diceva che i sentimenti possono anche essere opposti alla ragione, ma di regola non lo sono, infatti la ragione è in grado di governarli. La ragione governa il corpo. Il corpo obbedisce come un servo obbedisce al padrone.Per Aristotele la ragione comanda anche i sentimenti, ma non come comanda al corpo. Aristotele diceva che la ragione comanda i sentimenti come un politico comanda in democrazia. Si riferisce a un politico perché un politico è in grado di convincere e di persuadere. Così fa la ragione con i sentimenti.
Aristotele poi si occupò di come la ragione convinceva i sentimenti. La risposta sta nell'Etica Nicomachea.
Parla di saggezza, di phronesis, che trova un giusto mezzo nel campo dei sentimenti. La ragione trova - per es. - un giusto mezzo che è il coraggio (è un giusto mezzo tra codardia e imprudente spavalderia che la ragione trova nel campo dei sentimenti della audacia e della paura).

(Lovatti) Stoici: tratta dei fondatori dello stoicismo, cioè Zenone di Cizio, Cleante da Asso e Crisippo di Soli. Siamo nel terzo Secolo a.c.. Lo stoicismo latino è in parte diverso.
Gli stoici rappresentano l'esempio di chi non vuole le passioni. Per loro le passioni sono delle malattie, degli errori da estirpare. Avidità , invidia, compassione, gelosia, paura e odio devono essere eliminate perché inquinano la ragione.
La ragione non deve essere disturbata dalla passione. La ragione ci indica i nostri doveri morali (il vivere conformemente alla natura). Le passioni non ci portano al nostro bene.
Hanno l'ideale di un uomo saggio perché apatico, cioè privo di passioni.
Per loro i doveri erano ad esempio onorare i genitori, onorare la patria e onorare i fratelli, ed erano comandati esclusivamente dalla ragione.

 

 

(Manni) Cristianesimo: nella filosofia del Cristianesimo c'è un filosofo massimo che è Gesù Cristo e spiegava la sua Filosofia attraverso massime, gesti particolari e parabole. Facciamo l'esempio della parabola del Fariseo e Pubblicano. I farisei erano dei virtuosi, e ligi alla religione. I pubblicani erano gli esempi di ladri e traditori, in quanto esattori delle tasse per i romani La parabola racconta: due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo,stando in piedi, pregava così tra sé: Dio io digiuno due volte la settimana e faccio l'elemosina. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Gesù disse: il pubblicano tornò a casa giustificato da Dio, invece il fariseo uscì dal tempio non giustificato da Dio. Inoltre Gesù disse ai farisei : i ladri e le prostitute vi precederanno in Paradiso. (Si fa anche l'esempio Momento in cui Gesù è sulla croce e dice a un ladrone che quella sera sarebbe stato con lui in paradiso).
Il concetto è che le risorse per la felicità non partono dall'uomo. La salvezza vien da Dio. Le opere buone non sono necessarie per guadagnarsi l'amore di Dio e io suoi doni, ma vengono di conseguenza dell'amore di Dio e dei suoi doni. Ragione e sentimenti sono funzioni della mente umana, cioè che abbiamo noi e che dobbiamo gestire, ma sono entrambi risorse umane e, come tali, per il cristianesimo non sono né in tutto né in parte la causa della salvezza, della felicità, ne sono solo le conseguenze.

 

 

(Lovatti) Illuminismo europeo con Hume e Kant.

Hume: nel 1740 pubblica il terzo libro del Trattato sulla natura umana. Per Hume le regole morali non derivano della ragione. La ragione non ci dice cosa sia giusto. Non si può parlare di conflitto tra passione ragione, perché la ragione è schiava delle passioni. La ragione è solo uno strumento. Se desideriamo una cosa la ragione ci indica la strada per raggiungere lo scopo.

Si enuncia la cosiddetta legge di Hume: noi con la ragione, partendo da dei fatti o da descrizioni della realtà, non possiamo arrivare a dimostrare la verità di norme morali. Se noi partiamo da premesse senza norme (cioè affermazioni descrittive vere) non giungeremo a dimostrare norme morali. Allora su che cosa  basiamo il nostro agire? Per Hume c'è un senso morale. E' un sentimento morale disinteressato di simpatia, cioè la capacità di entrare in empatia con gli altri, che è proprio di ogni essere umano.
Ma allora perché ci sono i disonesti, i criminali, gli stupratori ecc.? Per Hume, come per Rousseau e altri illuministi, l'uomo per natura è buono, sono le privazioni nell'educazione e l'influsso negativo di costumi sociali irrazionali che possono indurre comportamenti cattivi, e se un giorno riusciremo a cambiare queste cose, la morale si potrà fondare sul sentimento. Per Hume la ragione non ha influenza sulla morale. La morale si fonda sul sentimento di empatia verso il prossimo.

Kant: al contrario di Hume esclude i sentimenti del giudizio morale. Per lui quando la ragione orienta i nostri comportamenti li orienta su due piani: 1) Piano etico (fondato sull'imperativo categorico, incondizionato) 2) Piano delle regole della prudenza e dell'abilità (imperativi ipotetici)

Noi orientiamo le nostre scelte anche sulla base di imperativi ipotetici, ma ciò è fuori dal campo morale. Per Kant la morale deve seguire l'imperativo categorico. Semplificando drasticamente, per imperativo categorico s'intende: noi dobbiamo agire come desiderassimo di non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi. E' la ragione che decide cosa è giusto fare. Bisogna usare solo la ragione. E' la ragione che decide e l'etica è basata sul dovere. Per Kant non c'è il concetto di felicità come bene sommo, come fine ultimo che orienta l'azione dal punto di vista morale. Nella mentalità moderna, a differenza di quella antica e medioevale, ognuno è felice a modo suo. Non si può quindi basare l'etica sulla felicità (perché l'etica non può essere soggettiva, deve consistere di norme universali) ma sul dovere e il dovere lo si determina usando solo la ragione.

 

 

(Manni) Romanticismo. Durante il romanticismo c'è l'idea che l'uomo è buono per natura. Il romanticismo filosofico (soprattutto in ambito tedesco) prende spunto dalle idee dell'illuminismo, sentimento e ragione non hanno nulla a che fare. Alcuni hanno detto che hanno ragione i sentimenti e ha torto la ragione. Ciò venne detto dagli Irrazionalisti. Per i romantici irrazionalisti la ragione porta all'infelicità. Questo è discutibile, e io personalmente credo sia falso, però ritengo che sia molto importante il fatto dell'attenzione che i romantici portavano al mondo dei sentimenti. Per esempio c'è un matrimonio romantico fondato sul sentimento vero e proprio di innamoramento. Tra i romantici c'è l'idea che ci si sposi perché si è veramente innamorati e non per un "contratto" tra due famiglie. E' importante anche il fatto dell'eredità del romanticismo. Questa eredità consiste nello spazio dato ai sentimenti, spazio mai dato fino ad allora. Per concludere conta moltissimo conoscere i sentimenti.

Freud: Freud è strettamente legato al romanticismo Prima di tutto bisogna definire la psicanalisi. La psicanalisi è talmente diffusa nella nostra società che non ce ne accorgiamo. Freud non dice "viva il sentimento!" ma dice che noi non possiamo fare i conti con una trasformazione positiva ("terapia") della persona se non conosciamo il campo dei sentimenti.

 

(fotografie di Maurizio Tomasi)

 

 

 

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